
Cronaca
"Codice interno", traffico di droga a Bari: 40 condanne. I NOMI
Pene fino a 20 anni in abbreviato: fra questi il boss Eugenio Palermiti e agli altri ritenuti dirigenti, promotori o organizzatori del clan
Bari - domenica 1 giugno 2025
18.38
La giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Bari, Valeria Isabella Valenzi, ha condannato 40 persone, imputate a vario titolo per reati in materia di droga, a pene dai 2 anni e 4 mesi a 20 anni di reclusione. Oltre quattro secoli di carcere per i narcotrafficanti del quartiere Japigia, dunque, mentre sono 8 le assoluzioni.
Il processo, in abbreviato, riguarda una parte dell'inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari "Codice interno" (quella sui legami tra la mafia, la politica e l'imprenditoria in città) dedicata esclusivamente al mondo della droga nel quartiere a sud-est di Bari, su cui comanda il cartello Parisi-Palermiti. I due clan, fino a meno di un decennio fa «confederati», dal 2017 divennero un unico gruppo mafioso con tanto di soci, quote, cassa comune, suddivisione di ruoli e di compiti.
Gli imputati, a vario titolo, sono stati condannati perché ritenuti i partecipi dell'associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti o per la produzione, il trasporto e la detenzione ai fini di cessione di droga, per fatti commessi tra il giugno 2017 e il settembre 2018. Le pene più alte sono state inflitte al boss Eugenio Palermiti (20 anni) e agli altri ritenuti dirigenti, promotori o organizzatori dell'associazione: Raffaele Addante, Filippo Mineccia, Michele Ruggieri e Silvio Sidella.
Condanne alte anche nei confronti del figlio di Eugenio Palermiti, Giovanni (18 anni) e del nipote di Savino Parisi, Radames Parisi (18 anni e 6 mesi). L'inchiesta, coordinata dai pubblici ministeri antimafia Fabio Buquicchio ed Ettore Cardinali, ha documentato la nuova modalità imprenditoriale di gestione del business degli stupefacenti, dalla guerra di mala della primavera 2017 con l'ex sodale traditore Antonio Busco fino al 28 settembre 2018, data dell'arresto di Domenico Milella.
Gli imputati condannati perché ritenuti membri dell'associazione dovranno risarcire la Regione Puglia, costituita parte civile, e ripagare le spese legali sostenute dall'ente. In totale sono 7 gli assolti dai reati contestati «per non aver commesso il fatto»: Paolo D'Amato (avvocati Andrea Melpignano e Carlo Russo Frattasi), Onofrio Addante (Nicola Lerario), Giovanni Ferrante e Nicola Lorusso (Libio Spadaro), Maurizio Larizzi (Raffaele Quarta), Giovanni Masodine e Giovanni Sidella.
10, invece, gli imputati assolti per singoli episodi: Onofrio Addante, Giacomo De Gennaro, Giovanni Ferrante, Maurizio Larizzi, Giovanni Masodine, Emilio Moretti, Giovanni Sidella, Giuseppe Tagarelli, Antonio Teseo e Pasquale Leonardo Tritta, assistiti dai legali Marcello Belsito e Giuseppe Mari. Le motivazioni in 90 giorni.
Il processo, in abbreviato, riguarda una parte dell'inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari "Codice interno" (quella sui legami tra la mafia, la politica e l'imprenditoria in città) dedicata esclusivamente al mondo della droga nel quartiere a sud-est di Bari, su cui comanda il cartello Parisi-Palermiti. I due clan, fino a meno di un decennio fa «confederati», dal 2017 divennero un unico gruppo mafioso con tanto di soci, quote, cassa comune, suddivisione di ruoli e di compiti.
Gli imputati, a vario titolo, sono stati condannati perché ritenuti i partecipi dell'associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti o per la produzione, il trasporto e la detenzione ai fini di cessione di droga, per fatti commessi tra il giugno 2017 e il settembre 2018. Le pene più alte sono state inflitte al boss Eugenio Palermiti (20 anni) e agli altri ritenuti dirigenti, promotori o organizzatori dell'associazione: Raffaele Addante, Filippo Mineccia, Michele Ruggieri e Silvio Sidella.
Condanne alte anche nei confronti del figlio di Eugenio Palermiti, Giovanni (18 anni) e del nipote di Savino Parisi, Radames Parisi (18 anni e 6 mesi). L'inchiesta, coordinata dai pubblici ministeri antimafia Fabio Buquicchio ed Ettore Cardinali, ha documentato la nuova modalità imprenditoriale di gestione del business degli stupefacenti, dalla guerra di mala della primavera 2017 con l'ex sodale traditore Antonio Busco fino al 28 settembre 2018, data dell'arresto di Domenico Milella.
Gli imputati condannati perché ritenuti membri dell'associazione dovranno risarcire la Regione Puglia, costituita parte civile, e ripagare le spese legali sostenute dall'ente. In totale sono 7 gli assolti dai reati contestati «per non aver commesso il fatto»: Paolo D'Amato (avvocati Andrea Melpignano e Carlo Russo Frattasi), Onofrio Addante (Nicola Lerario), Giovanni Ferrante e Nicola Lorusso (Libio Spadaro), Maurizio Larizzi (Raffaele Quarta), Giovanni Masodine e Giovanni Sidella.
10, invece, gli imputati assolti per singoli episodi: Onofrio Addante, Giacomo De Gennaro, Giovanni Ferrante, Maurizio Larizzi, Giovanni Masodine, Emilio Moretti, Giovanni Sidella, Giuseppe Tagarelli, Antonio Teseo e Pasquale Leonardo Tritta, assistiti dai legali Marcello Belsito e Giuseppe Mari. Le motivazioni in 90 giorni.