
Eventi e cultura
A Bari la mostra fotografica “Immagini della follia tra memoria e progetto” con Uliano Lucas
Una mostra che apre a nuovi sguardi e che racconta la vita all’interno degli ospedali psichiatrici prima, durante e dopo il sessantotto
Bari - venerdì 27 giugno 2025
17.45
Una macchina fotografica e tanta voglia di raccontare storie mai raccontate: questo è stato da sempre l'obiettivo di Uliano Lucas, un reporter freelance – classe 1942 - che per decenni ha lavorato con tanti giornali noti facendo dei reportage su quel mondo che pochi volevano fotografare.
E la storia di Uliano è stata raccontata nella mostra fotografica – inaugurata nella giornata di ieri 25 giugno e aperta al pubblico fino al mese di agosto - "Altri sguardi: immagini della follia tra memoria e progetto" con le sue fotografie, a cura di Tatiana Agliani e Maruzza Capaldi, promossa dal Comune di Bari (assessorato alle culture) e organizzata da Museo Civico di Bari (Consorzio IDRIA sacrl), con la direzione artistica di Francesco Carofiglio e il coordinamento generale di Paola Di Marzo.
Presenti anche il sindaco Vito Leccese e dell'assessore alle Culture Paola Romano, la dirigente Ripartizione Cultura Luciana Piazzolla.
Una mostra che ha emozionato, che ha fatto riflettere, che ha permesso ai presenti di ascoltare il passato non solo attraverso le parole del fotoreporter ma anche attraverso le sue numerose fotografie che raccontavano volti a volte tristi e altre volte allegri e spensierati.
"Mi è capitato di iniziare a raccontare di ospedali psichiatrici un luogo dove circa centomila persone erano segregate senza diritti e altro e dove le fotografie che apparivano erano di questi volti deformi, di questa gente senza denti – continua – e ho iniziato a raccontare questo soprattutto come agitazione politica".
Una volta entrato in quel mondo Uliano non è più uscito, non ha mai smesso di raccontare – con le fotografie – i luoghi di detenzione e gli ospedali psichiatrici prima, durante e dopo il Sessantotto fino alla tanto attesa riforma Basaglia.
"La macchina fotografica ha come funzione quella di raccontare le miserabilità del mondo. Per quarant'anni ho cercato di capire l'evolversi dopo la riforma Basaglia – che ha portato alla chiusura dei manicomi – di questi centri di salute mentale che sorgevano, con queste nuove figure di psichiatri giovani, di questo rapporto con gli assistenti sociali, di gente che a un certo momento ha fatto dieci o vent'anni di manicomio e che tornava a sedersi tranquillamente sul divano – continua – ho dovuto conquistare la loro fiducia, parlare, discutere, entrare in punta di piedi, spiegare perché volevo fare delle fotografie e alla fine la maggior parte ha capito e si è donata e a quel punto tu non puoi tradirli, devi continuare a raccontare le loro storie: 80 fotografie, un libro, delle mostre e altro tornano ad agitare la situazione della psichiatria che bisogna continuare a difendere ma soprattutto a guardare in altri paesi del mondo dove gli ospedali psichiatrici esistono per i dissidenti politici, per i diversi, per gli omosessuali, quindi è doverosa la chiusura degli ospedali psichiatrici in tutto il mondo".
E la storia di Uliano è stata raccontata nella mostra fotografica – inaugurata nella giornata di ieri 25 giugno e aperta al pubblico fino al mese di agosto - "Altri sguardi: immagini della follia tra memoria e progetto" con le sue fotografie, a cura di Tatiana Agliani e Maruzza Capaldi, promossa dal Comune di Bari (assessorato alle culture) e organizzata da Museo Civico di Bari (Consorzio IDRIA sacrl), con la direzione artistica di Francesco Carofiglio e il coordinamento generale di Paola Di Marzo.
Presenti anche il sindaco Vito Leccese e dell'assessore alle Culture Paola Romano, la dirigente Ripartizione Cultura Luciana Piazzolla.
Una mostra che ha emozionato, che ha fatto riflettere, che ha permesso ai presenti di ascoltare il passato non solo attraverso le parole del fotoreporter ma anche attraverso le sue numerose fotografie che raccontavano volti a volte tristi e altre volte allegri e spensierati.
"Mi è capitato di iniziare a raccontare di ospedali psichiatrici un luogo dove circa centomila persone erano segregate senza diritti e altro e dove le fotografie che apparivano erano di questi volti deformi, di questa gente senza denti – continua – e ho iniziato a raccontare questo soprattutto come agitazione politica".
Una volta entrato in quel mondo Uliano non è più uscito, non ha mai smesso di raccontare – con le fotografie – i luoghi di detenzione e gli ospedali psichiatrici prima, durante e dopo il Sessantotto fino alla tanto attesa riforma Basaglia.
"La macchina fotografica ha come funzione quella di raccontare le miserabilità del mondo. Per quarant'anni ho cercato di capire l'evolversi dopo la riforma Basaglia – che ha portato alla chiusura dei manicomi – di questi centri di salute mentale che sorgevano, con queste nuove figure di psichiatri giovani, di questo rapporto con gli assistenti sociali, di gente che a un certo momento ha fatto dieci o vent'anni di manicomio e che tornava a sedersi tranquillamente sul divano – continua – ho dovuto conquistare la loro fiducia, parlare, discutere, entrare in punta di piedi, spiegare perché volevo fare delle fotografie e alla fine la maggior parte ha capito e si è donata e a quel punto tu non puoi tradirli, devi continuare a raccontare le loro storie: 80 fotografie, un libro, delle mostre e altro tornano ad agitare la situazione della psichiatria che bisogna continuare a difendere ma soprattutto a guardare in altri paesi del mondo dove gli ospedali psichiatrici esistono per i dissidenti politici, per i diversi, per gli omosessuali, quindi è doverosa la chiusura degli ospedali psichiatrici in tutto il mondo".