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Bari ricorda la strage di via d'Amelio, Decaro: «Lealtà e legalità il patrimonio di Borsellino»

Ventotto anni fa morivano il magistrato e la sua scorta in un attentato di mafia a Palermo. Emiliano: «Quell'insegnamento è sopravvissuto»

Era il 19 luglio del 1992 quando in via d'Amelio, a Palermo, morivano il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna della Polizia a morire in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Fu un attentato ordito dalla mafia davanti all'abitazione della madre del magistrato, dove le organizzazioni criminali fecero esplodere una Fiat 126 imbottita di tritolo.

A 28 anni da quel giorno, Bari ricorda le figure di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. Il sindaco Antonio Decaro scrive: «Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, il nostro Paese deve il tributo della memoria ma anche l'impegno quotidiano in nome di quello che ci hanno lasciato. La legalità, le lealtà verso lo Stato e le istituzioni, l'amore per il proprio lavoro e la propria terra: questo è lo straordinario patrimonio che l'Italia custodisce grazie a Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e tutte le donne e gli uomini che ogni giorno sono cittadini onesti e vivono nel rispetto delle regole».

Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, scrive: «Come ci ha ricordato il nostro presidente Mattarella, la mafia, nel progettare l'assassinio di Capaci e via D'Amelio non aveva previsto un aspetto decisivo: quel che avrebbe provocato nella società. Quei mafiosi non avevano previsto che l'insegnamento di Falcone e di Borsellino, il loro esempio, i valori da loro manifestati, sarebbero sopravvissuti, rafforzandosi, oltre la loro morte: diffondendosi, trasmettendo aspirazione di libertà dal crimine, radicandosi nella coscienza e nell'affetto delle tante persone oneste. È questo il senso di giornate come quella di oggi. Non l'esercizio ozioso di un ricordo, ma memoria personale e collettiva».
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