inaugurazione anno accademico
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Scuola e Lavoro

Università di Bari, inaugurazione anno accademico senza il ministro Bussetti

Il titolare del MIUR richiamato a Roma per un Consiglio dei Ministri straordinario. Link protesta: «Insufficienti 60 milioni»

L'ospite d'onore dell'inaugurazione del novantaquattresimo anno accademico dell'Università di Bari, il ministro dell'Istruzione Marco Bussetti, non c'è. L'esponente leghista, che ieri era a Bari per visitare alcuni plessi scolastici e universitari, è stato richiamato d'urgenza questa mattina a Roma per un Consiglio dei Ministri straordinario. Nell'aula magna Cossu dell'ateneo barese sono comunque intervenuti il magnifico rettore Antonio Felice Uricchio, il Presidente della Conferenza dei Rettori, prof. Gaetano Manfredi, il Direttore Generale, avv. Federico Gallo, il Rettore dell'Università di Slesia Katowice, prof. Andrzej Kowalczyk, il Visiting Professor Uniba – Università di Huddersflield – Università di Heriot Watt, prof. Pierre De Gioia Carabellese, il Rappresentante del Personale Tecnico amministrativo, dott. Michele Poliseno e la Rappresentante degli Studenti, Sig.a Marialuisa Sveva Marozzi.

Il ministro leghista Bussetti ha comunque lasciato un video-messaggio di saluto, proiettato a inizio cerimonia (alla presenza delle più alte cariche civili e militari), in cui ha ricordato che «Bari è un punto centrale nel futuro prossimo dello spazio geo-politico del Mediterraneo allargato. Nell'orizzonte della globalizzazione la nostra società sta vivendo cambiamenti epocali. Il faro simbolo dell'Università di Bari è un punto fisso per i naviganti; l'università è la luce che ci guida verso il futuro. L'essenza dell'Europa è il suo spirito critico e l'università è la sua forma più potente; senza di essa non esiterebbe Europa. E poiché l'università è un'invenzione italiana, possiamo dire che senza l'Italia non esiste l'Europa. Dalla rinascita dell'università nasce il sogno europeo, fatto di dignità, rispetto per le differenze fra i paesi e delle loro tradizioni». Bussetti ha aggiunto che il governo sta «Lavorando per garantire un diritto allo studio effettivo. Volgiamo promuovere sviluppo per accrescere l'occupazione dei laureati e colmare il gap fra offerta formativa e mondo del lavoro. In questi 6 mesi abbiamo già stanziato 100 milioni in più all'anno per il fondo di finanziamento alle università e assumiamo 1000 ricercatori in più. Portiamo a 900 le borse di studio per le specializzazioni in medicina e abbiamo già aumentato i posti disponibili per medicina, odontoiatria, veterinaria, architettura. Ho anche predisposto la possibilità di iscriversi a due corsi di laurea e le imprese vengono incentivate ad assumere giovani laureati con lode e dottori di ricerca».

Per il ministro Bussetti, inoltre, l'Università di Bari "Aldo Moro" è «Un'eccellenza del panorama italiano. Gli investimenti in internazionalizzazione e capacità di collaborazione con le imprese hanno portato questo ateneo a essere per il rapporto Censis 2018 il primo del Sud e sesto in Italia. Inserimento dei giovani nel mondo lavorativo e dialogo con la città rendono questa università un baluardo contro la migrazione degli studenti del Sud verso il Nord. Evitare tale spostamento è fondamentale per far crescere Bari e la Puglia; la storia di questo ateneo parte da lontano e ha un punto di svolta grazie ad Aldo Moro, figura decisiva per la storia del nostro paese. Scopo dell'impegno di Moro era per i giovani: costruire una società più umana in cui ognuno potesse essere se stesso. Scuole e università sono un ponte verso la vita, sono la linfa vitale della democrazia».

Una posizione che, però, non convince le associazioni studentesche. Link Bari ha contestato il ministro Bussetti a inizio cerimonia fuori dall'aula magna: «Abbiamo deciso di essere qui stamattina per far comunque sapere al ministro qual è la posizione degli studenti in merito alle politiche intraprese dal nuovo governo - dice Rossella Falco di Link Bari. Avevano promesso tanti fondi e una revisione del piano stilato dal precedente governo su università, scuola e ricerca ma al momento nulla è cambiato. Vogliamo sottolineare la felicità con cui il governo annunciava i 60 milioni di finanziamento per il diritto allo studio in favore di tutti gli atenei italiani; sappiamo però benissimo che tale cifra non sarebbe sufficiente neanche per gli atenei del Sud, neanche per far rialzare interi dipartimenti in ginocchio. Soprattutto la ricerca vede ancora più di metà personale combattere contro il precariato».

Nel suo ultimo discorso inaugurale da rettore, in vista della scadenza del mandato nel 2019, Antonio Uricchio ha ricordato i passi avanti fatti nell'ultimo quinquennio dall'Università di Bari. «Chiudiamo oggi le iniziative per quarantennale dalla morte di Aldo Moro, che ha dedicato amore, impegno e passione per la nostra istituzione - dice Uricchio. Quella di UniBa è una comunità pulsante e ricca di entusiasmo: questa università ha saputo mettersi al ritmo della vita e ha saputo affrontare appena cinque anni fa un pesante indebitamento, il blocco assunzionale e la diminuzione dei docenti. Molte di queste sfide sono state vinte: oggi abbiamo un debito quasi pari a zero e registriamo un miglioramento degli indici finanziari. Migliora di pari passo la qualità della ricerca e cresce il numero degli studenti. Una rivoluzione silenziosa: abbiamo rafforzato i rapporti col territorio e stimolato processi di creatività giovanile, abbiamo promosso il progresso tecnologico e potenziato attività di orientamento creando un'agenzia del placement. Abbiamo anche sostenuto il diritto allo studio con l'innalzamento della soglia di esenzione dalle tasse a 18 mila euro Isee e abbiamo istituto borse di studio in nome di Aldo Moro, nonché migliorato l'edilizia con molti investimenti. Siamo arrivati a quasi 12 mila unità di immatricolazioni e abbiamo migliorato tutti i ranking: siamo fra le prime 400 università al mondo».

Compiuto il processo di risanamento, ora bisogna guardare al futuro con ambizione: «Quello che è ancor più importante dei numeri è l'atmosfera che si respira in questi luoghi - conclude Uricchio. Qui c'è un forte senso di comunità , di università impegnata nel sociale e che ha saputo tessere rapporti con imprese e istituzioni. Il miglioramento non deve farci perdere di vista sfide ancora più ambiziose come le politiche per l'internazionalizzazione. Sono circa 800 gli studenti stranieri ed è aumentato il numero dei visiting professor. Politiche di terza missione, connessione fra economia, innovazione attraverso conoscenze specialistiche sono i nostri futuri obiettivi. Occorrono ancora più laureati e ricercatori: siamo penultimi come laureati in Europa fra i 25 e 34 anni. Ancora più basso il numero degli imprenditori e dei manager laureati: solo il 22%. L'ultimo decennio ha comportato diminuzione degli investimenti in università e ricerca. Occorre invertire la tendenza, solo arrestata nell'ultimo biennio. Occorre semplificare modelli burocratici. Il grande merito di Aldo Moro è stato l'aver collegato cultura e società. Il nostro ateneo è impegnato nel l'innovazione didattica: noi siamo un ponte per i nostri studenti».
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