
Scuola e Lavoro
Didattica a distanza, l'analisi di Flc Cgil Puglia: «Due studenti su tre chiedono il rientro a scuola»
Il sindacato ha condotto un sondaggio insieme all'Uds regionale: «Il 60 percento degli alunni usa lo smartphone per le lezioni»
Puglia - martedì 16 giugno 2020
12.23
Alla vigilia del primo giorno di esami di Stato, è pronta ad andare (forse) in archivio la parentesi della didattica a distanza con cui si è concluso l'anno scolastico 2019/2020, caratterizzato dall'emergenza Covid e dalla smaterializzazione della scuola. Flc Cgil Puglia e Unione degli studenti Puglia hanno condotto un sondaggio su un campione di 2.516 studenti e studentesse pugliesi, distribuiti sul territorio regionale e tra i differenti indirizzi di studio.
Secondo l'indagine, il 72 percento desidera che la scuola venga riaperta al più presto, soprattutto per quel che riguarda gli studenti dei professionali. Il 73,5 percento ritiene che la Dad non possa sostituire la didattica in presenza, ma nei tecnici si scende al 63,4 percento. Nei professionali il 75 percento pensa che la dad non possa sostituire la lezione in presenza, il 77 percento nei licei.
Quanto agli strumenti digitali, la Dad ha fatto emergere diversi squilibri sociali, acuendo differenze e diseguaglianze che la scuola in presenza in parte mascherava. Uno studente su tre (29,7 percento) condivide i device con la famiglia, i due terzi (65,3 percento) hanno ricevuto un dispositivo in comodato d'uso dal proprio istituto scolastico. Due studenti su cinque riescono a svolgere l'attività a distanza senza condividere l'ambiente con altri membri della famiglia. Situazione che si aggrava fra gli studenti dei professionali: solo il 29 percento fa lezione in un ambiente domestico separato dagli altri. Il 58 percento usa uno strumento scomodo come lo smartphone per la videolezione, il 34 percento usa il pc e il 7 percento il tablet.La causa principale delle difficoltà, secondo lo studio di Flc e Uds, è la connessione: il 61 percento degli studenti intervistati ha avuto problemi tecnici con la Dad, percentuale che sale al 72,7 nei professionali.
Entrando nel merito, un 85,6 percento degli studenti intervistati ha svolto verifiche nei tre mesi di Dad, e solo il 21,5 percento non ha ricevuto voti. Per il 13,7 percento degli interpellati, le verifiche a distanza sono state più difficili di quelle tradizionali. Il 61 percento ritiene che la Dad abbia modificato il rendimento generale della classe; di questi, il 62 percento pensa che il rendimento sia migliorato. Il 40 percento degli studenti, invece, dichiara di aver avuto bisogno di uno sforzo maggiore per conseguire i risultati abituali.
Il 47 percento degli studenti denuncia la mancanza di pause fra una lezione e l'altra, la metà dice che l'orario tradizionale di lezione non viene rispettato. Ben il 57 percento sostiene di passare un eccessivo numero di ore davanti al monitor. Il 59 percento afferma che la Dad sia meno efficace della didattica in presenza; il 30 percento dice che è egualmente efficace, il 5,4 percento che è più efficace.
«La pandemia ha modificato la nostra vita e le nostre certezze, ma ha fatto anche emergere disuguaglianze - dice Pino Gesmundo, segretario generale Cgil Puglia. Emerge con forza il tema dell'istruzione: la Dad evidenzia tutti i limiti e le disuguaglianze, legate finanche al possesso degli strumenti informatici. È emersa disuguaglianza anche in merito alle politiche educative. La Dad è inefficace, bisogna tornare il prima possibile alla formazione frontale, intervenendo sull'edilizia scolastica, uno dei grandi problemi del paese. Per evitare le classi pollaio servono più docenti. Dallo studio emerge come la scuola primaria abbia pagato un prezzo alto nel rapporto fra studenti e fra studenti e docenti».
Claudio Menga, segretario generale Flc Puglia: «La Dad ha presentato mille lacune, deve restare limitata all'ambito emergenziale. La mancanza di relazione personale ha influito enormemente soprattutto sugli alunni più piccoli e su quelli con problemi di apprendimento. Con la Dad si è lavorato di più per avere meno risultati. A settembre la scuola deve ripartire con altre premesse: le differenze di ordine socioeconomico, calmierate dalla didattica in presenza, si sono accresciute con la Dad. Dalla povertà educativa all'accesso alla rete e ai device, sono tanti gli elementi di selezione che aggravano la condizione di chi parte da posizioni di svantaggio. La Costituzione obbliga la scuola a rimuovere gli ostacoli nella formazione del cittadino; ci auguriamo che il ministro avvii un confronto immediato su una ripartenza che, a 70 giorni dal nuovo anno, ancora non è chiara. I problemi della sicurezza non possono essere trascurati, sia per gli studenti sia per docenti e personale Ata. Abbiamo chiesto un piano assunzionale straordinario per suddividere adeguatamente le classi in epoca di pandemia: le classi "pollaio" sono un grande elemento di preoccupazione, e finora risposte non ci sono state».
