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Avvocati pagati come dogsitter, la denuncia di Stefanì

Il presidente dell'Ordine ha denunciato una situazione del distretto della giustizia sconfortante

«Lo stato in cui versa la Giustizia nel distretto barese è mortificante e a pagarne le conseguenze, oltre che magistrati, avvocati e personale di cancelleria, sono i cittadini, sempre più sfiduciati nei confronti della giustizia in generale e delle sue diverse componenti, magistratura inclusa».

In occasione dell'inaugurazione dell'Anno giudiziario del distretto di Bari il presidente dell'Ordine degli Avvocati di Bari Giovanni Stefanì ha rappresentato nella propria relazione: «una giurisdizione davvero mortificata a causa di una visione della Giustizia economicistica e volta al risparmio piuttosto che ad esaltarne l'insopprimibile funzione sociale al servizio del cittadino che, non così raramente, inizia a preferire strade più rapide ma illegali per far valere i propri diritti».

«Nel distretto barese – ha ammonito Stefanì - la situazione è mortificante su tutti i fronti: dagli organici della magistratura e del personale di cancelleria allo stato in cui versano i tribunali, dai tempi dei processi agli onorari legali. Su questo punto va evidenziato, purtroppo, come nel foro barese non manchino casi in cui, soprattutto per giudizi con patrocinio a spese dello Stato, siano state riconosciute liquidazioni di spese legali per il lavoro svolto mortificanti, quantificabili in circa sei euro all'ora, meno di quanto nella nostra città si riconosce a collaboratori domestici o dogsitter».

Sul tema dell'edilizia giudiziaria Stefanì ha ricordato che: «ci sono quattro milioni di euro, già stanziati da tempo per le attività di manutenzione dei tribunali baresi che non si riescono a spendere a causa di procedure burocratiche che devono sottostare a logiche mortificanti per chi opera in Conferenza permanente; organismo che, peraltro, ha enormi difficoltà anche per pianificare banali interventi manutentivi nei palazzi di giustizia per la scarsa operatività e le esigue risorse a disposizione».

Il presidente dell'Ordine ha poi affrontato un altro tema mortificante per l'Avvocatura, in particolare: «l'assenza di un ruolo decisionale all'interno della Conferenza permanente, nella quale siamo relegati a semplici ospiti nonostante si prendano decisioni che ci riguardano direttamente, come l'edilizia giudiziaria. Questo nonostante già lo scorso anno il CSM si sia dichiarato favorevole a far divenire l'Avvocatura componente effettivo in queste Conferenze».

«L'auspicio – ha concluso Stefanì - è che mondo politico e istituzioni comprendano che un buon funzionamento della giurisdizione, per il quale l'Avvocatura offre costantemente contributi di idee e risorse, porta con sé maggiore giustizia sociale, rispetto delle regole, fiducia delle imprese e dei cittadini nei confronti dello Stato, investimenti e sviluppo del territorio».
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