Il Tribunale di Bari
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Cronaca

Pizzo alle bancarelle di Natale. Tre condanne nel clan Strisciuglio

Estorsioni ai venditori abusivi di fuochi: chi non pagava subiva minacce e colpi di pistola. 15 anni al figlio del boss Caldarola

La giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Bari Antonella Cafagna ha condannato a pene dai 2 anni e 4 mesi a 15 anni di reclusione tre imputati, ritenuti affiliati al clan Strisciuglio, finiti a processo (in abbreviato) con l'accusa di aver chiesto il pizzo ai venditori abusivi di fuochi d'artificio del quartiere Libertà di Bari.

Per punire uno dei venditori che si era rifiutato di pagare - secondo le indagini - la notte del 24 dicembre 2018 avrebbero sparato alcuni colpi di pistola contro la saracinesca del suo locale. La pena più alta, ma disposta in continuazione con precedenti condanne già definitive, è stata inflitta al 25enne Ivan Caldarola, figlio del ras del rione Lorenzo. Gli altri due imputati, Antonio Raggi e Saverio De Santis, sono stati condannati rispettivamente a 8 anni e a 2 anni e 4 mesi di carcere.

La giudice ha disposto un risarcimento anche per la Regione Puglia e il Comune di Bari, parti civili nel processo. Agli imputati erano contestati a vario titolo i reati di estorsione aggravata dal metodo mafioso, porto e detenzione d'arma da fuoco e casi di spaccio di droga. Secondo quanto ricostruito - le indagini sono state condotte dalla Squadra Mobile e dirette dal pubblico ministero antimafia Marco D'Agostino - i tre imputati avrebbero chiesto tra i 100 e i 300 euro a bancarella.

In un'occasione, Caldarola avrebbe anche chiesto 4.000 euro, oltre a 1.000 in fuochi di artificio, per «dare il pensiero» al padre Lorenzo e per la «spesa di Natale». L'inchiesta nasce da una più ampia indagine sul controllo dello spaccio a Madonnella e sui contrasti tra i clan Strisciuglio e Palermiti per il dominio sulla piazza.
  • Ivan Caldarola
  • Antonio Raggi
  • Saverio De Santis
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