davide diaw. <span>Foto Ssc Bari </span>
davide diaw. Foto Ssc Bari
Calcio

SSC Bari, parla Diaw: «Contento per il goal. Pressione? Un privilegio»

L’attaccante: «Un onore essere qui, ora vogliamo vincere. Serie A? È il mio sogno, me la devo meritare»

Dopo uno stop forzato per l'infortunio occorsogli alla prima giornata, Davide Diaw è finalmente tornato in campo, trovando anche la prima rete con la maglia del Bari nella sfida pareggiata 1-1 contro il Como al San Nicola.

«Sono contento per aver trovato il goal, purtroppo non è servito per i tre punti - ha detto l'attaccante nella conferenza stampa di metà settimana. Sono pronto, anche se non al 100% perché sono stato fermo un mese e mezzo. Sto lavorando per raggiungere la forma ottimale il più velocemente possibile, spero che questo goal sia il primo di alcuni».

Parlando di Marco Nasti, suo partner nel reparto offensivo, Diaw dice: «Io e Nasti siamo due attaccanti per certi versi simili. Siamo di movimento, ci piace correre, attaccare la profondità e dare una mano in fase difensiva. Lui è molto giovane, ma anche molto pronto per l'età che ha, è più avanti rispetto a tanti coetanei; in campo non sembra così giovane, anche se ha vent'anni. A prescindere dalla coppia d'attacco, dobbiamo cercare di trovare sempre le soluzioni migliori, conoscerci al massimo tutti e mettere le nostre caratteristiche a disposizione del contatto. Una delle sue caratteristiche può essere cercare la profondità, ha il piede per farlo; con altri giocatori ci saranno altre caratteristiche. Io devo cercare di mettermi a disposizione delle caratteristiche di ognuno, e gli altri devono cercare di fare lo stesso con me».

Non un momento felicissimo per il Bari, che naviga nella parte destra della classifica, ed è stato "salutato" dai fischi del San Nicola al termine dell'ultima sfida. «I fischi li accettiamo - ammette Diaw. La curva ci ha sostenuti fino al 90', alla fine non erano contenti dell'ennesimo pareggio ed è giusto che ci fischino. Pensiamo a noi, facciamo il possibile per cercare di vincere. Alla ripresa degli allenamenti abbiamo subito pensato alla Reggiana, ad andare là per vincere. Qui ho trovato un bellissimo gruppo, con i vari Di Cesare, Maiello e Pucino che sono lo zoccolo duro e hanno accolto benissimo i nuovi. Ci hanno fatto capire quello che è il Bari, quello che hanno vissuto in questi anni e come è impostato il gruppo. Qui c'è un gruppo ottimo, di bravi ragazzi, che lavora; cerchiamo di migliorare quegli aspetti che ci possono portare a vincere».

Ancora sul momento della squadra, l'attaccante aggiunge: «Non siamo contenti dei punti raccolti, ma se analizzo il percorso in queste partite lo valuto positivo. Non ho visto una squadra che ci ha messi sotto, almeno non per 90'; abbiamo sofferto per pezzi di partita, ma abbiamo fatto anche soffrire gli altri. Ci manca poco per vincere le partite, serve un po' più di attenzione e metterci qualcosa in più per portare a casa le partite. Abbiamo vinto solo una volta, ma abbiamo perso poco; è un segnale positivo. Faccio la B da un po' di tempo, è difficile: non bastano la piazza e la squadra. Ci sono squadroni che sono retrocessi, e altri che con poche aspettative hanno vinto i campionati. Non contano solo le qualità, ma anche l'unione del gruppo, la concentrazione e la costanza. Noi siamo sulla strada giusta, vanno migliorati determinati aspetti che ti portano a vincere le partite e a fare punti».

Riavvolgendo il nastro di questo sfortunato inizio stagione, Diaw confessa: «Mi è dispiaciuto stare fuori, arrivare in una piazza come Bari è motivo d'orgoglio e volevo da subito dimostrare e mettermi a disposizione della squadra. Purtroppo sono cose che capitano, sono da mettere in conto; è passata, sono contento di essere tornato, lavorerò per essere al 100% il prima possibile. La serie A? Un sogno, fin da quando inizi a giocare. Credo di poterci ancora arrivare, lo spero; farò di tutto finché giocherò a calcio per cercare di arrivarci. Evidentemente finora non me la sono meritata, ognuno nella vita ha quello che merita. A oggi mi è mancato qualcosa per arrivare in serie A, può darsi anche che non sia abbastanza bravo per poterci giocare. Non è una cosa che mi assilla; provare ad andarci significa che cercherò sempre di dare il massimo. Fino a 23 anni giocavo nei dilettanti, essere riuscito a fare la carriera che ho fatto è un motivo d'orgoglio. Mi farebbe piacere riuscire ad arrivare in A, non so se ci riuscirò perché ho 31 anni; ma l'obiettivo deve essere sempre migliorarsi. Se mi porterà a giocare in serie A o meno non posso saperlo».

