Sciopero Santa Maria
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Clinica "Santa Maria", ausiliari in sciopero contro i licenziamenti

I 46 dipendenti dell'ospedale rischiano di perdere il lavoro non avendo accettato il cambio di mansione

Continua la protesta dei 46 ausiliari della Clinica Santa Maria di Bari, che da agosto rischiano il licenziamento. Infatti, la GVM Care and Research, attuale proprietaria della clinica aveva chiesto attraverso i sindacati ai dipendenti che accettassero un declassamento, passando da essere Operatori Socio Sanitari Assistenziali a pulitori, attraverso il reintegro attraverso una società affiliata. Declassamento che i dipendenti non hanno voluto accettare, e che quindi li porta ora a rischiare di perdere il posto di lavoro.

E per questo motivo ieri mattina si sono dati appuntamento davanti alla clinica per mettere in atto la loro protesta e chiedere in questo il supporto della Regione Puglia e del presidente, Michele Emiliano, in quanto ritengono di essere vittime di un abuso.

«Noi, 46 ausiliari specializzati addetti all'assistenza – scrivono i dipendenti in una nota – quasi tutti in possesso di titolo OSS conseguito con corso regionale finanziato con fondi della comunità europea, dipendenti dell'Ospedale Santa Maria, nell'ambito della struttura, svolgiamo le più svariate mansioni. Ma nonostante la nostra grande flessibilità, a svolgere spesso anche lavori non di nostra specifica competenza, siamo stati informati il 3 agosto scorso dal gruppo GVM, azienda proprietaria della struttura, dell'avviamento delle procedure di licenziamento collettivo per "riequilibrare e riappianare le passività di bilancio". Un provvedimento che riguarda tutte le 46 unità ausiliarie».

«Pretendono che ci auto-licenziamo – proseguono – per poterci poi riassumere attraverso la SIA srl (azienda commerciale di proprietà della GVM) con contratto di pulitori e applicazione del CCNL terziario e servizi, facendoci perdere i diritti e i livelli acquisiti, con paga oraria più bassa e con 40 ore settimanali e fronte delle attuali 36».

«Chiediamo aiuto al presidente Emiliano – concludono – e a tutte le istituzioni regionali e nazionali. Non intendiamo chinare il capo di fronte a questo abuso».


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