bari spal. <span>Foto Ssc Bari</span>
bari spal. Foto Ssc Bari
Calcio

Dagli applausi ai rimpianti, il Bari di Mignani a lezione dai suoi errori

I biancorossi vanno avanti 2-0 e poi si fanno pareggiare dalla Spal. Tutta esperienza in una B dalle tante difficoltà

«Due punti persi». L'inequivocabile sentenza è stata emessa da un giudice severo ma giusto, che risponde al nome di Raffaele Maiello. Lapidario il centrocampista biancorosso nel commentare il pareggio del suo Bari per 2-2 contro la Spal: in vantaggio 2-0 alla fine del primo tempo, i galletti si fanno beffare dagli spallini e portano a casa un punto che sa di amaro.

«Voglio vedere il bicchiere mezzo vuoto perché la B è questa», ha detto mister Michele Mignani, sulla stessa linea del suo centrocampista. E ci mancherebbe, perché in casa, dopo un primo tempo da applausi, è dura ingoiare il rimpianto.

Eppure, anche stavolta, dipende tutto dai punti di vista. Perché chiariamoci: qual è l'obiettivo del Bari in questo campionato di B? Se l'obiettivo è arrivare in cima alla classifica oppure posizionarsi benissimo per i playoff, il pareggio di ieri contro la Spal di Venturato è un buon motivo per perdere il sonno. Ma se, come ha dichiarato lo stesso presidente Luigi De Laurentiis, l'obiettivo del Bari è innanzitutto mantenere la categoria e poi vedere che succede in una B mai così competitiva e difficile, allora la partita del San Nicola è quasi una manna dal cielo.
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Già, perché - parlando chiaro - un allenatore con più esperienza di serie B contro la Spal avrebbe portato a casa la posta piena, dopo aver trovato il 2-0 nel primo tempo. Mignani paga, soprattutto nella gestione dei cambi, un po' di inesperienza della categoria e la doccia fredda presa dagli emiliani può servire a tutti come preziosa lezione. «A me per primo», ha detto lo stesso Mignani denunciando la disarmante onestà intellettuale che lo contraddistingue. Eh sì, vero, il Bari ha un allenatore inesperto, ma tra l'anno scorso e l'avvio di questo il tecnico ligure ha fatto vedere anche delle idee interessanti; può valere la pena aspettare che cresca anche lui, che faccia la sua brava esperienza e che capisca dove può arrivare. Senza l'assillo di dover vincere per forza, anche gli errori possono assumere i contorni didascalici delle cose fatte bene.

E di cose fatte bene, per carità, non ce ne sono poche; e da qui val la pena partire. Il primo tempo del Bari contro la Spal è da applausi: vantaggio già al 4' con il piatto forte della casa, il gioco verticale e la complicità tra gli attaccanti. Antenucci scatta sul filo del fuorigioco, prende il palo e offre così a un Cheddira in costante miglioramento il più facile dei palloni da spingere in rete; bravo l'attaccante italo-marocchino a percepire qual è il posto giusto dove farsi trovare. Quando il Bari gioca palla a terra, in verticale, per gli avversari sono quasi sempre dolori. Maita e Maiello recuperano una quantità enorme di palloni e danno equilibrio alla manovra, Folorunsho con le sue lunghe leve è il motore dei contropiede, Antenucci fa da regista offensivo e Cheddira da finalizzatore. Peccato per il palo colpito dall'attaccante numero 11, che però sa come rendersi utile nel finale del primo tempo, armando il destro chirurgico di Antenucci da fuori per il 2-0 parziale. E dire, poi, che tutto sommato la difesa, comandata da Di Cesare, aveva anche ben retto l'urto della Spal. E quando la retroguardia non ci arriva, è il turno del solito Caprile che dice no a Tunjov e Finotto con parate delle sue.

