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Cronaca
Neonato morto, rinvio a giudizio per il parroco di San Giovanni Battista ed un tecnico
Il processo si aprirà il prossimo 23 novembre
Bari - mercoledì 3 settembre 2025
17.09
Il 23 novembre prossimo partirà il processo nei confronti di don Antonio Ruccia e di Vincenzo Nanocchio, rispettivamente parroco di San Giovanni Battista e tecnico che si occupò di un intervento sulla culla termica in cui il 2 gennaio scorso fu ritrovato morto un neonato.
La Procura della Repubblica di Bari contesta ad entrambi il reato di omicidio colposo, il primo per mancata vigilanza, il secondo per un guasto che non avrebbe consentito alla culla termica di avvisare della presenza di un corpicino al suo interno. In particolare, secondo il Procuratore aggiunto Ciro Angelillis e la pubblico ministero, Angela Morea, il tappetino che si trovava sotto il materasso e che era collegato ad una scheda elettronica per far partire la chiamata di allerta, non avrebbe rilevato il peso di 2,8 chili del neonato. Secondo l'accusa quel tipo di tappetino non sarebbe stato idoneo a rilevare la presenza del bimbo.
Pesa soprattutto sul parroco, secondo quanto riportato da fonti autorevoli, il cattivo funzionamento dell'impianto di condizionamento dell'aria, che secondo gli inquirenti sarebbe stato inadeguato poiché «in assenza di movimenti si spegne dopo 9 minuti», ed avrebbe erogato aria fredda e non calda a causa di una perdita del compressore, dal momento che era privo di gas. A don Antonio Ruccia verrebbe anche contestato un affidamento «ingannevole» da parte di chi avesse lasciato un neonato, poiché avrebbe indicato un «collegamento diretto tra l'allarme generato della culla e il locale Policlinico», circostanza poi rivelatasi non vera.
La Procura della Repubblica di Bari contesta ad entrambi il reato di omicidio colposo, il primo per mancata vigilanza, il secondo per un guasto che non avrebbe consentito alla culla termica di avvisare della presenza di un corpicino al suo interno. In particolare, secondo il Procuratore aggiunto Ciro Angelillis e la pubblico ministero, Angela Morea, il tappetino che si trovava sotto il materasso e che era collegato ad una scheda elettronica per far partire la chiamata di allerta, non avrebbe rilevato il peso di 2,8 chili del neonato. Secondo l'accusa quel tipo di tappetino non sarebbe stato idoneo a rilevare la presenza del bimbo.
Pesa soprattutto sul parroco, secondo quanto riportato da fonti autorevoli, il cattivo funzionamento dell'impianto di condizionamento dell'aria, che secondo gli inquirenti sarebbe stato inadeguato poiché «in assenza di movimenti si spegne dopo 9 minuti», ed avrebbe erogato aria fredda e non calda a causa di una perdita del compressore, dal momento che era privo di gas. A don Antonio Ruccia verrebbe anche contestato un affidamento «ingannevole» da parte di chi avesse lasciato un neonato, poiché avrebbe indicato un «collegamento diretto tra l'allarme generato della culla e il locale Policlinico», circostanza poi rivelatasi non vera.


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