spal bari. <span>Foto Ssc Bari</span>
spal bari. Foto Ssc Bari
Calcio

Con il cuore in gola, ma per il Bari è una vittoria pesantissima

Dal controllo in scioltezza al grande brivido finale. I biancorossi tengono duro e si rilanciano

Siccome gira voce che "sofferta è più bella", allora se gli avversari non riescono a farti soffrire è il caso di procurarsi qualche patema da soli. Fuor di scherzo, la vittoria 3-4 del Bari sul campo della Spal è di quelle talmente fondamentali, per tutta una serie di motivi (strutturali e contingenti), che anche il cardiopalma degli ultimi minuti è da accettare di buon grado.

Dopo tutto quello che è successo nell'ultima settimana, per i galletti di mister Mignani era davvero troppo importante portare a casa i tre punti dal Paolo Mazza. Per cancellare dagli occhi la brutta sconfitta (e la brutta prestazione) interna contro il Perugia, per far passare in secondo piano la torbida vicenda del quasi ingaggio di Portanova, per arrotondare gli spigoli dell'opinione pubblica dopo un mercato che si è sbloccato solo nelle 24 ore prima della chiusura, con tutti i rischi annessi e connessi.

Ed era importante soprattutto per lo stesso Mignani, che con un Bari spuntato e incerottato aveva subito una bella lezione dal Perugia di Castori. Stavolta, però, il tecnico più esperto è lui, e il giovane Daniele De Rossi si ritrova con il taccuino in mano a prendere appunti. La strategia tattica del tecnico biancorosso è ben congegnata, e funziona: la scelta di schierare due terzini più difensivi come Pucino e Mazzotta serve, nel primo tempo, per tenere togliere profondità ai pericolosi esterni ferraresi Dickmann e Celia, così da avere più spazio per ripartire. In avvio la Spal fa la partita, ma nei primi 10' il Bari colleziona tre occasioni con Cheddira, l'elemento che - ormai lo possiamo dire con ragionevole grado di certezza - cambia faccia alle soluzioni offensive del Bari.



La coppia con Esposito (frizzante, vivace e a segno nella partita d'esordio) funziona bene, sulla carta si completa e si amalgama con la prepotenza fisica di Folorunsho. Le azioni che portano al doppio vantaggio del Bari sono una sorta di compendio essenziale della filosofia di Mignani: attenzione in difesa, verticalizzazione su Cheddira, scarico per la seconda punta o il trequartista. Folorunsho tira una delle sue solite bordate, Meccariello è sfortunato a deviare e Alfonso è tagliato fuori. Il portiere estense ha più responsabilità quando Folorunsho ci riprova da fuori e lui respinge sui piedi di Esposito, pronto in area a colpire sotto le gambe dell'estremo difensore.

Insomma, sembra tutto in discesa, anche perché quando la Spal si fa vedere c'è un super Caprile a difendere i pali del Bari (istinto felino su Dalle Mura) e a ricordare a tutti perché le squadre di mezza Europa hanno messo gli occhi su di lui. Le cose si mettono ancor meglio a inizio ripresa, quando il Bari continua a fare il Bari dei tempi migliori. Pressing alto di Esposito, palla recuperata per il geometra Maiello che lancia in profondità Cheddira: duello vinto con Meccariello, mancino chirurgico sotto l'incrocio. È 0-3, sembrerebbe match point. Però il calcio è un gioco strano, imprevedibile, a volte crudelmente beffardo. De Rossi sarà pure giovane e inesperto, ma conosce il pallone e sa usare le sue armi. L'ingresso nei biancazzurri di un peso massimo come Nainggolan rompe l'inerzia favorevole ai galletti, e dimostra come sia importante avere calciatori di un certo calibro su cui contare. Il belga va via con la sua potenza classica e mette in mezzo il pallone che Moncini deve solo spingere in porta, sfruttando l'eccessiva rilassatezza degli avversari.

Però se c'è una qualità che il Bari di Mignani, già dall'anno scorso, sa mettere in mostra, questa è la resilienza. Il goal di Moncini è un campanello d'allarme, che i galletti raccolgono passando subito alle contromisure. E se nella Spal il pezzo da 90 è Nainggolan, nel Bari si chiama Mirco Antenucci, ex della partita, finito indietro nelle gerarchie sì, ma su cui vale sempre la pena di contare quando c'è da cavare il ragno dal buco. Il lupo molisano entra al posto di Esposito, raccoglie un cross al bacio da destra di Pucino e infila la porta di testa, non esattamente la specialità della casa.



Stavolta sembra davvero tutto finito, ma il Bari finisce per impigliarsi in una serie di errori di dettaglio, che però Mignani stesso ha definito «Imperdonabili». Abbassare la guardia, al cospetto di un fuoriclasse come Nainggolan, è un esercizio molto pericoloso: il belga spacca la porta come sa fare lui e apre la strada a un finale inutilmente thrilling. Il tiro-cross di Celia che beffa Caprile e vale il 3-4 è il culmine narrativo di quella che sembrerebbe una sceneggiatura dell'assurdo.

Per fortuna dei galletti, però, stavolta il fortino regge e il nastro non si riavvolge per mandare indietro la partita dell'andata, come a un certo punto sembrava dover succedere. Ma, a conti fatti e al netto di una sofferenza evitabile, gli aspetti positivi sono più di quelli negativi. Se l'eccessiva (e ingiustificabile) svagatezza del finale rischia di rovinare tutto, non si può comunque non considerare il ritorno sui loro livelli della coppia Cheddira-Folorunsho e la voglia di Esposito di dimostrare che il suo talento non sarà uno dei tanti che andrà sprecato; la gioventù è dalla sua parte. Da sottolineare, poi, ci sono l'ennesima prova maiuscola di Mazzotta a sinistra e la prestazione di cuore e gamba offerta da Mallamo. Il Bari se la cava, e bene, anche senza Maita; non era scontato, considerata la "dipendenza" dal suo costruttore di gioco spesso mostrata dai biancorossi. Punto interrogativo su Molina, che gioca un tempo ma si nota poco; da rivedere.

Tutto bene quel che finisce bene. Il Bari si rilancia, consolida il quinto posto e si prepara a due importanti sfide interne. Cosenza e Cagliari saranno due avversari diversi, ma da tenere egualmente d'occhio. Ora per continuare a crederci, oltre i limiti e oltre le difficoltà del campionato, e per ritornare a cavalcare l'onda dell'entusiasmo c'è bisogno di cambiare marcia in casa. Un'altra sfida da raccogliere e, possibilmente, da vincere.
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