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Cronaca

Gestivano un traffico di droga in provincia di Bari, dieci condanne

Pene dai 15 ai 6 anni. Al comando dell'organizzazione con base a Capurso ci sarebbe stata una giovane coppia

Dalla base di Capurso avrebbero gestito un traffico di droga con articolazioni in diversi altri comuni della provincia di Bari. Il gup del tribunale di Bari, Valeria La Battaglia, ha emesso condanne per dieci presunti membri di un'associazione criminale attiva nel commercio di stupefacenti, con pene che vanno dai 15 anni e 10 mesi ai 6 anni di reclusione.

Gli arresti erano stati operati nel 2017, per fatti che si sarebbero verificati fra 2015 e 2016. Secondo le indagini dei carabinieri, coordinati dal pm Chiara Giordano, al vertice del gruppo criminale ci sarebbe stata una coppia di 25enni originari di Capurso: il pregiudicato Michele Angelini vicino agli ambienti del clan mafioso Di Cosola (15 anni e 10 mesi di condanna) e Melissa Carlone (destinataria di una condanna a 6 anni e 8 mesi). Lui è accusato di aver gestito il business della droga (hashish, cocaina e marijuana), della quale si sarebbe rifornito dalla Spagna, da Bari Vecchia e da un agricoltore del posto che aveva messo a disposizione i suoi terreni per coltivare marijuana tra i vigneti.

Lei, secondo l'accusa, sarebbe stata incaricata di gestire i contatti con gli acquirenti e la rete dei pusher quando il marito era in carcere. La madre di Angelini, Anna Rita Pasca (condannata a 6 anni e 8 mesi di reclusione), è accusata di aver messo a disposizione casa sua per gli incontri tra i membri dell'organizzazione e per custodire la droga, occupandosi anche di gestire il recupero dei crediti dovuti. Un'amica di Melissa Carlone, Teresa Lamacchia (6 anni e 8 mesi di condanna), sarebbe stata incaricata di custodire in casa armi e munizioni.

Le indagini hanno fatto anche emergere una presunto tentata estorsione per 10mila euro da parte di Angelini ai danni di un imprenditore titolare di una ditta di trasporto per un debito di droga, con minacce di morte e l'esplosione di colpi d'arma da fuoco contro il portone della sua abitazione come intimidazione.


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