Stefano Mariano, esecutivo Uds Puglia: «Con la Dad sono emersi problemi che denunciavamo da anni, e che hanno portato a un percorso di studi a distanza che non è stato accessibile a tutti. La perdita del contatto fisico e sociale ha penalizzato anche l'aspetto psicologico legato a tutto il mondo della scuola».
Secondo l'indagine, il 72 percento desidera che la scuola venga riaperta al più presto, soprattutto per quel che riguarda gli studenti dei professionali. Il 73,5 percento ritiene che la Dad non possa sostituire la didattica in presenza, ma nei tecnici si scende al 63,4 percento. Nei professionali il 75 percento pensa che la dad non possa sostituire la lezione in presenza, il 77 percento nei licei.
Quanto agli strumenti digitali, la Dad ha fatto emergere diversi squilibri sociali, acuendo differenze e diseguaglianze che la scuola in presenza in parte mascherava. Uno studente su tre (29,7 percento) condivide i device con la famiglia, i due terzi (65,3 percento) hanno ricevuto un dispositivo in comodato d'uso dal proprio istituto scolastico. Due studenti su cinque riescono a svolgere l'attività a distanza senza condividere l'ambiente con altri membri della famiglia. Situazione che si aggrava fra gli studenti dei professionali: solo il 29 percento fa lezione in un ambiente domestico separato dagli altri. Il 58 percento usa uno strumento scomodo come lo smartphone per la videolezione, il 34 percento usa il pc e il 7 percento il tablet.La causa principale delle difficoltà, secondo lo studio di Flc e Uds, è la connessione: il 61 percento degli studenti intervistati ha avuto problemi tecnici con la Dad, percentuale che sale al 72,7 nei professionali.
Entrando nel merito, un 85,6 percento degli studenti intervistati ha svolto verifiche nei tre mesi di Dad, e solo il 21,5 percento non ha ricevuto voti. Per il 13,7 percento degli interpellati, le verifiche a distanza sono state più difficili di quelle tradizionali. Il 61 percento ritiene che la Dad abbia modificato il rendimento generale della classe; di questi, il 62 percento pensa che il rendimento sia migliorato. Il 40 percento degli studenti, invece, dichiara di aver avuto bisogno di uno sforzo maggiore per conseguire i risultati abituali.
Il 47 percento degli studenti denuncia la mancanza di pause fra una lezione e l'altra, la metà dice che l'orario tradizionale di lezione non viene rispettato. Ben il 57 percento sostiene di passare un eccessivo numero di ore davanti al monitor. Il 59 percento afferma che la Dad sia meno efficace della didattica in presenza; il 30 percento dice che è egualmente efficace, il 5,4 percento che è più efficace.
«La pandemia ha modificato la nostra vita e le nostre certezze, ma ha fatto anche emergere disuguaglianze - dice Pino Gesmundo, segretario generale Cgil Puglia. Emerge con forza il tema dell'istruzione: la Dad evidenzia tutti i limiti e le disuguaglianze, legate finanche al possesso degli strumenti informatici. È emersa disuguaglianza anche in merito alle politiche educative. La Dad è inefficace, bisogna tornare il prima possibile alla formazione frontale, intervenendo sull'edilizia scolastica, uno dei grandi problemi del paese. Per evitare le classi pollaio servono più docenti. Dallo studio emerge come la scuola primaria abbia pagato un prezzo alto nel rapporto fra studenti e fra studenti e docenti».
Claudio Menga, segretario generale Flc Puglia: «La Dad ha presentato mille lacune, deve restare limitata all'ambito emergenziale. La mancanza di relazione personale ha influito enormemente soprattutto sugli alunni più piccoli e su quelli con problemi di apprendimento. Con la Dad si è lavorato di più per avere meno risultati. A settembre la scuola deve ripartire con altre premesse: le differenze di ordine socioeconomico, calmierate dalla didattica in presenza, si sono accresciute con la Dad. Dalla povertà educativa all'accesso alla rete e ai device, sono tanti gli elementi di selezione che aggravano la condizione di chi parte da posizioni di svantaggio. La Costituzione obbliga la scuola a rimuovere gli ostacoli nella formazione del cittadino; ci auguriamo che il ministro avvii un confronto immediato su una ripartenza che, a 70 giorni dal nuovo anno, ancora non è chiara. I problemi della sicurezza non possono essere trascurati, sia per gli studenti sia per docenti e personale Ata. Abbiamo chiesto un piano assunzionale straordinario per suddividere adeguatamente le classi in epoca di pandemia: le classi "pollaio" sono un grande elemento di preoccupazione, e finora risposte non ci sono state».
Stefano Mariano, esecutivo Uds Puglia: «Con la Dad sono emersi problemi che denunciavamo da anni, e che hanno portato a un percorso di studi a distanza che non è stato accessibile a tutti. La perdita del contatto fisico e sociale ha penalizzato anche l'aspetto psicologico legato a tutto il mondo della scuola».


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