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Cronaca
Omicidio Gelao, assolto Signorile. «Japigia non è come Gomorra»
La Cassazione ha decretato in modo irrevocabile l'estraneità dell'uomo. Unico condannato resta al momento Busco
Bari - venerdì 21 febbraio 2025
11.38
È stato assolto in via definitiva per omicidio, ma rimarrà in cella per associazione mafiosa. È l'ultima tegola giudiziaria sulla testa di Giuseppe Signorile, 37enne coinvolto nella faida del 2017 a Japigia. Il pregiudicato è stato arrestato per il suo passato da affiliato al cartello Parisi-Palermiti nell'indagine "Codice Interno".
È detenuto nel carcere di Lecce e lì, in cella, ha saputo della sentenza della Cassazione che ne ha decretato in modo irrevocabile l'estraneità all'agguato mafioso del 6 marzo 2017, quando fu ucciso Giuseppe Gelao e ferito Antonino Palermiti. Gli ermellini della Suprema Corte, infatti, hanno rigettato il ricorso della Procura Generale, rendendo definitive le assoluzioni di Signorile e Davide Monti (entrambi in primo grado erano stati condannati a 30 anni di carcere e assolti in appello).
Unico condannato per il delitto Gelao resta al momento Antonio Busco, l'uomo che aveva innescato la guerra con i Parisi-Palermiti i quali, per reazione, avrebbero ucciso uno dei suoi pusher, Barbieri. La risposta sarebbe stata il delitto Gelao. Un omicidio che l'Antimafia barese aveva definito «strategico per l'esistenza e per l'espansione del gruppo» criminale diretto da Busco, «sia perché era una vendetta rispetto all'omicidio Barbieri, sia perché colpiva i vertici del gruppo Palermiti».
La Cassazione ha anche annullato con rinvio (accogliendo i ricorsi degli avvocati Bruno Larosa, Andrea Melpignano, Giusida Sanseverino e Dario Vannetiello) la condanna a 5 anni inflitta a Signorile per la detenzione di una arma e, senza rinvio, quella a 2 anni inflitta a Monti per la violazione della sorveglianza speciale.
È detenuto nel carcere di Lecce e lì, in cella, ha saputo della sentenza della Cassazione che ne ha decretato in modo irrevocabile l'estraneità all'agguato mafioso del 6 marzo 2017, quando fu ucciso Giuseppe Gelao e ferito Antonino Palermiti. Gli ermellini della Suprema Corte, infatti, hanno rigettato il ricorso della Procura Generale, rendendo definitive le assoluzioni di Signorile e Davide Monti (entrambi in primo grado erano stati condannati a 30 anni di carcere e assolti in appello).
Unico condannato per il delitto Gelao resta al momento Antonio Busco, l'uomo che aveva innescato la guerra con i Parisi-Palermiti i quali, per reazione, avrebbero ucciso uno dei suoi pusher, Barbieri. La risposta sarebbe stata il delitto Gelao. Un omicidio che l'Antimafia barese aveva definito «strategico per l'esistenza e per l'espansione del gruppo» criminale diretto da Busco, «sia perché era una vendetta rispetto all'omicidio Barbieri, sia perché colpiva i vertici del gruppo Palermiti».
La Cassazione ha anche annullato con rinvio (accogliendo i ricorsi degli avvocati Bruno Larosa, Andrea Melpignano, Giusida Sanseverino e Dario Vannetiello) la condanna a 5 anni inflitta a Signorile per la detenzione di una arma e, senza rinvio, quella a 2 anni inflitta a Monti per la violazione della sorveglianza speciale.