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Calcio

Un Bari pragmatico, il pareggio con la Reggina dà consapevolezza

I biancorossi prendono un punto al Granillo con una gara disciplinata. Ora l’affascinante sfida al Genoa

La sfida tra i due migliori attacchi della serie B finisce… senza reti. Risultato "a occhiali" tra Reggina e Bari, le quali dal Granillo escono con uno 0-0 che - a conti fatti - può star bene a entrambe. Rimane tutto com'era prima: amaranto secondi, a +3 dai galletti terzi. Quando manca una giornata alla fine del girone d'andata, il Bari è nel pieno della lotta promozione, e si è fatto valere e notare molto più di squadre più blasonate e ricche, confermando quella che - ormai - è più di una sensazione: i biancorossi fin qui sono andati oltre le aspettative, ma non oltre le loro possibilità. Tradotto: il Bari è terzo non per un fortunato caso, ma per una serie di meriti sportivi che il campo ha mostrato con chiarezza.

E, infatti, anche al Granillo la squadra di Mignani non sfigura, pur offrendo una prestazione di livello tecnico inferiore rispetto alla rotonda vittoria contro il Modena, ma comunque con grande applicazione e sagacia tattica. D'altra parte, nell'animo di questo Bari e dei suoi tifosi albergano almeno un paio suggestioni diverse. Da un lato c'è quella di cui si è fatto portavoce in settimana Caprile, stuzzicato dall'idea dell'aggancio alla seconda piazza, dall'altro c'è quella più seriosa di Mignani, il pompiere che invita tutti a rimanere con i piedi ben piantati al suolo.



Per ora ha avuto ragione il tecnico, ma - beninteso - non perché il Bari debba avere paura, ma perché è giusto ricordarsi da dove si viene (dalla serie C) e che l'obiettivo con cui è stata costruita questa squadra è una salvezza tranquilla. Però non si può fare neanche a meno di vedere che i biancorossi a Reggio Calabria portano a casa l'ottavo risultato utile consecutivo, che non è poca roba. È vero, si tratta di due vittorie e ben sei pareggi, ma ogni segno X raccolto dalla squadra di Mignani si è tradotto in un punticino buono per scalare la classifica e per mantenerla, lì dove - invece - le corazzate del campionato hanno conosciuto sconfitte, esoneri di allenatori e bocconi amari.

È il trionfo della mentalità concreta del tecnico ligure, uno che ripete come un mantra: «Se non puoi vincere, allora non devi perdere». Ovviamente, puristi dell'estetica giochiate del possesso palla all'80% non faranno i salti di gioia, però fino a ora il pragmatismo del tecnico e l'applicazione devota dei suoi uomini hanno portato i galletti ai piani altissimi della graduatoria; alzi la mano chi lo avrebbe pronosticato a fine luglio.

E anche al Granillo abbiamo avuto un saggio del calcio intelligente e senza fronzoli di Mignani. Il Bari si chiude bene e riparte con enorme rapidità: lo schema funziona a meraviglia già al minuto 8', quando Dorval brucia Majer senza troppi complimenti e deposita in rete con un destro da antologia, ma purtroppo il Var vede un tocco di braccio che - per carità - c'è ma è completamente attaccato al corpo. Interpretazione veramente troppo letterale del regolamento. Fortuna per i galletti, però, che la macchina intervenga anche nel secondo tempo, per correggere l'arbitro Fabbri sul rigore inizialmente concesso agli amaranto per il presunto fallo di Mallamo su Gori (il centrocampista biancorosso tocca prima la palla).



Insomma, ne viene fuori un pareggio sul campo e un pareggio al video; va bene così. Quel che resta, oltre al punto assai prezioso, è la consapevolezza di aver messo la museruola a una squadra forte (perché la Reggina di Pippo Inzaghi è una squadra forte, seconda non per caso) con un'altra prestazione tatticamente ineccepibile. Un giudizio che acquista ancora più valore alla luce del fatto che il Bari al Granillo è orfano di Maiello, il vero punto di equilibrio della squadra. Maita si sposta in mezzo, dove può dettare i tempi con la sua visione di gioco ma rischia di pagare la sua attitudine naturale a portar palla; in un paio di occasioni la perde nella zona nevralgica, e al Bari va bene. Però la squadra biancorossa è accorta nello scalare spesso e volentieri con le mezze ali, Bellomo e Benedetti, in raddoppio sulle corsie a supporto di Dorval e Mazzotta (altra buona prova per lui), per soffocare il gioco sulle fasce di Rivas e Canotto, la principale fonte offensiva di Inzaghi. Di fatto, quindi, i calabresi si fanno pericolosi solo con un mancino di Menez da fuori, disinnescato con stile da un Caprile sempre super attento.

Nella ripresa, poi, la squadra di Mignani è brava (anche con la gestione dei cambi a centrocampo e sulla trequarti) ad abbassare i ritmi, addormentare la partita e (episodio Mallamo-Gori a parte) a non rischiare praticamente nulla. Stavolta l'albero di natale 4-3-2-1 non produce granché in fase offensiva, visto che Botta, Folorunsho e Antenucci si perdono un po' nell'intasamento creato dalla Reggina, e quando entrano Salcedo e Scheidler non riescono a cambiare l'inerzia della sfida. Poco male, tutto sommato, perché Mignani e i suoi riescono a fare schermo davanti al tentativo di forcing portato dalla Reggina, che nel finale cambia tutto l'attacco con gli ingressi di Ricci e Liotti, ma anche loro vanno a sbattere sul muro eretto dai monumentali Di Cesare e Vicari.

Insomma, un bel punto guadagnato dai galletti, che se cercavano conferme sul piano del carattere, dello spirito di sacrificio e della resilienza le hanno ampiamente trovare. Ora c'è la sfida con il Genoa, che oggi può raggiungere i biancorossi al terzo posto, ma per farlo dovrà battere il Frosinone capolista. Sarà, quindi, un Santo Stefano ricco di spunti, un altro bel test in una sfida dal fascino antico e dal sapore delle belle contese di serie A. La giornata di festa, la partita di cartello, la classifica che fa sognare: gli ingredienti per una cornice di pubblico delle grandi occasioni ci sono tutti, e sarebbe bello battere un nuovo record di presenze al San Nicola nella giornata che chiude un 2022 ricco di soddisfazioni in casa SSC Bari. Un buon momento, anche, per esplicitare i buoni propositi in vista dell'anno nuovo; tornare a sognare in grande potrebbe essere tra questi.
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