Insomma, sembrava andare tutto nel verso giusto: partita in controllo e Bari sugli scudi. Poi, però, succede l'imponderabile e l'incantesimo si spezza. All'intervallo Mignani deve rinunciare a Maita (problema alla spalla) e l'equilibrio si perde. Con l'ingresso di Benedetti il Bari passa a una specie di falso 4-4-2, con il neo entrato e Folorunsho più aperti, Bellomo (non benissimo) in mediana al fianco di Maiello. È una mossa, col senno del poi, sbagliata: Esposito a centrocampo ha più spazio di manovra per la Spal, e i ferraresi sull'ampiezza fanno male a un Bari colpevole di abbassare troppo presto la tensione. Rimane il problema terzini: con Ricci c'è più spinta ma meno copertura, mentre il reintegrato Mazzotta denuncia un ritardo di condizione dopo un'estate passata ai margini della squadra, di cui è tornato a fare parte solo quando sul mercato non è arrivato nessuno che potesse sostituirlo. Anche Pucino a destra alterna cose buone e cose meno buone, anche se di proporsi in avanti sembra non volerne granché sapere.

E, così, la frittata è fatta: la prendo io? No la prendi tu. Alla fine la prende La Mantia che in sforbiciata fredda Caprile. Il Bari si abbassa per poi provare a distendersi con la velocità delle punte: sul 2-1 l'occasione è clamorosa, ma Cheddira si fa ipnotizzare da Alfonso, che si guadagna la pagnotta respingendo in angolo la bomba dell'italo-marocchino. Poi il neo entrato Rabbi si inventa un gran destro da fuori, fa 2-2 e la partita prende la sua piega definitiva. Il Bari (e questo è un merito dei galletti che va sottolineato), non si fa abbattere: manca la freddezza, non lo spirito. Antenucci va via a destra, Cheddira calcia ma Meccariello respinge sulla linea, palla a Bellomo che spara in curva invece di appoggiare nella porta vuota.

In definitiva, con una gestione diversa delle forze, probabilmente, la partita si poteva portare a casa. La perdita di Maita si fa sentire nelle due fasi, ma siccome nessuno è fatto d'acciaio il Bari non può non avere un piano B anche nel caso di forfait di uno dei suoi elementi-chiave. Mignani prova a congelarla con il palleggio, senza però mettere dentro i palleggiatori. Bellomo e Maiello in mezzo convincono poco, Folorunsho rimane in campo perché la sua fisicità può essere utile sulle palle alte ma a un certo punto anche lui denuncia stanchezza, Benedetti entra bene ma il ruolo di tornante lo deve ancora digerire. Forse mandando dentro D'Errico e Botta (seconda partita senza minuti, ma Mignani non ne fa un caso) sul 2-0 si sarebbe potuto giocare sul possesso palla, facendo correre a vuoto gli avversari. Di fatto, i cambi sono tardivi: Salcedo e Cangiano entrano sul 2-2 e confezionano un paio di palle goal, D'Errico e Mallamo con qualche minuto in più a disposizione avrebbero potuto incidere maggiormente.

Bene, tutta esperienza in cascina: alla quarta giornata si possono fare questi errori e si può trarre da ogni sbaglio una lezione per crescere. Il Bari rimane imbattuto dopo quattro giornate, e questo male non fa. Potevano essere 8 punti invece di 6? Assolutamente sì, ma di tempo per recuperare e fare meglio ce n'è tanto. Ben vengano, quindi, le docce fredde, a patto che si impari. Mignani adesso deve accelerare per inserire i nuovo arrivati negli schemi: in difesa c'è bisogno di vedere all'opera la coppia Zuzek-Vicari, l'attacco segna a raffica e gli arrivi di Salcedo e del francese Scheidler (costato 2 milioni, non noccioline) metteranno altre frecce offensive nella faretra del tecnico. E, poi, i test probanti non mancheranno: dalle trasferte di Cosenza e Cagliari, forse, si inizierà a capire qualcosa di più del Bari, che per il momento va a lezione dai propri errori.
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