Ospedale Giovani XXIII
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Cronaca

La storia della piccola Anita e la forza della sua mamma

Dopo la raccolta firme, all' Ospedaletto ancora nulla si è mosso. Ora i genitori annunciano una protesta

Anita 8 mesi, ha trascorso l'ultimo nel reparto di rianimazione al Giovanni XXIII dove la disponibilità è solo di 4 posti attivi. Spesso gli interventi programmati slittano anche mesi. Per questo la sua mamma ha iniziato dopo la morte della piccola a raccogliere firme affinché quei posti aumentassero. Anita è nata nell' estate del 2017 con parto gemellare affetta da sindrome di down e con una cardiopatia diagnosticata già in gravidanza. La piccola aveva bisogno di un intervento al cuore urgente ma non urgentissimo tanto che dall'ospedale è stato più volte rimandato "per carenza di posti in terapia intensiva" - dicono i genitori. Ad aprile del 2018 però le sue condizioni precipitano perchè si ammala di bronchiolite con diverse ricadute. Nonostante un'intervento d'urgenza però la piccola muore per le conseguenze dell'infezione polmonare.

"Dopo quello che ci è successo - spiega la mamma di Anita - abbiamo raccolto 7.026 firme per chiedere l'ampliamento del reparto. Il giorno 17 ottobre insieme a tutte le firme sono stata in direzione generale dal nuovo direttore per raccontare l'accaduto e chiedere appunto più posti. Dopo varie scuse da parte del direttore ci lasciammo con delle promesse: più posti in rianimazione e uno spazio dedicato ai bambini cardiopatici, affinché non debbano attendere tempistiche lunghe, insomma un progetto in nome di Anita che lì ha smesso di vivere".

Ad un mese da quella denuncia nulla ancora. Ora la mamma di Anita è riuscita ad avere un altro incontro.

Il 28 marzo alle ore 11 al Policlinico, piazza Giulio Cesare.

"Per me sono giorni davvero difficili, giorni in cui inizio a star male anche fisicamente, giorni in cui urlerei contro tutti - prosegue la mammadi Anita - ma capisco che non serve, non è questo che mi aiuta. Mi aiuterebbe sapere che i bambini che non stanno bene hanno più possibilità di vita che di morte".
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