
Cronaca
Confisca definitiva per i beni di «Vitino l’Enèl», l'ex cassiere dei Capriati
La Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dalla difesa. L’impero di Vito Martiradonna resta di proprietà dello Stato
Bari - sabato 17 maggio 2025
9.48
È definitiva la confisca dei beni del valore di 22 milioni di euro disposta nel 2021 nei confronti del pregiudicato barese Vito Martiradonna, detto «Vitino l'Enèl», già cassiere del clan Capriati, dei figli Michele e Mariano, di Giovanni Memola, di Michele Buontempo e di Marianna Franchini. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione.
La confisca riguarda 16 società con sedi in Italia e all'estero, Malta, Curacao, Isole Vergini e Seychelles, varie case (tra cui due appartamenti a Londra, altri a Bari e Foggia), conti correnti, automobili, orologi Rolex e Bulgari, gioielli, 50 borse di Chanel, Louis Vuitton e di Valentino, ed è stata disposta dopo che erano diventate definitive le pene, dai 2 ai 3 anni, patteggiate per il loro coinvolgimento in un giro di scommesse illegali. Le confische sono diventate definitive a settembre 2021.
La Direzione Distrettuale Antimafia di Bari contestava agli imputati (in totale i patteggiamenti furono 14, tra cui quello a 1 anno e 10 mesi di reclusione di Tommy Parisi, cantante neomelodico e figlio del boss Savino) di avere creato un sistema transnazionale di scommesse illegali con un giro d'affari di diverse centinaia di milioni di euro, stringendo accordi anche con vari gruppi malavitosi, e per questo, una volta divenuto definitivo il patteggiamento, quei beni erano stati confiscati.
In sei avevano provato a riprenderli, promuovendo al Tribunale di Bari un incidente di esecuzione e sostenendo come quel patteggiamento fosse stato applicato violando la legge, motivo per cui la confisca andava annullata. Tesi che non ha convinto la Cassazione, che ha respinto il ricorso e reso quella confisca definitiva.
La confisca riguarda 16 società con sedi in Italia e all'estero, Malta, Curacao, Isole Vergini e Seychelles, varie case (tra cui due appartamenti a Londra, altri a Bari e Foggia), conti correnti, automobili, orologi Rolex e Bulgari, gioielli, 50 borse di Chanel, Louis Vuitton e di Valentino, ed è stata disposta dopo che erano diventate definitive le pene, dai 2 ai 3 anni, patteggiate per il loro coinvolgimento in un giro di scommesse illegali. Le confische sono diventate definitive a settembre 2021.
La Direzione Distrettuale Antimafia di Bari contestava agli imputati (in totale i patteggiamenti furono 14, tra cui quello a 1 anno e 10 mesi di reclusione di Tommy Parisi, cantante neomelodico e figlio del boss Savino) di avere creato un sistema transnazionale di scommesse illegali con un giro d'affari di diverse centinaia di milioni di euro, stringendo accordi anche con vari gruppi malavitosi, e per questo, una volta divenuto definitivo il patteggiamento, quei beni erano stati confiscati.
In sei avevano provato a riprenderli, promuovendo al Tribunale di Bari un incidente di esecuzione e sostenendo come quel patteggiamento fosse stato applicato violando la legge, motivo per cui la confisca andava annullata. Tesi che non ha convinto la Cassazione, che ha respinto il ricorso e reso quella confisca definitiva.