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Cronaca

Assenteismo al Porto di Bari, sotto indagine dieci vigilantes

Nuovo fascicolo nell'inchiesta sul clan mafioso Capriati. S'ipotizza il reato di truffa a danno dell'Autorità Portuale

Un nuovo fascicolo si apre nell'indagine che un mese fa portò all'arresto di 18 esponenti del ricostituito clan mafioso barese Capriati. Sotto la lente d'ingrandimento della Procura della Repubblica sarebbero finiti dieci vigilantes che lavoravano al Porto di Bari, sotto contratto con la cooperativa Ariete.

Gli indagati, secondo quanto riporta l'edizione odierna de "La Gazzetta del Mezzogiorno", si sarebbero allontanati durante i turni di lavoro dall'area portuale che dovevano presidiare per dedicarsi ad altre faccende, molte delle quali di natura illecita.

L'ipotesi di reato che si fa strada in questo nuovo fascicolo d'indagine, stando a qual che scrive la "GdM", sarebbe di truffa nei confronti dell'Autorità Portuale. Le indagini svolte dalla Polizia di Stato avrebbero portato a dimostrare che i pregiudicati dipendenti della cooperativa Ariete (società che a tutt'oggi si occupa della gestione dei traffici veicolari nell'area dello scalo barese) s'incontrassero al di fuori del perimetro portuale durante le ore di servizio. Subito dopo l'annuncio degli arresti da parte della PS, Ariete si era dichiarata estranea ai fatti, affermando di aver "ereditato" i dipendenti dalle precedenti gestioni, per poi sospendere tre operatori.

La grossa operazione condotta ad aprile 2018 dalle forze dell'ordine aveva portato all'arresto anche di Filippo Capriati, fratello e braccio destro del boss Antonio Capriati già condannato all'ergastolo.
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