bari sampdoria. <span>Foto ssc bari</span>
bari sampdoria. Foto ssc bari
Calcio

Sprofondo biancorosso. Bari, l’acqua è arrivata alla gola

I galletti sprecano contro la Samp e vengono puniti. Inizia la discesa agli inferi

Era partita come un'ipotesi remota ma da non sottovalutare, si è trasformata in una minaccia, e ora è un incubo terribile. Il Bari sprofonda in caduta libera ed è con l'acqua alla gola, a soli due punti dalla zona playout, con la possibilità di trovarsi a +3 dalla retrocessione diretta se l'Ascoli dovesse far suo il posticipo contro il Lecco di oggi pomeriggio.

È un film dell'orrore, rimandato indietro a ogni partita, con un finale ancora tutto da scrivere; e mai è stata così vicina la possibilità di assistere a un epilogo drammatico, la retrocessione in serie C. Lo spauracchio è vicino, incombe, quando il margine per recuperare si fa più sottile e incerto a ogni settimana che passa.

I biancorossi cedono anche in casa, 0-1 per mano della Sampdoria, trangugiando tutto l'amarissimo calice di una squadra senza un perché. E dire che quella contro i blucerchiati è stata tra le migliori uscite non solo della gestione Iachini, ma di tutto un campionato che - a onor del vero - di momenti felici è stato quantomai avaro. Ma, mutatis mutandis, il risultato rimane sempre lo stesso: galletti sconfitti, e inchiodati alle loro responsabilità, ai loro limiti, alle loro strutturali fragilità.

Mister Iachini, anche per tentare di non gettare via il bimbo con l'acqua sporca, insiste sul fatto che la sua squadra sia stata oltremodo penalizzata dai dettagli. Il che, beninteso, può anche essere vero, ma se i dettagli aumentano a ogni partita, allora siamo di fronte a una numerosa collezione che lascia pochissimo spazio alle interpretazioni. Se, infatti, contro Venezia e Catanzaro i "dettagli" si erano tradotti in goal subiti nei primissimi minuti di gioco, contro la non irresistibile (ma quadrata) Samp di mister Pirlo assumono la forma di una mancanza di concretezza che una squadra nella delicatissima posizione del Bari non può proprio permettersi.

Già, perché se con Sibilli non ce la si può e non ce la si deve prendere (è l'unico trascinatore della squadra, e poi i rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli, e quel pallone pesava come il mondo sulle spalle di Atlante), non ci si può esimere dall'avanzare qualche (sommesso, sia chiaro) rilievo a Puscas. L'attaccante rumeno nel primo tempo vanifica un visionario assist di Morachioli perdendo il tempo della conclusione davanti a Stankovic, e nella ripresa centra in pieno la traversa (sfortuna, sì, ma fino a un certo punto) con la porta spalancata.

Si tratta dello stesso attaccante "di categoria" il cui ingaggio è stato difeso dal diesse Polito non più tardi di venerdì scorso, in una conferenza stampa in cui anche il capo dell'area tecnica ha mostrato stanchezza e un velo di scoraggiamento, al posto della grinta leonina apprezzata fino a meno di un anno fa. Ed è anche naturale che sia così, visto che lo stesso Polito è finito nel frullatore della critica barese, insieme a una gestione tecnica ed economica che non ha convinto nessuno. La società guarda innanzitutto alla sostenibilità economica, e ci mancherebbe che - di questi tempi - non sia un valore; ma le scelte sono state sbagliate, e a fine stagione (sperando di poterlo fare con la garanzia della serie B ancora in tasca) bisognerà che tutti (non solo Polito) si percuotano il petto e recitino l'atto di dolore.

Per il momento, tuttavia, c'è da cogliere il nocciolo del messaggio di Polito: tutte le componenti stiano vicine alla squadra, che ha bisogno di "coccole" per non smarrire anche quelle pochissime certezze rimaste. La curva e lo stadio, nella frizzante atmosfera di un colorato e sentito gemellaggio, hanno risposto bene, alternando la dura contestazione (segno tangibile di un rapporto ormai deteriorato) alla proprietà e il sostegno a una squadra che però fa poco o pochissimo per aiutarsi da sé. L'insensata espulsione di Nasti, dopo il fischio finale, è solo la punta di un iceberg molto più profondo.

Dalla sua, Iachini ci sta pure provando, con tutti gli sforzi del caso. Insistere sul laborioso 3-4-1-2 non sta pagando i dividendi sperati, ma della partita contro la Samp si può e si deve salvare il progresso mostrato dalla squadra sul piano del gioco. Affiancare Benali e Maita giova al centrocampo, perché l'ex Catanzaro, rispetto ai fantasmi di Edjouma e Lulic, almeno ci mette presenza e dinamismo. Sullo stesso Maita, però, gravano due enormi errori di misura nell'ultimo passaggio, che avrebbero creato premesse più che positive per mettere Puscas davanti alla porta, forse non solo per sbagliare altri due goal che un attaccante col pedigree non può proprio fallire.

Così come positivamente va valutato l'inserimento di Morachioli, un po' più a suo agio in posizione centrale di rifinitore, e la prova a sinistra di Dorval, che sbaglia parecchio in fase di appoggio ma almeno contiene un cliente scomodo come Stojanovic, non comunque nella sua giornata migliore. Rimane, però, la solita disattenzione difensiva con la retroguardia schierata, che al minuto 87' mette De Luca nelle condizioni di servire Kasami nello spazio, e il blucerchiato non è altrettanto generoso con Brenno come gli avanti biancorossi con Stankovic (molto merito suo anche sul rigore parato).

Insomma, dettagli o no, è impossibile fare a meno di notare che a ogni partita ci sia qualcosa (o più) che non va. Verrebbe anche naturale credere che la risposta ai tanti interrogativi di una stagione disgraziata risieda nell'impreparazione caratteriale di moltissimi elementi della rosa, evidentemente giudicati in sede di mercato con una considerazione maggiore rispetto al loro reale valore attuale. E questo anche a prescindere dalla condizione fisica ancora precaria (quando marzo rapidamente sta scivolando in aprile) di molti, e a prescindere dalla cascata di infortuni che hanno condizionato la stagione.

E adesso? Che si fa. Con le spalle al muro, Iachini e i suoi non possono più sbagliare un colpo. Lo si ripete ormai da tempo, ma stavolta anche le avversarie sul fondo classifica hanno iniziato a correre, e il lusso di regalare altro terreno è davvero insostenibile. Quindici giorni di sosta serviranno a Iachini per mettere a posto quel che si può aggiustare? Solo il tempo (galantuomo come sempre) potrà dirlo. A Modena, nel giorno del lunedì dell'Angelo, sarà l'ennesima prova d'appello per il Bari, che tra sfide alle big del campionato e scontri diretti per la salvezza si avventura in un campo minato ad altissimo rischio. Ora inizia la discesa negli inferi.
  • ssc bari
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