trenino bari. <span>Foto Ssc Bari </span>
trenino bari. Foto Ssc Bari
Calcio

Torna il trenino: il Bari sale “in carrozza”. Sono i biancorossi i più forti

Battuto anche l’Avellino davanti ai 22mila del San Nicola. Un finale di stagione per godersi tanto “priscio”

Quando si prende velocità, fermarsi è difficile. E, probabilmente, non è neanche granché piacevole. Quindi: perché fermarsi? E il Bari non si ferma, anzi… accelera. Anche con la promozione matematica in serie B già in tasca, i biancorossi battono l'Avellino 1-0 davanti agli oltre 22mila del San Nicola. E, beninteso, non per una voglia di "strafare", ma per altri nobilissimi motivi.

Innanzitutto, per onorare fino in fondo un campionato che - sì - ha già emesso il verdetto promozione, ma che deve fare i conti con l'incredibile sconvolgimento provocato dall'esclusione del Catania a sole tre giornate dalla fine. La plastica dimostrazione della mediocrità che ammanta la terza serie del calcio italiano: 60 squadra al livello più basso del professionismo sono davvero troppe, un numero insostenibile, e ogni anno si fa la conta dei superstiti di un sistema completamente da riformare. Fortuna, però, che fra queste 60 squadre l'anno prossimo non ci sarà il Bari, che si è liberato della "maledizione" serie C, quello che a tutti gli effetti appare più un carrozzone che un campionato di calcio con un senso.

E il Bari è venuto via dalla C con pieno merito. Catanzaro, Palermo, lo stesso Avellino avrebbero potuto fare di più in questo campionato, ma hanno preferito disperdere molte energie provando a fare la corsa sul Bari più che su loro stesse; davanti, invece, hanno trovato una squadra che ha dimostrato di essere la più forte tecnicamente, ma anche la più tenace dal punto di vista della mentalità. E ribadirlo chiaro e tondo contro gli irpini era un altro ottimo motivo per vincere questa importante partita, contro gli storici rivali. Era giusto ribadirlo, per togliere anche i residui dubbi anche ai più scettici.

E poi serviva vincere anche per rimanere sul pezzo. Sì, perché ci sono altre due partite e - come ha ricordato Mignani - anche una supercoppa da giocare e, perché no, da portare a casa per trasformare una stagione trionfale in una stagione memorabile. Il Bari gioca un buon primo tempo, concretizzato dal goal delizioso di Maita da fuori area, poi nella ripresa la porta a casa sapendo stringere i denti davanti al vigore (non sempre nei limiti) degli irpini e affidandosi a Gigi Frattali, l'altro grande protagonista di questa stagione.

Ma, soprattutto, serviva vincere per cementare ancora di più il rapporto con la tifoseria. A una piazza come Bari serve anche la sua iconografia: rispolverare il vecchio trenino anni '90 è stata - da parte di capitan Di Cesare e compagni - una mossa geniale per riscaldare il cuore dei tifosi e ricompattare un rapporto fondato sul concetto di "priscio". Il vero motore dei successi calcistici qui a Bari è la collaborazione tra i risultati del campo e l'entusiasmo della città, proprio quel sentimento che i ragazzi di Mignani sono stati bravi a ravvivare dopo anni in cui «La piazza ne ha viste di tutti i colori», come ha giustamente sottolineato Maita nel post gara.

E, allora, festa sia. "Che bello è": il motto sulle note del quale Bari e il Bari si stanno avvicinando alla conclusione di questa stagione ricca, finalmente, di tanti sorrisi e soddisfazioni. Adesso c'è il derby con il Taranto: un'altra buona occasione per alimentare il rinato "priscio" biancorosso.
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