
Al “Di Venere” di Bari è in funzione il primo tavolo operatorio rotante in Italia
Il Dottor Petrillo: «Rappresenta un salto tecnologico che avvicina il nostro ospedale agli standard dei centri europei più avanzati»
La sua innovazione principale consiste nella possibilità di agganciare e ruotare il paziente all'interno della struttura, posizionandolo nella modalità più idonea alla patologia da trattare. In questo modo si eliminano le manovre manuali di trasferimento e si ottiene un posizionamento più stabile durante tutto l'intervento.
La nuova tecnologia è particolarmente indicata per i pazienti con patologie degenerative della colonna, deformità, instabilità vertebrale o che devono sottoporsi a interventi complessi come le artrodesi.
Durante la visita nel blocco operatorio del presidio di Carbonara, il direttore generale della ASL, Luigi Fruscio, accompagnato dal direttore medico Maurizio Marra, dal responsabile della Neurochirurgia Bruno Romanelli e dal responsabile di Anestesia e Rianimazione Claudio Petrillo, ha dichiarato: "Questo investimento potenzia la qualità dell'assistenza nella Neurochirurgia del Di Venere, centro di riferimento aziendale che effettua 1.200 interventi l'anno, metà dei quali di chirurgia spinale. Rappresenta un salto tecnologico che avvicina il nostro ospedale agli standard dei centri europei più avanzati".
Una piattaforma che migliora la gestione intraoperatoria
La piattaforma (OSI TRIOS) elimina la necessità di sollevare manualmente il paziente e consente il passaggio fluido tra diverse posizioni – prona, supina e laterale – garantendo maggiore continuità operativa e una migliore qualità delle immagini durante l'intervento. Può sostenere fino a 295–300 chili, mantenendo stabilità anche nelle procedure che richiedono un elevato impegno biomeccanico.Il sistema permette di gestire con efficacia le fasi delicate del passaggio della posizione da supina a prona e, grazie all'assenza di compressione addominale, riduce in modo significativo il sanguinamento intraoperatorio. I vantaggi sono concreti: minori perdite ematiche, ridotto ricorso alle trasfusioni, tempi chirurgici più contenuti e un recupero post-operatorio più rapido.
Nei pazienti politraumatizzati consente inoltre di intervenire su più segmenti del rachide, come cervicale e lombare, senza modificare l'assetto del corpo.
"Il tavolo è già operativo – sottolinea il dottor Romanelli – ed è stato utilizzato in sei interventi nell'ultima settimana. In un caso, una paziente con una complessa frattura cervicale ha richiesto un doppio approccio, posteriore e anteriore. Il braccio elettromeccanico del dispositivo ha permesso una gestione estremamente precisa della testa, con regolazioni stabili e una rotazione controllata fino a 180 gradi, realizzando l'intervento in massima efficienza".


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