Samantha Partipilo
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Scuola e Lavoro

Ex OM, UGL non firma: «Noi contrari, denunciamo le modalità con cui si è giunti all'accordo»

Samantha Partipilo, segretario provinciale, ai nostri microfoni mette i puntini sulle i in merito a quanto ha portato al protocollo di intesa con Selektica

Nella tarda serata di ieri è giunta la notizia della firma del protocollo d'intesa che sembra dare nuovo slancio alla vertenza degli ex Om. Ma non tutti sono d'accordo, UGL presente al tavolo non ha firmato e resta della sua posizione ritenendo il piano di Selektica inadeguato in quanto non permette a tutti gli operai di essere assunti, oltre a fare distinzioni anche tra coloro che faranno parte del progetto. BariViva ha voluto fare il punto della situazione con Samantha Partipilo, segretario provinciale UGL Metalmeccanici.

Cerchiamo prima di tutto di capire, cosa è successo ieri? e come avete intenzione di muovervi ora?

«Abbiamo inviato già, in merito a quanto accaduto nella riunione di ieri, una comunicazione al Mise per sottolineare il nostro disappunto in merito al protocollo firmato, anche perché nonostante la nostra presenza nella giornata di ieri la sigla UGL nel protocollo non compare, in quanto abbiamo espresso il nostro disaccordo. Durante quasi tutta la giornata la Regione Puglia ha condotto una trattativa a porte chiuse con il comune di Modugno e l'Ager, dalle 11.30 alle 18.30, solo in tarda serata al tavolo è stata chiamata Selektica. A noi sindacati è stato presentato un protocollo da firmare, senza darci la possibilità di leggerlo ed entrare nel merito. Il testo è stato letto a voce alta come se fosse un atto notarile e poi si è proceduto con la firma. Ci hanno tagliato fuori dalla trattativa, cosa di fatto non consentita, e non hanno nemmeno permesso che il nostro disappunto fosse riportato sul protocollo d'intesa».

Cosa cambia rispetto a quanto presentato finora nel protocollo d'intesa a cui si è arrivati?

«Il protocollo d'intesa firmato cambia di poco rispetto al progetto già presentato da Selektica. Alla fine, il Comune di Modugno a ceduto alle pressioni della Regione Puglia e alle richieste dell'azienda, e nel protocollo ora è scritto che procederà alla locazione del capannone e tra due anni, solo dopo che verranno fatte le 128 assunzione promesse, trasferirà la proprietà dello stesso, contravvenendo di fatto ad un decreto che vincolava il trasferimento delle proprietà all'assunzione di tutti gli operai. Alla stessa Tua Industries il capannone fu ceduto solo dopo l'assunzione di tutti al punto che i contratti furono allegati all'atto notarile. E contravvenendo anche ad una delibera dello stesso comune di Modugno, approvata a maggioranza, che dava lo stesso vincolo. Sinceramente non ci aspettavamo che l'amministrazione cedesse su questo punto».

Vuole spiegarci la vostra posizione? Perché non avete firmato?

«L'accordo sindacale che avevamo siglato e di cui tanto si è parlato in questi giorni era una ipotesi di accordo, che avrebbe dovuto essere votata dai lavoratori, cosa che non è mai successa. Noi abbiamo voluto mantenere la nostra linea e non abbiamo ceduto perché riteniamo che la garanzia dell'occupazione sia sacrosanta. I lavoratori non attendono da 8 anni una ricollocazione parziale, e nemmeno una differenziazione tra gli assunti tra part-time e full-time, tempo determinato e tempo indeterminato. Noi oggi denunciamo le modalità con cui si è giunti alla firma di questo protocollo e le pressioni esercitate sulle parti dalla Regione Puglia».

Per concludere, vuole entrare nel merito del discorso cassa integrazione? quante possibilità ci sono che si riesca ad avere quella relativa al 2018?

«La richiesta per la cassa integrazione in deroga per il 2019 e il 2020 si poteva fare già da settembre, grazie all'art. 44 del Decreto Emergenze emanato dal Governo in seguito al crollo del ponte Morandi a Genova. È falso dichiarare che fosse necessaria la presenza di un soggetto giuridico, anche perché anche ora l'azienda ancora non esiste dato che ci sarà davvero tra due anni. Per quanto invece riguarda la cassa integrazione del 2018, inserita anche nel protocollo, ritengo sia solo fumo negli occhi messo per far contenti i lavoratori, stremati da mesi senza alcun sostentamento economico. Questo perché non esiste legalmente la possibilità che un'azienda versi, anche volontariamente, dei soldi per coprire i sussidi degli operai di un'altra azienda che ha dichiarato fallimento. Lo stesso giudice tutelare ha ribadito che nel caso in cui venisse fatto il versamento di 250 mila euro di cui si parla, tali soldi essendo il fallimento incapiente finirebbero ai creditori e non andrebbero di certo a pagare la cassa integrazione degli operai. Ricordiamo che la Tua Industries ha un fatturato pari a 0 e non ha mai lavorato».
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