parco ospedale pediatrico giovanni xxiii
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Scuola e Lavoro

Aggressione all'ospedale pediatrico di Bari, la Fp Cgil: «Da eroi a vittime sacrificali»

Le proposte del sindacato contro il fenomeno della violenza sugli operatori sanitari

«L'ennesima violenta aggressione a un medico dell'ospedale Giovanni XXIII di Bari conferma che i tagli a servizi e personale hanno creato gravi ripercussioni sia nei confronti dell'utenza sia nei confronti degli operatori che vengono additati come responsabili dei disservizi». Lo dichiarano Ileana Remini e Giuseppe Tarantino, segretaria generale e coordinatore dei medici della Fp Cgil Bari.

I due dirigenti sindacali rincarano: «Per questo come Fp Cgil Bari esprimiamo tutta la nostra solidarietà al medico aggredito ed a tutti gli operatori sanitari che ogni giorno nella nostra provincia sono esposti a forme di violenza ed aggressione. Continueremo a combattere e contrastare questa situazione intollerabile».

Si tratta, specifica il sindacato, di una media di oltre 2mila casi l'anno (dati sottostimati perché spesso gli operatori non denunciano le aggressioni verbali, le minacce, le intimidazioni). Per il 75% riguarda donne, il 60% sono minacce, il 20% percosse, il 10% minacce a mano armata e il restante 10% vandalismo. «La Puglia ha pagato il suo tributo di sangue con due dottoresse assassinate durante il lavoro e altre hanno subito violenza sessuale».

Al primo posto nella classifica dei luoghi maggiormente colpiti dalla violenza ci sono i pronto soccorso, ricostruisce il sindacato, ma non mancano i casi di aggressioni nei centri di salute mentale, 118, guardia medica, ambulatori, case di riposo, penitenziari.

«Le lunghe attese nelle zone di emergenza favoriscono nei pazienti e accompagnatori uno stato di frustrazione per l'impossibilità di ottenere subito le prestazioni richieste. Il personale ridotto durante alcuni momenti di maggiore attività (trasporto pazienti, visite, esami diagnostici) spesso con la presenza di un solo operatore a contatto con il paziente, determina una situazione a grave rischio. Anche le campagne denigratorie di questi anni contro i dipendenti pubblici ha reso le condizioni di lavoro sempre più difficili», la denuncia di Fp Cgil.

Il sindacato rincara «È ora di mettere in atto azioni incisive e concrete, a partire dalla piena applicazione della Legge 113/2020 per "Prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari"».

Domenico Ficco, segretario generale della Fp Cgil Puglia, e Antonio Mazzarella, coordinatore Medici Cgil Puglia, avanzano le loro proposte.

«Alla Regione e alle Aziende chiediamo di dare attuazione al progetto regionale "SIRGIS" del 2018, rimasto sulla carta, che consiste nel:
• Promuovere la diffusione delle buone prassi in materia di sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie, anche nella forma del lavoro in equipe
• Promuovere lo svolgimento di corsi di formazione per il personale sanitario finalizzati alla prevenzione e alla gestione delle situazioni di conflitto nonché a migliorare la qualitá della comunicazione con gli utenti.
• stipulare protocolli operativi con le Forze di Polizia(come è stato fatto meritoriamente nei giorni scorsi tra la ASL di Taranto e il Questore al SS Annunziata)
•Monitorare l'attuazione delle misure di prevenzione e protezione a garanzia dei livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro
• Costituirsi parte civile a seguito di episodi di violenza previa segnalazione formale all'autorità giudiziaria dell'episodio;
• Risarcire i giorni di assenza per malattia o infortunio del personale aggredito;
• Rivedere il DVR in base al rischio di esposizione alle aggressioni, sia ospedaliero che territoriale con il massimo coinvolgimento dei RLS.
Gli interventi devono essere definiti all'interno del piano - programma aziendale di gestione del rischio».
  • Cgil
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