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Politica

In Puglia non passa la doppia preferenza di genere, si scatena l'onda delle accuse politiche

La seduta fiume del consiglio regionale non ha portato all'approvazione dell'emendamento, sospesa l'ineleggibilità per Lopalco

È il day after dell'ultimo consiglio regionale per la legislatura 2015-2020: la seduta, terminata a notte fonda, non è riuscita ad approvare l'emendamento alla legge elettorale della Puglia che avrebbe introdotto la doppia preferenza di genere obbligatoria sulla scheda per le votazioni di settembre. Quasi 2mila gli emendamenti apportati dal centrodestra, con il centrosinistra che alla fine ha abbandonato l'aula, scegliendo di passare la palla al governo nazionale per la produzione di un decreto che obblighi la Puglia a uniformarsi alla legge italiana in materia. Passa, invece, l'emendamento sulla non candidabilità di chi ricopre ruoli nelle task force della Regione, e che renderebbe ineleggibile Pier Luigi Lopalco (capo della task force regionale Covid-19) a meno che non rassegni le dimissioni. Emendamento che, però, resta sospeso perché non è stata approvata l'intera modifica alla legge regionale, e che risulterebbe valido solo in caso di nuova convocazione (entro il 5 agosto) del consiglio e di approvazione del Ddl che porta la firma del governatore Michele Emiliano.

Proprio Emiliano è stato il primo a commentare il flop del consiglio di questa notte, dando il via a una serie di scambi di accuse fra le forze politiche. «Mi assumo la responsabilità politica di non essere riuscito a convincere la maggioranza in Consiglio ad approvare la doppia preferenza di genere che è un punto essenziale del nostro programma - commenta il presidente della Regione Puglia. In questi anni sono stati presentati alcuni disegni di legge in tal senso, in particolare dal Pd, che però non sono mai arrivati in aula arenandosi nei meandri dell'assemblea. Per tale ragione ho visto con favore e persino sollecitato il Governo ad intervenire per indurre il Consiglio regionale ad approvare i disegni di legge sulla doppia preferenza di genere. Nel momento in cui finalmente la mia proposta di legge ieri è arrivata in aula per la discussione, il centrodestra ha messo in scena un devastante ostruzionismo presentando 2mila emendamenti che non hanno consentito di approvare la legge nell'ultima seduta di questa legislatura. Il Consiglio regionale ha una sua autonomia, i poteri di un presidente si fermano davanti a quelli dell'organo legislativo, posso dare un indirizzo ma non imporre nulla. Ieri, in quell'aula, ho provato gli stessi sentimenti di sdegno che oggi tante pugliesi e tanti pugliesi stanno esprimendo. Ho già contattato in piena notte il Governo per informarlo di quanto accaduto e dando il mio pieno consenso all'emissione di un provvedimento che introduca la doppia preferenza di genere».

Il candidato presidente del centrodestra, Raffaele Fitto, risponde così: «In Puglia sul tema della legge elettorale relativamente alla parità di genere si sta consumando un pericoloso gioco politico-elettorale che mette a rischio la tenuta democratica delle istituzioni. Necessario fare chiarezza ricostruendo i fatti: per tutta la legislatura, Emiliano e la sua maggioranza non hanno mai affrontato il tema. Nei giorni scorsi dopo la diffida del Governo, la giunta regionale approva un testo di legge che prevede la doppia preferenza di genere. La Commissione approva il testo della Giunta all'unanimità e lo invia in Consiglio regionale. Il centrodestra pugliese in Consiglio regionale avrebbe votato e voterebbe il testo della giunta Emiliano senza discussione. In Consiglio invece vengono presentati molti emendamenti che nulla hanno a che fare con la parità di genere. A questo punto l'opposizione di centrodestra ne presenta oltre 2mila (pronti a ritirarli in un minuto) non per ostruzionismo, ma con il chiaro obiettivo di votare solo ed esclusivamente il testo della giunta e niente altro. Tra tanti emendamenti ne viene approvato uno (il cosiddetto emendamento Lopalco) con il voto segreto sul quale la maggioranza si spacca e vota con buona parte dell'opposizione. Emiliano va su tutte le furie e decide di abbandonare l'aula con buona parte della sua maggioranza. Manca il numero legale e quindi termina il Consiglio. Basta leggere il verbale con le dichiarazioni finali per trovare riscontro. Cosa c'entra la parità di genere con tutto questo? Come possono Emiliano ed il Pd chiedere l'intervento sostitutivo del governo dopo aver abbandonato deliberatamente l'aula ed aver fatto venir meno il numero legale dopo 5 anni di inerzia? C'è mai stato in passato un intervento sostitutivo di questo tipo da parte del governo nei confronti di una regione su qualsiasi altra materia? Quando e come sarà pubblicato il decreto di indizione delle elezioni? Oggi siamo al 29 luglio ed entro il 4 agosto deve essere pubblicato diversamente che facciamo? Rinviamo le elezioni? Il presidente del Consiglio, Conte, ed il ministro dell'Interno, Lamorgese, diano risposte chiare e garantiscano il corretto funzionamento della macchina elettorale. Al presidente del consiglio regionale Loizzo chiedo di convocare il consiglio ad horas per approvare in 10 minuti non una nostra legge ma esattamente il testo approvato da Emiliano e dalla sua giunta qualche giorno fa».

