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L'impatto del decreto dignità sul settore gambling

Non sarebbe efficace per contrastare il gioco illegale

Il decreto dignità, varato e approvato dall'ormai ex governo gialloverde, è in vigore all'incirca da un anno e mezzo: un tempo certo non lunghissimo, ma sufficiente per provare a trarre le prime conclusioni o perlomeno riflessioni sulla sua efficacia. Firmato da Di Maio il 2 luglio 2018 e definitivamente impostato l'11 agosto dello stesso anno, si concentrava fondamentalmente su quattro punti portanti.

Le semplificazioni fiscali; la disincentivazione alla delocalizzazione; la lotta alla precarietà, lo stop alla pubblicità dei giochi che prevedono premi in denaro. Come era abbastanza prevedibile che accadesse, ai tempi tutte le principali attenzioni si concentrarono sul terzo punto, poiché di scottante attualità: la lotta alla precarietà, che il decreto si proponeva di perseguire attraverso la modifica del Jobs Act. Noi, invece, prenderemo in considerazione gli effetti del decreto dignità sul settore gambling, a poco più di un anno di distanza temporale.

Decretò dignità: quali erano gli obiettivi

Il quarto punto del decreto dignità era legato a qualsiasi tipo di pubblicità di giochi a premi in denaro, che avrebbe dovuto essere completamente estirpata. Questo, per dare un segnale forte, netto e indiscutibile nel contrasto alla purtroppo costantemente crescente ludopatia. "Ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di introdurre strumenti volti a consentire un efficace contrasto alla ludopatia". Non a caso era proprio questa la premessa della sezione del decreto che stiamo analizzando.

Partendo dal presupposto che i contratti di pubblicità già in corso al momento dell'approvazione del decreto facevano eccezione al nuovo regolamento (e dovevano continuare a far riferimento alla normativa precedente) la misura presa era stata abbastanza drastica: divieto assoluto per ogni forma di pubblicità, diretta o indiretta, relativa a giochi o scommesse che comportavano la vincita in denaro. I siti e le piattaforme protette come quelle proposte da casinoonlineaams.com vedevano quindi completamente bloccata qualsiasi tipologia pubblicitaria, su ogni canale comunicativo esistente.

In caso di infrazione del regolamento, la salata pena consisteva in una multa - con importo minimo di 50.000€ per ogni singola violazione - commutata dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni grazie alla legge 24 novembre 1981, n. 689. Ogni tipo di provento ricavato da queste sanzioni, era stabilito, sarebbe stato devoluto al Ministero per la Salute nell'ottica di essere destinato a un fondo per il contrasto al gioco d'azzardo.

Quel è l'impatto effettivo sul settore gambling

Passiamo adesso all'altro lato della medaglia, ovvero un'analisi della situazione odierna. Perché, sebbene le restrizioni si presentassero come severe, ben strutturate e schematizzate a dovere, la pratica nel quotidiano ha dimostrato che in realtà non era proprio così. Qual è stato quindi l'effetto concreto sul settore gambling? Possiamo dire che a tutti gli effetti sia stato negativo, con un danneggiamento reale del settore quantificabile in cifre milionarie.

Prima di prendere in analisi quali siano stati i problemi riscontrati fino a questo momento, ricordiamo che il lasso di tempo trascorso non è ancora massiccio e che sono già in atto alcune piccole modifiche migliorative. Ma finora, quel che è emerso è che la nuova legge presentava parecchie lacune legate a specifici casi e situazioni, e in alcuni punti si trovava ad essere addirittura in contrasto con altre leggi precedenti riguardanti la tematica.

La sostanziale inefficacia sarebbe più che altro dimostrata dal fatto che la legislazione precedente in materia di gioco d'azzardo era stata stipulata con il chiaro obiettivo di contrastare in maniera mirata le forme di gioco illegali, mentre questo nuovo decreto – riguardando tutto il gioco in maniera generica – colpisce con più forza i mezzi legali, causando ad essi danni maggiori di quelli che si riflettono effettivamente su quelli che invece leciti non sono.
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