Cronaca
Dogna conosceva il suo assassino? Attesa per l'autopsia di domani
Si continua a scavare nella vita del 63enne morto a Santo Spirito. I vicini hanno confermato la lite
Bari - venerdì 10 gennaio 2025
15.46
Lo conosceva. Non è entrato di soppiatto nell'abitazione di Francesco Dogna, il 63enne trovato morto mercoledì nella sua casa del quartiere Santo Spirito di Bari. Non è sgattaiolato nel buio, forse è stato immortalato da una telecamera che si trova a due passi dall'ingresso del civico 14 di via Torino in cui viveva la vittima.
Forse, c'era qualche conto in sospeso con il dipendente della multinazionale Exprivia. Ma molto probabilmente non pensava che sarebbe arrivato a tanto. Così tanto. Colpendolo e non lasciando tregua, fino al suo ultimo respiro in salotto. Così ha aperto la porta, ma ha trovato la morte. Sul corpo dell'uomo, che lì dentro viveva da solo, sarà il medico legale Davide Ferorelli, dell'Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari, a svolgere l'autopsia nella intera giornata di sabato.
Non ci sono novità di rilievo, mentre gli inquirenti, coordinati dal pubblico ministero della Procura della Repubblica del capoluogo pugliese, Carla Spagnuolo che indaga per omicidio, stanno passando al setaccio gli ultimi contatti, messaggi e telefonate dell'uomo, sul delitto in cui ha perso la vita, probabilmente nella notte fra martedì e mercoledì, a Santo Spirito, a due passi dal lungomare Cristoforo Colombo, l'impiegato trovato in una pozza di sangue dalla sorella e da un amico.
Ma le prime ricostruzioni sulla dinamica del fatto di sangue, il primo del nuovo anno a Bari, forniscono forse una certezza, al di là del movente: il dipendente della società molfettese di informatica che lavorava in smartworking conosceva l'uomo che lo avrebbe ammazzato colpendolo al torace ed all'addome. Senza alcuna pietà. Il 63enne «era un uomo troppo buono, mite e affabile», ha detto chi lo conosceva, aveva la passione per le barche e la pesca, ma anche la buona cucina.
Un uomo senza macchie apparenti nella vita. Così è stato descritto da chi aveva contatti. Da Nicola, ad esempio, uno dei suoi amici del rione: «Prendevamo tutti i giorni il caffè, ma mercoledì non si era presentato e non mi rispondeva». Forse Dogna, «che non era in conflitto con nessuno - ha raccontato un altro vicino -, ci sembrava tanto una persona garbata e solare», era perseguitato da qualcuno. Qualcuno che, per fatti ancora poco chiari, forse riteneva di aver subito un torto.
Ma chi? E perché? I Carabinieri della Compagnia di Bari San Paolo stanno tentando di fornire una risposta concreta di fronte a tanta rabbia e follia. Alcuni vicini ascoltati dagli inquirenti baresi avrebbero detto di aver sentito delle urla nella notte tra martedì e mercoledì, urla che potrebbero essere collegate con l'omicidio.
Forse, c'era qualche conto in sospeso con il dipendente della multinazionale Exprivia. Ma molto probabilmente non pensava che sarebbe arrivato a tanto. Così tanto. Colpendolo e non lasciando tregua, fino al suo ultimo respiro in salotto. Così ha aperto la porta, ma ha trovato la morte. Sul corpo dell'uomo, che lì dentro viveva da solo, sarà il medico legale Davide Ferorelli, dell'Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari, a svolgere l'autopsia nella intera giornata di sabato.
Non ci sono novità di rilievo, mentre gli inquirenti, coordinati dal pubblico ministero della Procura della Repubblica del capoluogo pugliese, Carla Spagnuolo che indaga per omicidio, stanno passando al setaccio gli ultimi contatti, messaggi e telefonate dell'uomo, sul delitto in cui ha perso la vita, probabilmente nella notte fra martedì e mercoledì, a Santo Spirito, a due passi dal lungomare Cristoforo Colombo, l'impiegato trovato in una pozza di sangue dalla sorella e da un amico.
Ma le prime ricostruzioni sulla dinamica del fatto di sangue, il primo del nuovo anno a Bari, forniscono forse una certezza, al di là del movente: il dipendente della società molfettese di informatica che lavorava in smartworking conosceva l'uomo che lo avrebbe ammazzato colpendolo al torace ed all'addome. Senza alcuna pietà. Il 63enne «era un uomo troppo buono, mite e affabile», ha detto chi lo conosceva, aveva la passione per le barche e la pesca, ma anche la buona cucina.
Un uomo senza macchie apparenti nella vita. Così è stato descritto da chi aveva contatti. Da Nicola, ad esempio, uno dei suoi amici del rione: «Prendevamo tutti i giorni il caffè, ma mercoledì non si era presentato e non mi rispondeva». Forse Dogna, «che non era in conflitto con nessuno - ha raccontato un altro vicino -, ci sembrava tanto una persona garbata e solare», era perseguitato da qualcuno. Qualcuno che, per fatti ancora poco chiari, forse riteneva di aver subito un torto.
Ma chi? E perché? I Carabinieri della Compagnia di Bari San Paolo stanno tentando di fornire una risposta concreta di fronte a tanta rabbia e follia. Alcuni vicini ascoltati dagli inquirenti baresi avrebbero detto di aver sentito delle urla nella notte tra martedì e mercoledì, urla che potrebbero essere collegate con l'omicidio.