Per Antonella Laricchia, candidata alla presidenza del Movimento 5 stelle, «L'immagine del centrosinistra che fugge dall'aula perché non si fida di se stesso e di Emiliano che scappa senza dire una parola, mentre il centrodestra presenta 2000 emendamenti per affossare la parità di genere è la degna fine di una farsa durata cinque anni. Cala il sipario su una delle peggiori legislature per i pugliesi e avviene nel modo peggiore, con un nulla di fatto ottenuto sulla modifica della legge elettorale regionale per l'introduzione della doppia preferenza di genere. Segno che alla vecchia politica, nonostante le belle parole, non importa niente delle donne, anzi ne ha paura. Il centrosinistra lascia l'aula - prosegue Laricchia - per salvare la poltrona di Lopalco che, con un emendamento passato durante la discussione del disegno di legge grazie anche ai voti dei consiglieri di maggioranza, avrebbe dovuto dimettersi dalla guida della task force regionale per l'emergenza Covid per potersi candidare. Caduto il numero legale e non essendo stata approvata la legge la poltrona di Lopalco è salva e lui sarà libero di farsi campagna elettorale con i 120mila euro l'anno previsti dal suo contratto e pagati dai pugliesi. La prova ulteriore di quello che sostenevamo da tempo: a nessuno tranne che a noi interessava la doppia preferenza di genere. Da una parte abbiamo avuto una Giunta di centrosinistra che ha rimandato per cinque anni quello che doveva essere il primo provvedimento della legislatura, dall'altra un centrodestra che ha scelto l'ostruzionismo presentando quasi 2 mila emendamenti. Siamo orgogliosi di essere alternativi a loro, tanto che per senso di responsabilità in Commissione avevamo ritirato la nostra proposta di legge, dando il voto favorevole al disegno di legge della Giunta, per far sì che si potesse in ogni caso approvare questa modifica alla legge elettorale segno di civiltà. Una modifica necessaria per adeguarsi alla legge nazionale e a quanto stabilito dai principi costituzionali, senza la quale rischiamo di esporre la Regione a ricorsi che potrebbero portare perfino all'annullamento del voto. Cosa che rischia comunque di accadere per l'irresponsabilità e l'inconsistenza politica delle altre forze in consiglio. Abbiamo presentato un emendamento al disegno di legge che prevedeva l'esclusione delle liste che nella composizione non rispettino la percentuale prevista di presenza dei due generi, ovvero 60% - 40%, invece della sola sanzione pecuniaria attualmente prevista che destra e sinistra preferiscono sistematicamente pagare. Ed è questo che non è andato giù al centrodestra che ha evidentemente deciso di avere liste illegali, tanto pagano le multe con i soldi dei cittadini, ha provato addirittura a chiederci di cambiare la percentuale al 70-30. Un mercanteggiare inaccettabile. Senza l'inammissibilità delle liste la legge sarebbe una presa in giro e ancora una volta avremmo eluso il nostro dovere istituzionale. Eravamo comunque disposti a un confronto costruttivo in Aula pur di arrivare all'obiettivo, anche a costo di restare in aula 48 ore. Invece la vecchia politica ha preferito dare l'ennesima prova indegna di sé e offrire uno spettacolo vergognoso che i pugliesi non avrebbero mai meritato».

Mario Conca, candidato alla presidenza della Regione per la lista Cittadini pugliesi, commenta: «Tutte le forze politiche tengono così tanto alle donne che non sanno esattamente dove allocarle, ma leggere l'indignazione di chi ha prodotto tale situazione è, francamente, scandaloso. Si è passati dalla doppia preferenza secca delle destre all'inammissibilità delle liste che non avessero rispettato le percentuali di genere (60%-40%) proposto dall'asse giallorosso, dall'emendamento per spostare l'efficacia della norma a partire dal 2025 al voto segreto che avrebbe fatto, comunque, naufragare tutto perché l'ipocrisia è dilagante, dai 2000 emendamenti strumentali presentati dal centro destra alle riunioni fiume chieste dalla maggioranza per cercare una quadra che non voleva nessuno di loro. Siamo stati otto ore bloccati in attesa che si facessero bene i conti e tenendo bene a mente l'equazione più donne sta meno uomini, meno voti stanno ad un più alto rischio di perdere le elezioni. Il Movimento 5 Stelle, tanto per cambiare, ha cambiato idea anche sulla doppia di preferenza, era contrario fino a pochi mesi fa. Questa è la mercificazione delle donne, altro che le chiacchiere che pubblicamente si affannano a raccontare. Usate o ostentate all'occorrenza per buttare fumo negli occhi. In questo bailamme, c'era una nota positiva perché era passato un emendamento che portava anche la mia firma e che avrebbe impedito a Lopalco, e a tutti i componenti delle Task Force pagati con soldi pubblici, di candidarsi con il loro datore di lavoro. Peccato che il capogruppo del PD e Emiliano ieri notte hanno deciso, proprio per scongiurare l'emorragia di voti, di abbandonare l'Aula lasciando decadere tutto, anche l'emendamento Lopalco & C. Come sempre rifuggono alle loro responsabilità e prerogative, davvero dei cuor di leone. Ora la palla passa al Governo nazionale che aveva minacciato di esercitare i poteri sostitutivi, vediamo se manterranno la parola. Molti della maggioranza sono rimasti in aula mentre ci si avvicendava per denunciare cotanta arroganza amministrativa. Poco dopo hanno fatto mancare il numero legale. Uno spettacolo davvero indegno che voglio denunciare oltremodo. Abbiate almeno il pudore di tacere».

