
Scuola e Lavoro
Vertenza Saicaf, tredici lavoratori verso il licenziamento
I sindacati: «Avviata procedura per la cassa integrazione straordinaria. Assemblea il 20 dicembre»
Bari - lunedì 16 dicembre 2019
13.42
Si addensano le nubi sui lavoratori della Saicaf: per tredici di loro arriva la procedura di licenziamento collettivo. Ne danno notizia le delegazioni provinciali di Bari delle sigle sindacali Flai Cgil e Uila Uil, dopo aver ricevuto la conferma lo scorso 9 dicembre: «Per i tredici lavoratori avviato il percorso per la richiesta di Cassa integrazione straordinaria», scrivono in una nota, annunciando un'assemblea sindacale per venerdì 20 dicembre.
«A settembre Flai Cgil e Uila Uil - si legge nella nota congiunta delle due sigle - avevano lanciato l'allarme, preoccupati dalle posizioni dell'azienda che non si pronunciava sul destino dei 13 lavoratori tutti occupati nel comparto produzione e magazzino dello stabilimento barese. Tre mesi fa, quindi, l'annuncio ufficiale della vendita del terreno su cui insisteva l'opificio e la contemporanea assenza di un piano aziendale condiviso con i rappresentanti dei lavoratori, facevano presagire il peggio. Veemente era stata la reazione della proprietà e del management contro i sindacati che, preoccupati del destino di 13 famiglie, avevano indetto uno sciopero, deciso d'intesa con i lavoratori durante una assemblea formalmente convocata ai sensi di legge. Repentina la presa di posizione dell'azienda che si affrettava a smentire con i giornalisti e parlando, invece, di una "riorganizzazione per potenziare la propria presenza sul territorio nazionale ed estero».
«A noi purtroppo rimane l'amara constatazione che le nostre preoccupazioni erano fondate – affermano i segretari provinciali di Flai Cgil e Uila Uil, Anna Lepore e Pietro Buongiorno – con la dismissione del ramo industriale dedicato alla produzione del caffè e la conseguente chiusura del sito produttivo di via Amendola, la decisione della proprietà di proseguire solo con l'attività commerciale, di fatto, porta i 13 lavoratori a rimanere a casa».
«Questa mattina, con la sottoscrizione del mancato accordo con le organizzazioni sindacali in Regione e la conseguente richiesta di ricorso agli ammortizzatori sociali, è quindi ufficiale un epilogo già scritto, quando avevamo il sentore che cessando la produzione si sarebbe parlato di esuberi. Flai e Uila – continuano i segretari Lepore e Buongiorno – chiedono un immediato intervento del Ministero del Lavoro per una celere ed immediata convocazione delle organizzazioni sindacali al fine di attivare l'accesso alla cassa integrazione guadagni straordinaria».
«La linea dei sindacati è stata coerente sin dall'inizio: preoccupati dalle notizie della vendita dei terreni abbiamo sollecitato l'azienda a condividere un piano industriale, al fine di capire la posizione ufficiale del management sul destino degli addetti alla produzione ed al magazzino - prosegue Buongiorno. Trattandosi di un'azienda con una storia importante, siamo rimasti spiazzati dalla mancanza di concertazione e condivisione. Abbiamo agito per il bene dei lavoratori. Sempre. In ogni situazione. Anche quando questi ultimi, in preda al panico e ad una comprensibile disperazione, hanno sconfessato le loro stesse scelte che avevano portato all'indizione di uno sciopero al quale non avevano partecipato. La Uila da sindacato libero metterà sempre al centro i diritti dei lavoratori. Siamo persone, prima che sindacalisti e comprendiamo lo stato e lo sconforto di 13 padri e madri di famiglia che adesso vivono nell'incertezza del futuro, forse speranzosi delle promesse aziendali, che purtroppo non si sono verificare. Adesso auspichiamo l'attivazione della CGIS non essendoci alcuna altra alternativa possibile»
«A settembre Flai Cgil e Uila Uil - si legge nella nota congiunta delle due sigle - avevano lanciato l'allarme, preoccupati dalle posizioni dell'azienda che non si pronunciava sul destino dei 13 lavoratori tutti occupati nel comparto produzione e magazzino dello stabilimento barese. Tre mesi fa, quindi, l'annuncio ufficiale della vendita del terreno su cui insisteva l'opificio e la contemporanea assenza di un piano aziendale condiviso con i rappresentanti dei lavoratori, facevano presagire il peggio. Veemente era stata la reazione della proprietà e del management contro i sindacati che, preoccupati del destino di 13 famiglie, avevano indetto uno sciopero, deciso d'intesa con i lavoratori durante una assemblea formalmente convocata ai sensi di legge. Repentina la presa di posizione dell'azienda che si affrettava a smentire con i giornalisti e parlando, invece, di una "riorganizzazione per potenziare la propria presenza sul territorio nazionale ed estero».
«A noi purtroppo rimane l'amara constatazione che le nostre preoccupazioni erano fondate – affermano i segretari provinciali di Flai Cgil e Uila Uil, Anna Lepore e Pietro Buongiorno – con la dismissione del ramo industriale dedicato alla produzione del caffè e la conseguente chiusura del sito produttivo di via Amendola, la decisione della proprietà di proseguire solo con l'attività commerciale, di fatto, porta i 13 lavoratori a rimanere a casa».
«Questa mattina, con la sottoscrizione del mancato accordo con le organizzazioni sindacali in Regione e la conseguente richiesta di ricorso agli ammortizzatori sociali, è quindi ufficiale un epilogo già scritto, quando avevamo il sentore che cessando la produzione si sarebbe parlato di esuberi. Flai e Uila – continuano i segretari Lepore e Buongiorno – chiedono un immediato intervento del Ministero del Lavoro per una celere ed immediata convocazione delle organizzazioni sindacali al fine di attivare l'accesso alla cassa integrazione guadagni straordinaria».
«La linea dei sindacati è stata coerente sin dall'inizio: preoccupati dalle notizie della vendita dei terreni abbiamo sollecitato l'azienda a condividere un piano industriale, al fine di capire la posizione ufficiale del management sul destino degli addetti alla produzione ed al magazzino - prosegue Buongiorno. Trattandosi di un'azienda con una storia importante, siamo rimasti spiazzati dalla mancanza di concertazione e condivisione. Abbiamo agito per il bene dei lavoratori. Sempre. In ogni situazione. Anche quando questi ultimi, in preda al panico e ad una comprensibile disperazione, hanno sconfessato le loro stesse scelte che avevano portato all'indizione di uno sciopero al quale non avevano partecipato. La Uila da sindacato libero metterà sempre al centro i diritti dei lavoratori. Siamo persone, prima che sindacalisti e comprendiamo lo stato e lo sconforto di 13 padri e madri di famiglia che adesso vivono nell'incertezza del futuro, forse speranzosi delle promesse aziendali, che purtroppo non si sono verificare. Adesso auspichiamo l'attivazione della CGIS non essendoci alcuna altra alternativa possibile»