Luigi de Laurentiis. <span>Foto Ssc Bari </span>
Luigi de Laurentiis. Foto Ssc Bari
Calcio

SSC Bari, De Laurentiis: «Tornare in campo vittoria del calcio. Mi sarebbero piaciuti meno pareggi»

Il presidente biancorosso: «Calciatori e staff sono stati grandi professionisti, c'è unità. Riapertura stadi? Il San Nicola lo permetterebbe»

Torna a parlare il presidente della SSC Bari Luigi De Laurentiis, all'indomani del consiglio Figc che ha ratificato la decisione di tornare a giocare in serie C, disputando i playoff per la quarta promozione e i playout per stabilire le altre sei retrocesse. Una vittoria "politica" del Bari, che si è battuto nelle sedi decisionali del calcio italiano per far sì che fosse il campo a decretare i verdetti e non la media punti, criterio inizialmente adottato dalla Lega pro.

«Sono contento di poter ripensare al Bari - esordisce De Laurentiis, nell'inedita formula della conferenza stampa telematica. Abbiamo vissuto un periodo lento, lungo e complesso, fatto di tante fasi e problematiche. Sono contento per come si sono comportati i calciatori, sono tutti rimasti a Bari tenendosi in allenamento. Il gruppo è molto unito, a partire da Scala e dal mister e da chi ha supportato questa squadra: grandi professionisti che si sono sacrificati per la causa. Con questo periodo ci siamo sentiti più uniti. Faccio i complimenti a Reggina, Vicenza e Monza, promosse in B; ora siamo concentratissimi, siamo partiti con i tamponi e gli allenamenti individuali. Non volevamo perdere neanche un giorno sulla tabella di marcia. Volevamo sfidarci sul campo, sarà un luglio caldissimo, come un mondiale».

Dal punto di vista tecnico e sul tema della riapertura degli stadi in un futuro prossimo, il numero uno del club biancorosso prosegue: «Mi alletta la possibilità di giocare le partite decisive al San Nicola. Sulla riapertura degli stadi mi auguro che man mano si riesca a trovare la quadra, anche in maniera calmierate. Sarei felicissimo di offrire innanzitutto agli abbonati la possibilità di vedere la loro squadra; nessuno stadio si presterebbe più del nostro. Era impossibile che il consiglio federale mettesse d'accordo tante squadre; non posso commentare la decisione di giocare in gara unica, ognuno ha i suoi interessi. Mi è dispiaciuto non aver potuto dimostrare sul campo, in campionato, di essere la migliore seconda. Ci sarebbero voluti troppi soldi per riprendere il campionato, tante squadre hanno detto no. Mi sarebbe piaciuto vedere qualche pareggio in meno, forse è mancato un po' di cinismo; questo avrebbe fatto la differenza. In generale non posso rimproverare nulla a una squadra che ha fatto 25 risultati utili di fila, alla prima stagione in serie C. Nei playoff l'esperienza di Antenucci può contare molto, ma il Bari ha un gioco di squadra e mi auguro che tutti scendano in campo con la fame e la rabbia che ci distingue, altrimenti meglio andare a casa. Ci vorrà una buona forma fisica, dopo tanto tempo bisogna stare attenti agli infortuni. Abbiamo abbastanza settimane per tornare in una buona forma per affrontare sfide intense».

Il Bari è chiamato a non sbagliare se vuole centrare l'obiettivo promozione. In caso di stop o mancata disputa dei playoff per l'emergenza Covid, infatti, l'algoritmo premierebbe la Reggiana: «Il fatto di tornare a giocare è una vittoria per il calcio - sottolinea il presidente. Non resta che vincere. Gli algoritmi sono stati i nostri incubi; se si dovesse arrivare a tanto significherebbe problemi per il Paese e per le leghe del calcio, non lo auguro a nessuno. Per me l'unico pensiero è giocarcela fino in fondo. Mi auguro che ci sia serietà nella comunicazione sui test sanitari, altrimenti andiamo tutti a casa. Dopo ciò che abbiamo passato serve tanta responsabilità. Finché ci permetteranno di giocare e vincere sul campo lo faremo».

A giorni, promette DeLa, il ritorno in Puglia: «Conto di venire a Bari a breve per abbracciare la squadra "a distanza" e per parlare con i ragazzi. Fin qui mi sono sentito costantemente con il mister, con Scala e con il segretario Ippedico. A Scala ho chiesto di mostrare a tutti il documentario "The last dance" su Michael Jordan; una grande iniezione di energia e fiducia. Da ieri c'è ancora più entusiasmo per tornare ad allenarsi e prepararsi a questa sfida. Non c'è nulla che mi preoccupa; sono abituato a lottare. Le avversarie sono tutte temibili, non conosciamo la condizione fisica, c'è l'incognita infortuni. Per tutte le squadre sarà difficile rientrare in campo, sarà motivo di stress».

E sulla programmazione a breve-medio termine il presidente spiega: «Stiamo sondando il territorio per la creazione di un centro sportivo, prima però dobbiamo fare le nostre valutazioni. Difficile capire da ora se ci sarà la possibilità di fare il ritiro a luglio. Siamo già partiti la settimana scorsa con i test, ripartiremo quando saremo tranquilli per fare gli allenamenti di gruppo. Non ci sarà ritiro in questa fase, i nostri professionisti resteranno a casa e si alleneranno allo stadio e all'antistadio; finora c'è stato grande buon senso».

Il presidente chiosa sulla sua esperienza durante il lockdown: «Per settimane non sono uscito di casa. Sono stato molto prudente, al supermercato ho sempre indossato mascherina, guanti e dispositivi. Avere figli piccoli mi ha dato ancora più istinto di salvaguardia personale e verso il prossimo».





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