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Attualità
Degrado nel CIE di Palese dal governo Monti in poi: Ministero dovrà risarcire la città di Bari
La sentenza emessa dalla Corte d'Appello del capoluogo pugliese
Bari - venerdì 14 novembre 2025
12.35
Ha fatto molto discutere nelle scorse ore la sentenza con cui la Corte d'Appello di Bari ha condannato il Ministero dell'Interno a risarcire il Comune di Bari con 20mila euro, oltre rivalutazione e interessi, per le condizioni di degrado in cui versa il Centro di identificazione ed espulsione di Palese.
Secondo i giudici baresi non è stata compressa l'immagine della città da un punto di vista turistico ed economico, ma lo Stato avrebbe violato i principi fondamentali dello Statuto comunale, che vede nell'accoglienza, nella solidarietà e nel rispetto della dignità umana alcuni dei suoi pilastri.
Il lungo procedimento era partito nell'ormai lontano 2012 (al governo nazionale c'era Mario Monti sostenuto dal centrosinistra e da Forza Italia), quando gli avvocati Luigi Paccione e Alessio Carlucci avviarono un'azione popolare in sostituzione del Comune, denunciando il grave danno arrecato all'identità storica e sociale della città ritenuta offesa a causa delle condizioni disumane all'interno del Centro.
Secondo i giudici della Corte d'Appello barese, dunque, la mancanza di condizioni minime di accoglienza all'interno del CIE ha comportato un «danno identitario», con l'aggravante che i media avrebbero fatto rimbalzare le notizie in tutta Europa, con nocumento per l'immagine di Bari da un punto di vista della solidarietà, dei principi minimi di rispetto della persona.
Nelle ultime ore è stato palese il tentativo delle parti politiche in lizza per la presidenza della Regione Puglia di affibbiare ciascuna all'altra la paternità della situazione nel Centro di identificazione ed espulsione, ma appare ancor più evidente come la situazione si sia protratta nel tempo e che nessuno, a livello nazionale, possa dirsi immune da responsabilità.
Secondo i giudici baresi non è stata compressa l'immagine della città da un punto di vista turistico ed economico, ma lo Stato avrebbe violato i principi fondamentali dello Statuto comunale, che vede nell'accoglienza, nella solidarietà e nel rispetto della dignità umana alcuni dei suoi pilastri.
Il lungo procedimento era partito nell'ormai lontano 2012 (al governo nazionale c'era Mario Monti sostenuto dal centrosinistra e da Forza Italia), quando gli avvocati Luigi Paccione e Alessio Carlucci avviarono un'azione popolare in sostituzione del Comune, denunciando il grave danno arrecato all'identità storica e sociale della città ritenuta offesa a causa delle condizioni disumane all'interno del Centro.
Secondo i giudici della Corte d'Appello barese, dunque, la mancanza di condizioni minime di accoglienza all'interno del CIE ha comportato un «danno identitario», con l'aggravante che i media avrebbero fatto rimbalzare le notizie in tutta Europa, con nocumento per l'immagine di Bari da un punto di vista della solidarietà, dei principi minimi di rispetto della persona.
Nelle ultime ore è stato palese il tentativo delle parti politiche in lizza per la presidenza della Regione Puglia di affibbiare ciascuna all'altra la paternità della situazione nel Centro di identificazione ed espulsione, ma appare ancor più evidente come la situazione si sia protratta nel tempo e che nessuno, a livello nazionale, possa dirsi immune da responsabilità.


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