luigi de laurentiis. <span>Foto Ssc Bari</span>
luigi de laurentiis. Foto Ssc Bari
Calcio

Multiproprietà, vincono i De Laurentiis. Ma per i tifosi del Bari non è una buona notizia

Aurelio e Luigi la spuntano contro l’ex inflessibile Gravina. La piazza rumoreggia: vivacchiare in B non è un’opzione

«Un un atto di buon senso e una scelta che dà respiro a chi in questi anni ha creduto nel rilancio del calcio investendo ingenti risorse economiche». Secondo Aurelio e Luigi De Laurentiis, proprietari e presidenti di Napoli e Bari, la modifica del Noif che sposta al 2028/2029 (anziché al 30 giugno 2024) il limite massimo per sanare la questione multiproprietà è un premio a chi ha investito nel calcio. Dalla loro prospettiva, può anche essere così. I due hanno rinunciato ai ricorsi e alla stucchevole battaglia legale che avevano intrapreso; vuol dire che, effettivamente, sono soddisfatti della piega che ha preso la faccenda.

Aurelio e Luigi De Laurentiis alla fine l'hanno avuta vinta, contro il presidente federale Gabriele Gravina che fino a qualche mese fa si diceva inflessibile sulla questione multiproprietà (nel calcio italiano non si poteva ripetere, per il numero uno Figc, un altro caso torbido come quello Salernitana-Lazio), ma che ora ha decisamente ammorbidito le sue posizioni. Il consiglio federale si è fatto da parte, e un problema che doveva essere risolto nel giro di un paio d'anni adesso viene spalmato su sei. Insomma, la tipica cosa all'italiana: buttiamo la palla in tribuna, al resto ci penseremo più avanti.

Ma la famiglia De Laurentiis non può legittimamente pensare che questa vittoria sia a costo zero. Per i tifosi del Bari, infatti, questa è più di una mezza sconfitta. Eh sì, perché adesso la prospettiva che tutti (o, almeno, molti) qui in città temono è quella di passare sei anni in ammollo nella stasi della serie B, senza ambizioni di promozione. Il che, a ben vedere, è l'esatto opposto dell'etica sportiva: concorrere sapendo di non poter vincere, perché in A insieme al Napoli non si può stare, non fa decisamente piacere a nessuno. Tantomeno a una piazza come quella di Bari, che ha tanto sofferto e che, a torto o a ragione, si sente di appartenere ai massimi vertici del calcio italiano, e di dover ambire addirittura ai palcoscenici internazionali. Un desiderio che, almeno al momento, sembra destinato a restare nel cassetto ad accumulare un bel po' di polvere.

Già, perché adesso le strade sono tre. La prima: il Bari rimane a macerare per sei anni in serie B, avendo come unico obiettivo quello di non tornare nel posto da dove è venuto (la serie C). Sembrerebbe l'opzione principale, quella che consentirebbe a babbo Aurelio di "continuare a divertirsi" con i biancorossi, il vero motivo (come lui stesso ha dichiarato) per cui ha intrapreso questo braccio di ferro con la Figc. Cosa intenda, poi, AdL con "divertirsi" è tutto da scoprire: se pensa che i baresi popoleranno in massa lo stadio per una squadra da mezza classifica in serie B, allora è parecchio fuori strada. Basta "studiare" un po' di storia recente del club per capirlo (tipo i 52 paganti di Bari-Cittadella).

Un'opzione, però, più che viva allo stato attuale delle cose, e che di conseguenza rende meno probabili le altre due. La seconda, infatti, prevede che il Bari lotti per la serie A e, se riesce a raggiungerla, che i De Laurentiis si trovino nella condizione di dover vendere in fretta e furia, esattamente come è successo alla Salernitana di Lotito, che da dopo Natale lo scorso anno ha compiuto un vero miracolo sportivo (la cui cifra è l'irripetibilità, a ben guardare). La terza: i DeLa utilizzeranno questi sei lunghi anni per trovare qualcuno che compri il Bari.

E no, non manca niente. Perché il Napoli, nonostante le feroci contestazioni, è quasi impossibile che venga venduto. D'altra parte, il club azzurro rappresenta il 90% del bilancio della FilmAuro, e per venderlo AdL chiede bonifici a sette cifre o giù di lì; con i tempi che corrono, sembrerebbe come minimo assai improbabile. E poi, diciamocelo francamente: il Napoli è una squadra di vertice del calcio italiano, pur con tutti i problemi del caso ogni anno lotta per scudetto e qualificazione in Champions, vale la pena mollare tutto e ricominciare dal basso con il Bari?

Ora, però, ci vuole un po' di chiarezza, almeno questo i De Laurentiis lo devono alla piazza. Anche perché i tifosi del Bari hanno bisogno di saperne di più e di uscire dal rebus che padre e figlio hanno contribuito fattivamente a creare. Papà Aurelio dice di aver rifiutato tre offerte arrivate per il Bari, il figlio Luigi dice, invece, che a lui di offerta non ne è arrivata neanche mezza. Delle due, l'una: o c'è un enorme difetto di comunicazione all'interno della famiglia, oppure c'è un enorme (e ancor più grave) difetto di comunicazione tra la famiglia e l'esterno. E nelle piazze della città, fisiche e virtuali, l'umore dei tifosi ha già iniziato a ribollire.

È il caso che LdL si esprima, senza giri di parole, magari già a partire da oggi, in occasione della presentazione delle nuove maglie della SSC Bari per la serie B 2022/'23. D'altronde, l'obiettivo dei 12mila abbonamenti l'ha fissato proprio lui, ma con questi chiari di luna all'orizzonte sembrerebbe un'aspettativa fin troppo ottimistica. Bari vive di umori, e una mazzata del genere nel bel mezzo della campagna abbonamenti equivale a un colpo di zappa sull'alluce; fa parecchio male. A questo punto, accelerare sul mercato e portare a casa qualche buon nome per la categoria contribuirebbe almeno a stemperare un pochino gli animi.

Una cosa è certa: la tifoseria biancorossa ha sempre avuto fiducia nella famiglia De Laurentiis, anche quando il Bari prendeva legnate dalla FeralpiSalò. Forse è arrivato il momento di vuotare il sacco e scoprire le carte in tavola. Aurelio ha tirato fuori i soldi e, giustamente, si vuole divertire; ma non sulla pelle dei tifosi.
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