Ivan Scalfarotto, candidato per la coalizione ItaliaViva-Azione-Più Europa, commenta: «Come purtroppo sospettavo, anche stavolta la politica pugliese protegge sé stessa e sacrifica le donne. È così da anni, un sistema chiuso e autoreferenziale perpetua se stesso: la mia candidatura nasce anche per ribaltare questa visione conservatrice e maschilista del potere Questo è l'ennesimo fallimento politico di Emiliano. Aveva promesso di farcela e non ce l'ha fatta perché non ha voluto farcela. Un presidente che ha gestito con pugno di ferro la sua maggioranza, ha permesso che questa legge non passasse perché il gruppo di consiglieri che lo appoggia in consiglio è la base del suo sistema di potere. Pensare che questa norma fosse approvata nell'ultima seduta del Consiglio regionale, dopo 5 anni di promesse e rinvii, era un'offesa all'intelligenza dei pugliesi. L'episodio di stanotte è la dimostrazione della fine di un'esperienza politica: da oggi è chiara a tutti l'insostenibilità di questa situazione e inizia una nuova partita. La Puglia ha bisogno di serietà e competenza, non del populismo di Emiliano. Per questo voglio chiamare a raccolta la Puglia seria, quella per bene, quella che lavora per contribuire alla costruzione della Puglia del lavoro, dell'ambiente e diritti. Il populismo di Michele Emiliano e il sovranismo di Raffaele Fitto si possono battere, si devono battere. Il voto per loro non è certo una scelta obbligata. La Puglia merita di più, ne sono convinto oggi più che mai».

Ignazio Zullo, capogruppo di Fratelli d'Italia, in conferenza stampa dice: «La nostra strategia in consiglio è stata finalizzata a evitare lo stravolgimento dell'intero impianto della legge elettorale, arrivando a una non convalida delle elezioni. Abbiamo presentato gli emendamenti per fare in modo che la doppia preferenza non fosse un cavallo di Troia per introdurre emendamenti più compiacenti per la maggioranza, che tendevano a determinare la presenza temporanea di assessori esterni, non compatibile con il dettato statutario. I consiglieri di maggioranza proponevano la poltrona per due persone contemporaneamente. Potevamo votare la doppia preferenza in appena un minuto, come più volte abbiamo sostenuto. Quando Emiliano ha visto che la sua maggioranza era caduta sull'emendamento Lopalco ha preferito non continuare i lavori. Noi presenteremo al presidente del consiglio regionale richiesta di convocazione dell'assemblea per votare solo la doppia preferenza, per come legiferata nel Ddl Emiliano».

Il Pd Puglia passa al contrattacco: «Finalmente ieri in Consiglio regionale i contrari alla doppia preferenza hanno gettato la maschera: l'opposizione ha presentato quasi 2000 emendamenti alla proposta di modifica della legge elettorale firmata dal Presidente Michele Emiliano. Questo tentativo di impedire l'adeguamento della nostra Regione alla normativa nazionale è destinato a cadere nel vuoto, perché diventa a questo punto certo un intervento del Governo in tal senso. Su ciò che è accaduto in particolare nell'ultimo anno serve però grande chiarezza: il PD Puglia si è battuto con forza in favore dell'introduzione della doppia preferenza. Lo abbiamo fatto dentro e fuori dall'aula, con disegni di legge e con prese di posizione nette, emerse da ripetute deliberazioni all'unanimità in Segreteria regionale. Ci dispiace inoltre che, malgrado come coalizione del centrosinistra avessimo anche lanciato un appello in merito poche ore fa, sia mancato un impegno di Raffaele Fitto per quella che continuiamo a considerare una battaglia di civiltà. Noi andremo avanti, proseguendo questa lotta al fianco delle donne e dalla parte delle iniziative che il Governo deciderà di intraprendere».
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