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Cronaca
«Quello è il figlio di Tonino Capriati». Tentata estorsione mafiosa, due arresti
Ai domiciliari un dipendente della Levante e «Ceschetto». Al centro la richiesta di risarcire il danno subito da un furgone aziendale
Bari - giovedì 6 novembre 2025
11.07 Comunicato Stampa
«Quello è il figlio di Tonino Capriati». Minacce per una richiesta di risarcimento danni. È per questo che gli agenti della Questura hanno eseguito un'ordinanza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Gabriella Pede, a carico di due persone, con l'accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Gli arrestati sono Giuseppe Morea, 48 anni, di Casamassima, e Francesco Capriati detto «Ceschetto», 48 anni, di Bari, tornato in libertà nel 2022 dopo 17 anni di detenzione per traffico di droga e di armi. L'inchiesta è nata dalla denuncia di un operaio della Levante Logistica, che, dopo aver causato un sinistro stradale con un Fiat Ducato, che l'8 dicembre 2024 aveva riportato gravi danni, si era visto chiedere da Morea (responsabile dell'area mezzi) un risarcimento di 23.400 euro.
Per estinguere il presunto debito, l'operaio avrebbe dovuto lavorare gratuitamente per un'altra società di trasporti. Al suo rifiuto, il responsabile avrebbe coinvolto Capriati, figlio dello storico boss Antonio. L'uomo, infatti, avrebbe tentato di convincere il lavoratore ad accettare l'accordo in un incontro, il 6 febbraio 2025, in un bar di Valenzano. La vittima, però, ha registrato le conversazioni («Quello è il figlio di Capriati e quindi capisci bene chi avevi davanti») e le ha portate agli agenti.
Le indagini hanno permesso di ricostruire la storia, accertando che la richiesta (scesa a 17.000 euro) contenuta non aveva, in realtà, alcun fondamento giuridico. L'approfondimento ha chiarito che l'azienda non poteva avanzare pretese nei confronti dell'operaio, essendo la contestazione tardiva e non conforme alla legge.
Gli arrestati sono Giuseppe Morea, 48 anni, di Casamassima, e Francesco Capriati detto «Ceschetto», 48 anni, di Bari, tornato in libertà nel 2022 dopo 17 anni di detenzione per traffico di droga e di armi. L'inchiesta è nata dalla denuncia di un operaio della Levante Logistica, che, dopo aver causato un sinistro stradale con un Fiat Ducato, che l'8 dicembre 2024 aveva riportato gravi danni, si era visto chiedere da Morea (responsabile dell'area mezzi) un risarcimento di 23.400 euro.
Per estinguere il presunto debito, l'operaio avrebbe dovuto lavorare gratuitamente per un'altra società di trasporti. Al suo rifiuto, il responsabile avrebbe coinvolto Capriati, figlio dello storico boss Antonio. L'uomo, infatti, avrebbe tentato di convincere il lavoratore ad accettare l'accordo in un incontro, il 6 febbraio 2025, in un bar di Valenzano. La vittima, però, ha registrato le conversazioni («Quello è il figlio di Capriati e quindi capisci bene chi avevi davanti») e le ha portate agli agenti.
Le indagini hanno permesso di ricostruire la storia, accertando che la richiesta (scesa a 17.000 euro) contenuta non aveva, in realtà, alcun fondamento giuridico. L'approfondimento ha chiarito che l'azienda non poteva avanzare pretese nei confronti dell'operaio, essendo la contestazione tardiva e non conforme alla legge.



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