Scuola e Lavoro
A Bari protestano i braccianti, Aboubakar Soumahoro: «Regione non fermi nostra emancipazione»
La manifestazione dei lavoratori agricoli migranti: «Torretta Antonacci non deve diventare un centro di accoglienza»
Bari - giovedì 9 luglio 2020
13.36
I braccianti agricoli scendono in strada e protestano contro il governo regionale. Stamattina la manifestazione sul lungomare di Bari, davanti alla sede della presidenza della Regione Puglia, dei lavoratori migranti del foggiano: circa trecento sono arrivati con cinque pullman da Borgo Mezzanone e Torretta Antonacci, le due principali comunità di lavoratori agricoli in provincia di Foggia. A guidare la protesta Aboubakar Soumahoro, il sindacalista dei lavoratori agricoli migranti, che a Bari hanno portato simbolicamente le cassette piene di frutta e ortaggi raccolti nei campi del Foggiano.
Nel mirino dei lavoratori, convocati dal sindacato Usb, la delibera del 22 giugno con cui la Regione Puglia - secondo i manifestanti - avrebbe messo fine all'autogestione della comunità di Torretta Antonacci, alle porte di Foggia, trasformandola in una sorta di centro d'accoglienza controllato per ingressi e uscite, con l'obbligo di dichiarare cosa si porta all'interno. Un sistema che - denuncia Soumahoro nel suo discorso - rallenta l'emancipazione sindacale dei braccianti agricoli, delegando la gestione dell'area alle associazioni di volontariato e alle «Imprese dell'assenzialismo», come dice il sindacalista.
Manifestanti che, inoltre, rivendicano di «Essere andati a lavorare in campagna durante il lockdown per portare il cibo sulle tavole della comunità, senza diritti, garanzie e dispositivi di protezione», continua Soumahoro. Adesso chiedono «Un permesso di soggiorno per emergenza sanitaria convertibile in permesso di lavoro», prosegue il sindacalista italo-ivoriano. Dal governo centrale i braccianti agricoli migranti si aspettano la regolarizzazione della loro posizione sociale e lavorativa, documenti e una sistemazione dignitosa per le loro vite.
«Da quattro anni i braccianti di Torretta Antonacci, Borgo Mezzanone e di altri insediamenti agricoli hanno intrapreso un percorso di autoemancipazione - continua Soumahoro. Oggi siamo sotto attacco da parte dell'amministrazione regionale, attraverso la politica dell'assistenzialismo che ostacola questo percorso di emancipazione sindacale. Da anni in Puglia continuiamo a lavorare nel fango, con la pioggia e con il sole, costretti a vivere nella miseria e fra le lamiere; anziché accompagnare questo percorso si è deciso di mettere in piedi progetti che creano muri fra i lavoratori e la loro emancipazione. Abbiamo così deciso di presentarci qui e dire a Emiliano di sedersi al tavolo con noi, perché la lotta al caporalato si fa con gli stivali ai piedi, non al chiuso in stanze lussuose». L'indice accusatore di Soumahoro e delle organizzazioni che chiedono diritti e tutele per i migranti è puntato contro i «Finanziamenti comunitari - continua Aboubakar Soumahoro. Si tratta di progetti presentati da Puglia, Calabria, Campania, Sicilia e Basilicata e che valgono diversi milioni di euro. Queste cinque regioni hanno ricevuto 12milioni 799mila euro per l'assistenza e l'uscita individuale dei braccianti dallo sfruttamento; questo si fa sostenendo la sindacalizzazione e l'emancipazione dei lavoratori, non costruendo percorsi di inutile assistenzialismo».
Al termine della manifestazione i braccianti hanno incontrato Mario Loizzo, presidente del consiglio regionale della Puglia. Soumahoro commenta così: «Una bellissima giornata di lotta conclusa con la vittoria dei braccianti, che oggi hanno ottenuto l'impegno della Regione Puglia che non ci sarà nessuna iniziativa per trasformare l'insediamento dei braccianti in un centro di accoglienza. Saranno i braccianti a gestire l'insediamento, non ci sarà spazio per gli imprenditori dell'assistenzialismo. Ora ci attendiamo impegni concreti dalla Regione per accompagnare il processo, in corso, di emancipazione socio-lavorativo dei braccianti».
Nel mirino dei lavoratori, convocati dal sindacato Usb, la delibera del 22 giugno con cui la Regione Puglia - secondo i manifestanti - avrebbe messo fine all'autogestione della comunità di Torretta Antonacci, alle porte di Foggia, trasformandola in una sorta di centro d'accoglienza controllato per ingressi e uscite, con l'obbligo di dichiarare cosa si porta all'interno. Un sistema che - denuncia Soumahoro nel suo discorso - rallenta l'emancipazione sindacale dei braccianti agricoli, delegando la gestione dell'area alle associazioni di volontariato e alle «Imprese dell'assenzialismo», come dice il sindacalista.
Manifestanti che, inoltre, rivendicano di «Essere andati a lavorare in campagna durante il lockdown per portare il cibo sulle tavole della comunità, senza diritti, garanzie e dispositivi di protezione», continua Soumahoro. Adesso chiedono «Un permesso di soggiorno per emergenza sanitaria convertibile in permesso di lavoro», prosegue il sindacalista italo-ivoriano. Dal governo centrale i braccianti agricoli migranti si aspettano la regolarizzazione della loro posizione sociale e lavorativa, documenti e una sistemazione dignitosa per le loro vite.
«Da quattro anni i braccianti di Torretta Antonacci, Borgo Mezzanone e di altri insediamenti agricoli hanno intrapreso un percorso di autoemancipazione - continua Soumahoro. Oggi siamo sotto attacco da parte dell'amministrazione regionale, attraverso la politica dell'assistenzialismo che ostacola questo percorso di emancipazione sindacale. Da anni in Puglia continuiamo a lavorare nel fango, con la pioggia e con il sole, costretti a vivere nella miseria e fra le lamiere; anziché accompagnare questo percorso si è deciso di mettere in piedi progetti che creano muri fra i lavoratori e la loro emancipazione. Abbiamo così deciso di presentarci qui e dire a Emiliano di sedersi al tavolo con noi, perché la lotta al caporalato si fa con gli stivali ai piedi, non al chiuso in stanze lussuose». L'indice accusatore di Soumahoro e delle organizzazioni che chiedono diritti e tutele per i migranti è puntato contro i «Finanziamenti comunitari - continua Aboubakar Soumahoro. Si tratta di progetti presentati da Puglia, Calabria, Campania, Sicilia e Basilicata e che valgono diversi milioni di euro. Queste cinque regioni hanno ricevuto 12milioni 799mila euro per l'assistenza e l'uscita individuale dei braccianti dallo sfruttamento; questo si fa sostenendo la sindacalizzazione e l'emancipazione dei lavoratori, non costruendo percorsi di inutile assistenzialismo».
Al termine della manifestazione i braccianti hanno incontrato Mario Loizzo, presidente del consiglio regionale della Puglia. Soumahoro commenta così: «Una bellissima giornata di lotta conclusa con la vittoria dei braccianti, che oggi hanno ottenuto l'impegno della Regione Puglia che non ci sarà nessuna iniziativa per trasformare l'insediamento dei braccianti in un centro di accoglienza. Saranno i braccianti a gestire l'insediamento, non ci sarà spazio per gli imprenditori dell'assistenzialismo. Ora ci attendiamo impegni concreti dalla Regione per accompagnare il processo, in corso, di emancipazione socio-lavorativo dei braccianti».