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Cronaca
Traffico di droga tra la Puglia e l'Albania: 52 arresti, quattro risiedono a Bari
L'indagine "Ura" sul mercato internazionale di eroina e cocaina: in carcere Massimiliano Fiore, Giovanni Signorile e due albanesi
Bari - mercoledì 21 maggio 2025
12.08
«Combattere il crimine in Italia o in Albania è la stessa cosa, e abbiamo la consapevolezza che le autorità albanesi, in particolare la Spak, sono solidamente e fortemente capaci di perseguire i reati». L'ha detto il procuratore di Bari, Roberto Rossi, nella conferenza stampa sui 52 arresti eseguiti oggi, tra l'Italia e l'Albania.
L'indagine, che ha portato all'arresto di quattro uomini residenti a Bari (Massimiliano Fiore, Nuredin Kiptiu, Erigels Presi e Giovanni Signorile), è quella sul traffico di droga che coinvolgeva anche il nord Europa, il sud America e altri paesi dei Balcani. Dalle primissime luci dell'alba, infatti, è partita una maxi operazione contro il traffico internazionale di stupefacenti, riciclaggio e abuso d'ufficio della Direzione Investigativa Antimafia e delle autorità albanesi, con il supporto dell'Interpol.
L'operazione "Ura" ha previsto l'esecuzione di decreti di sequestro patrimoniali in Albania e in Italia, relativamente a beni mobili e immobili, per un valore di diversi milioni di euro e di due ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Tribunale di Bari e dal Tribunale Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana nei confronti di 52 persone responsabili a vario titolo, di traffico internazionale di ingentissimi quantitativi di sostanze stupefacenti, riciclaggio e abuso d'ufficio.
L'attività investigativa - è detto in un comunicato dell'Antimafia - si incardina nel più ampio progetto investigativo della Dda di Bari e della Spak di Tirana volto a contrastare l'incessante traffico internazionale di cocaina ed eroina. La droga che i gruppi albanesi portavano a Bari arrivava dalla Turchia e dall'America Latina, e serviva a rifornire il clan Palermiti che, effettuate le operazioni di taglio e di confezionamento in panetti, le distribuivano tra le province di Bari, Brindisi e di Lecce.
Le indagini hanno documentato l'utilizzo, da parte degli indagati, della piattaforma Skyecc, attraverso cui venivano presi accordi - con chat considerate sicure, ma decriptate dagli inquirenti - relativamente a «innumerevoli rifornimenti» di droga (255 chilogrammi tra eroina e cocaina) «effettuati con dei corrieri internazionali». Inoltre «è stato ricostruito un flusso di contante dalla Puglia all'Albania, a pagamento dello stupefacente all'ingrosso, avvenuto tramite autisti d'autobus di linea».
Numerosi i sequestri di stupefacente effettuati in laboratori artigianali adibiti. Di un canale di approvvigionamento albanese per la cocaina aveva parlato qualche anno fa il collaboratore Domenico Milella, ex braccio destro del boss di Japigia Eugenio Palermiti, il cui gruppo aveva dei rapporti con i trafficanti oltre Adriatico.
L'indagine, che ha portato all'arresto di quattro uomini residenti a Bari (Massimiliano Fiore, Nuredin Kiptiu, Erigels Presi e Giovanni Signorile), è quella sul traffico di droga che coinvolgeva anche il nord Europa, il sud America e altri paesi dei Balcani. Dalle primissime luci dell'alba, infatti, è partita una maxi operazione contro il traffico internazionale di stupefacenti, riciclaggio e abuso d'ufficio della Direzione Investigativa Antimafia e delle autorità albanesi, con il supporto dell'Interpol.
L'operazione "Ura" ha previsto l'esecuzione di decreti di sequestro patrimoniali in Albania e in Italia, relativamente a beni mobili e immobili, per un valore di diversi milioni di euro e di due ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Tribunale di Bari e dal Tribunale Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana nei confronti di 52 persone responsabili a vario titolo, di traffico internazionale di ingentissimi quantitativi di sostanze stupefacenti, riciclaggio e abuso d'ufficio.
L'attività investigativa - è detto in un comunicato dell'Antimafia - si incardina nel più ampio progetto investigativo della Dda di Bari e della Spak di Tirana volto a contrastare l'incessante traffico internazionale di cocaina ed eroina. La droga che i gruppi albanesi portavano a Bari arrivava dalla Turchia e dall'America Latina, e serviva a rifornire il clan Palermiti che, effettuate le operazioni di taglio e di confezionamento in panetti, le distribuivano tra le province di Bari, Brindisi e di Lecce.
Le indagini hanno documentato l'utilizzo, da parte degli indagati, della piattaforma Skyecc, attraverso cui venivano presi accordi - con chat considerate sicure, ma decriptate dagli inquirenti - relativamente a «innumerevoli rifornimenti» di droga (255 chilogrammi tra eroina e cocaina) «effettuati con dei corrieri internazionali». Inoltre «è stato ricostruito un flusso di contante dalla Puglia all'Albania, a pagamento dello stupefacente all'ingrosso, avvenuto tramite autisti d'autobus di linea».
Numerosi i sequestri di stupefacente effettuati in laboratori artigianali adibiti. Di un canale di approvvigionamento albanese per la cocaina aveva parlato qualche anno fa il collaboratore Domenico Milella, ex braccio destro del boss di Japigia Eugenio Palermiti, il cui gruppo aveva dei rapporti con i trafficanti oltre Adriatico.