simonediluca labottegadelcaff rossetti
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Eventi e cultura

"La bottega del caffè" in scena a Monopoli, sul palco Michele Placido

Appuntamento martedì 28 febbraio e mercoledì 1 marzo alle ore 21

Michele Placido in scena al Teatro Radar di Monopoli con un classico del teatro di Carlo Goldoni. Martedì 28 febbraio e mercoledì 1 marzo alle ore 21 il palcoscenico dello storico cineteatro di Monopoli ospita il microverso di personaggi che circondano un campiello veneziano in La bottega del Caffè. Il capolavoro che appartiene alle "sedici commedie nuove" composte dal commediografo nel 1750 è proposto in una versione rinnovata a firma di Paolo Valerio – produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Fondazione Teatro della Toscana e Goldenart Production – per il nuovo appuntamento della Stagione 2022.23 'Sconfinamenti', curata da Teresa Ludovico per Teatri di Bari.
Pluripremiato attore e regista capace di spaziare lasciando un'impronta personale tra teatro, cinema e televisione, Placido interpreta 'l'antieroe' Don Marzio, il nobile napoletano che osserva seduto al caffè questo piccolo mondo e con malizia ne intriga i destini, regalandogli sfumature, ambiguità e ironia. Lo attorniano figure tutte importanti, ognuna ambigua e interessante, interpretate da Luca Altavilla, Emanuele Fortunati, Ester Galazzi, Anna Gargano, Armando Granato, Vito Lopriore, Francesco Migliaccio, Michelangelo Placido e Maria Grazia Plos. "Accogliamo appieno e portiamo sulla scena tutta la vitalità e il divertimento della commedia – racconta il regista - la comprensione che l'autore mostra per l'uomo, di cui ritrae con sottigliezza le virtù ed i lati oscuri, il suo amore viscerale per il teatro, per la scrittura, per gli attori, sulle cui potenzialità costruiva personaggi universali".
Una coralità che sulla scena si divide tra vizi e virtù umane: qualcuno si rovina al gioco, due amanti si ritrovano e si perdonano, qualche sogno s'infrange… ma soprattutto si spettegola. "La Bottega del caffè è un'opera di grande contemporaneità – spiega Michele Placido - Oggi Don Marzio sarebbe un intellettuale che ammonisce la società, è un antieroe, un personaggio che osserva e dice la verità su una società corrotta e decadente come lo era la Venezia del tempo. Ed è per questo che diventa scomodo, malvisto e quindi viene cacciato. Insomma un capro espiatorio, estromesso dalla società veneziana, della quale mostra virtù e zone d'ombra. Il testo appartiene alla fase in cui Goldoni passa dalla Commedia dell'arte alle persone vere, reali. Toglie la maschera ai personaggi, vuole far sorridere ma anche invitare a riflettere. È una commedia ironica ma complessa dove è chiara una sapiente scrittura drammaturgica corale dell'italiano settecentesco parlato, e Goldoni vi fa una sorta di denuncia sociale attraverso il suo modo acuto di raccontare certe figure a tratti ipocrite. Il personaggio di Don Marzio è quello che osserva questa società in decadenza e ne coglie soprattutto i difetti. È un forestiero, non è un veneziano ma un napoletano e per questo, ancora di più, riesce a cogliere quello che gli abitanti della città non vedono".
"La commedia si svolge in un campiello della potente e ricca repubblica marinara veneziana e quella bottega del caffè è una sorta di microcosmo da cui passano aristocratici sfaccendati, prostitute, commercianti, ricchi borghesi, giovani dediti al gioco che dilapidano patrimoni…e Don Marzio seduto ai tavolini del caffè spia e racconta senza pietà pregi e difetti di quel mondo – prosegue l'attore - È la vita il vero palcoscenico, ed è Goldoni stesso a insegnare l'arte dell'osservazione del quotidiano. I suoi caratteri sono umani, quindi veri. Ricordo per esempio, che il grande regista Mario Monicelli, con cui ho più volte lavorato, dichiarava di considerare Goldoni come un modello, con i suoi meccanismi e l'acume nell'osservazione dell'anima umana: un autore che voleva divertire, ma raccontando inquietudini e malesseri di una società. Ovvero gli stessi ingredienti presenti nei film della nostra Commedia all'italiana".
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