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Una ludoteca nella Goccia del Latte, la Fidas: «La storia si ripete da 40 anni»

La proposta, tramite una raccolta firme, del Soroptimist club, ma l'associazione di volontari risponde per le rime

Una ludoteca all'interno della palazzina Goccia del latte, in piazza Umberto. Questa la proposta del Soroptimist Club di Bari, che tramite una petizione online, che ad oggi ha ottenuto 182 firme, chiede che la struttura, attuale sede della Fidas cittadina, diventi un luogo di ritrovo e di gioco per bambini e famiglie. Ma la Fidas non ci sta e ieri ha risposto per le rime a questa proposta tramite la propria pagina Facebook, sottolineando che: «Col sangue si salvano vite, con la ludoteca o con i bar, no»

«Il Soroptimist Club Bari – ci dice la presidente e promotrice della raccolta firma, Michela Labriola – non vuole cacciare nessuno, ma come loro stessi sostengono potrebbero svolgere la stessa attività in altro luogo adeguato. Se fosse possibile cambiare, senza problemi, location, credo che si potrebbe realizzare un progetto per l'infanzia di cui gioverebbe la collettività. Purtroppo, gli spazi per i bambini sono molto limitati, e la sistemazione di uno spazio fruibile consentirebbe ai genitori di poter essere aiutati nell'accudimento, atteso anche un progetto di riqualificazione del giardino. La strada è lunga e il percorso complesso e non è nostra intenzione andare allo scontro, ma alla mediazione».

«Noi siamo lì dal 1978 – dichiara la presidente della Fidas, Rosita Orlandi – dopo che per vent'anni la palazzina era stata abbandonato. Fallì come bar dopo solo 3 anni dall'apertura e volevano abbatterla. Ospitò diverse iniziative, sia l'associazione della dottoressa di cui si parla spesso, ma anche altre iniziative come il latte in polvere lasciato dagli americani dopo la seconda guerra mondiale, oltre a diverse situazioni di passaggio. In seguito, appunto, dopo vent'anni di abbandono fu ristrutturata dal comune che decise di affidarla alla nostra associazione e al centro per la lotta alle dipendenze dalla droga, che non ha mai preso posto all'interno della struttura, passando poi la chiave sotto banco agli alcolisti anonimi. Dopo diversi anni gli alcolisti cercarono di farci fuori senza riuscirci, non avendo alcun titolo. Nel frattempo, la nostra assegnazione a titolo gratuito si è trasformata in comodato a titolo oneroso e da 10 anni è un affitto, abbiamo ora un contratto regolare di affitto a 7 anni rinnovabile, e proprio per questo è stato rinnovato lo scorso anno e paghiamo come regolari affittuari».

«In 41 anni che sono nell'associazione – sottolinea – in media ogni due anni c'è stato l'intervento da parte di chiunque per prendersi questa palazzina: politici, commercianti, associazioni temporaneamente ospitate, tutti con l'idea di fare una ludoteca, un deposito di biciclette, la sede di partiti, per qualsiasi cosa. Per questo la nostra prima reazione sarebbe quella di dire: "basta non ne possiamo più". Ogni volta, però, questo atteggiamento fa male, dato che vengono anche presentate sempre come attività e iniziative per il bene comune, quando spessissimo dietro ci sono interessi commerciali, politici, partitici, ecc.».

«Non so cosa ci sia dietro questa ennesima proposta – prosegue – ma avrei preferito comunque che prima si prendesse contatto con noi, chiedendoci le nostre prospettive e spiegando la loro proposta. E invece ci si comporta come se noi non ci fossimo, nonostante che lavoriamo gratis, e procuriamo 19 mila unità di sangue all'anno, facciamo sensibilizzazione, cultura della legalità, non è rispettoso anche per i nostri volontari essere trattati così e sentirsi dire per voi si troverà un posto».

«Ci viene detto che potremmo svolgere il nostro servizio da un'altra parte, ma noi abbiamo sempre svolto il nostro servizio lì, sia quando c'erano gli incidenti di piazza con i giovani extraparlamentari di sinistra, sia quando siamo stati lì con gli scippatori che buttavano i portafogli vuoti nel nostro sottoscala. Siamo stati lì rappresentando un'isola di legalità. Per noi è importante stare lì, rappresentiamo in quel luogo un posto dove a Bari la città ha deciso si svolgesse un servizio sociale di prim'ordine. Mi aspetterei che in questi casi il sindaco prendesse il telefono e ci difendesse, purtroppo non succede. Non vogliamo fare chiasso, ma nemmeno essere schiaffeggiati impunemente».
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