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Calcio

Bari spuntato e senza idee, la piazza rumoreggia. Si attendono risposte dal mercato

La sconfitta contro il Perugia denuncia i problemi della rosa, i tifosi tumultuano. Ora serve lo sprint

Dall'esaltazione alla depressione, nel giro di appena due settimane. Non che per Bari il passaggio vertiginoso dalle stelle alle stalle sia una novità, ma stavolta il rumoreggiare perplesso della piazza biancorossa affonda le radici in un terreno fertile. Il Bari raccoglie la seconda sconfitta consecutiva, facendosi "ripassare" 0-2 dal Perugia al San Nicola. Un brutto ko, che si somma a quello indigesto di Palermo e quasi cancella il ricordo dello scintillante 4-0 rifilato al Parma appena 15 giorni fa.

Per carità, in un campionato così equilibrato e incerto, ci può stare anche che la quarta perda in casa contro la penultima della classe, ma questa sconfitta racconta più storie nella stessa storia, e non tutte riconducibili nell'alveo della pura e normale dialettica calcistica. Stavolta, dopo tante intuizioni e scelte azzeccate, sul banco degli imputati finisce mister Michele Mignani. La lettura della gara e la gestione dei cambi non danno regione al tecnico ligure, che ne azzecca davvero poche. La confusione che regna sovrana tra le maglie biancorosse nella ripresa è certamente responsabilità ascrivibile al tecnico, che nell'ora più buia della partita decide (improvvidamente) di privarsi della fantasia di Botta per inserire un mediano come Mallamo. Il mister l'ha spiegata dicendo di aver visto Antenucci e l'argentino in difficoltà fisica contro la strutturata difesa umbra; vero, sì, ma sta di fatto che con l'uscita di Botta il Bari rinuncia anche a quelle sparute sortite offensive viste fin lì. L'ingresso di Scheidler offre l'arma della sponda per i contropiede, ma la giornata no di Folorunsho e l'assenza di Cheddira lasciano i galletti orfani dell'attacco alla profondità. E se la manovra dal basso viene soffocata dalla pressione alta del grifo, allora è davvero notte fonda.

La scelta di Mignani, nei fatti, non paga: con il passare del tempo il Perugia prende campo, e un navigato tecnico di serie B come Castori incarta il trappolone. La mossa Di Serio spacca l'equilibrio a metà, il neo entrato segna la doppietta che rilancia il grifo e getta i biancorossi in un baratro di dubbi e domande. Se nel primo tempo i galletti reggono l'urto del pressing avversario (trovando anche all'unico tiro in porta della partita, con Bellomo), nella ripresa il Bari si sfalda quasi completamente, e l'ingresso del giovane attaccante permette al Perugia di sfondare nelle maglie avversarie.

Ma, c'è un ma… La sfortunata contingenza che ha privato il tecnico di Cheddira (squalificato), Ceter (infortunato) e Maita (fermato da un'indisposizione intestinale all'ultimo minuto) denuncia la preoccupante mancanza di un piano B nella faretra di Mignani. Il mister, al solito, non cerca albi e si prende la sua parte di responsabilità; dalla sua, capitan Di Cesare invita alla calma e chiede di ricordare da dove è ripartito il Bari. Tutto giusto, certo, ma il problema resta. Il fallimento della mossa Salcedo è un fatto di cui prendere atto, senza particolari rimpianti da entrambe le parti; al suo posto, con ogni probabilità, arriverà il giovane Esposito, per dare a Mignani una soluzione offensiva in più, lì dove i rinforzi estivi hanno convinto solo a metà. Il Bari spuntato e a corto di idee offensive viste contro il Perugia, d'altra parte, è un motivo sufficiente per pensare che, senza Cheddira, la squadra non sappia dove andare a cercare i goal.

Può bastare così? Evidentemente, no. L'inconveniente intestinale occorso a Maita nel pre partita scoperchia un'altro vaso di Pandora, vale a dire il profondo squilibrio di valori tra titolari e riserve in mezzo al campo. A Mignani non piace ragionare in questi termini, ma è (anche in questo caso) un fatto che di Maita e Maiello - se possibile - il mister non si priva mai. L'esplosione di Benedetti (il migliore insieme a un Dorval sempre in crescita) ha spinto D'Errico a prendere altre strade; ci sta, ma resta il fatto che le soluzioni in mediana non sono poi molte. La carta Bellomo convince fino a un certo punto; il talento di Bari vecchia ha grandi colpi, ma non è mai stato un mostro di continuità.

E, allora? La tifoseria l'ha chiesto in termini espliciti: «Noi vogliamo un grande Bari» è il coro che la Nord ha indirizzato ai De Laurentiis, "rei" di una tattica eccessivamente attendista sul mercato. Certo, il mal di pancia non è giustificato davanti a una squadra che - come ha ribadito Di Cesare - da neopromossa non è mai uscita dalla zona playoff; i fischi sono ingenerosi, ma comunque termometro di una situazione ambientale che va sanata quanto prima. Un segnale ci vuole: serve, nelle ultime 72 ore di mercato, uno sprint che porti Polito a intercettare (almeno) un paio di rinforzi qualitativamente notevoli. Se ne avverte la necessità tecnica, sì, ma anche quella "comunicativa". Vero è che il Bari si è parametrato, per quest'anno, sull'obiettivo salvezza, ma l'aria di alta classifica fa venire fame, e i tifosi hanno bisogno di spere che nulla verrà lasciato di intentato, soprattutto per non alimentare i retropensieri che inevitabilmente si stanno affacciando in queste ore (dalla multiproprietà al Bari "giocattolo"). «Vogliamo vincere le partite», ha dichiarato Di Cesare, senza celare il sogno di riconquistare la serie A. È ora che anche il club faccia capire se a questo sogno si può partecipare davvero.
  • ssc bari
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