E sulla trattativa che lo ha portato a Bari in prestito dal Monza, il 31enne attaccante commenta: «Ho parlato con il mio procuratore ancora prima del ritiro, mi aveva chiesto se mi sarebbe piaciuta l'opzione Bari e gli avevo dato la mia piena disponibilità. Si era aperto uno spiraglio per rimanere a Monza, in serie A, e mi sono concentrato sul fare un buon ritiro; le cose sono andare diversamente, il Monza ha fatto altre scelte, e appena c'è stato il via libera delle due società sono arrivato. Sono tranquillo, ho la coscienza pulita perché cerco sempre di dare il massimo. A prescindere dagli altri, sono il primo a volere tanto da me stesso. Non mi preoccupa la pressione della piazza, c'è chi dice anche che sia un privilegio. Vuol dire che mi sono conquistato la possibilità di giocare in una piazza come Bari, calda e che vive di calcio: è un orgoglio e un privilegio. Cercherò di fare il massimo».

Sabato si ritorna in campo. Il Bari volerà a Reggio Emilia per una sfida che già appare delicatissima, per entrambe le parti in causa: «La Reggiana è forte, organizzata, sta facendo un buon percorso. Hanno avuto difficoltà, come noi e quasi tutti gli altri, ma in altre partite hanno fatto molto bene; noi pensiamo a noi, a fare quello che stiamo facendo cercando di limare errori e disattenzioni che ci hanno tolto qualcosa. Siamo a un passo dai playoff e a un passo dai playout, dipende da che prospettiva si guarda. Dobbiamo pensare partita per partita, il campionato è lungo e tutto può cambiare in poco tempo, nel bene e nel male. Dobbiamo concentrarci su quello che dobbiamo fare, senza troppo pensare alle aspettative o a quello che succede fuori. Cerchiamo di vincere le partite, sapendo che qualcuna la vinceremo e altre le perderemo. L'obiettivo deve essere fare la prestazione, alzando la concentrazione, per cercare di vincere; è quello che conta nel calcio».

In tanti, tra i tifosi, avrebbero gradito un altro attaccante per completare il reparto. Sull'argomento, Diaw dice la sua: «Non mi ha dato fastidio che la piazza chiedesse un'altra punta, capisco che ci siano aspettative e la tifoseria voglia un altro attaccante. Io penso solo a quello che devo fare io, non a quello che devono fare gli altri; non mi sono mai fermato a pensare se la squadra abbia bisogno di un altro attaccante. Non voglio togliere energie e concentrazione a quello che devo fare io; che la squadra sia completa o no non è un qualcosa che mi compete, devo solo pensare a giocare. La mia caratteristica principale è attaccare la profondità, mi piace quel tipo di gioco. Il calcio è strano, in questo momento non stiamo facendo tantissimo goal, però magari già dalla prossima inizieremo a fare tre goal a partita. Penso che ci sia mancato quel famoso centimetro per vincere le partite; aver preso goal con Catanzaro e Como subito dopo aver segnato, alcune disattenzioni che abbiamo analizzato e che con un posizionamento migliore avremmo potuto evitare. Queste sono le cose principali che ci sono mancate; fanno parte del gioco, lavoriamo per sistemarle. Ci sono anche gli altri in campo, abbiamo incontrato squadre di ottimo valore che hanno costruito rose per vincere il campionato».

In conclusione, una retrospettiva sulla sua carriera, che nel 2020-2021 ha vissuto un momento di svolta: «Non mi sono pentito di essere andato a Monza, quando prendo una decisione non ci ritorno su. Cambiare squadra a gennaio non è mai semplice, quell'anno a Pordenone ero in un momento d'oro, ero in fiducia in un ambiente dove mi trovato benissimo. Andare via può cambiare le cose, magari può essere il modo diverso di giocare. Ci sono situazioni in cui l'attaccante non trova il goal e si intestardisce; quando è così è sempre piaciuto difficile segnare. Ci sono mille esempi di giocatori che cambiano squadra a gennaio e incontrano difficoltà; è successo anche a Vlahovic nel passaggio da Fiorentina a Juventus. Cambiare ambiente, lì dove funziona tutto, i risultati magari non arrivano subito», conclude Diaw.
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