Antonio Decaro
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Politica

Legge regionale "anti Decaro", il sindaco di Bari attacca il Consiglio della Puglia

Il primo cittadino: «Brutta pagina per la politica. Non sarebbero più i cittadini a scrivere le regole del gioco»

Sarebbe «Sbagliata» e rappresenterebbe «Una brutta pagina per la politica pugliese». Così Antonio Decaro, sindaco di Bari, ha parlato dell'articolo della legge di Bilancio pugliese che allunga la legislatura regionale fino a 9-10 mesi, in caso di dimissioni del presidente. La disposizione in questione fu ribattezzata "salva Consiglio" e "anti Decaro" perché, allungando la permanenza in carica dei consiglieri regionali, teneva Decaro lontano dalla possibilità di candidarsi alle Regionali.

Il mandato del sindaco di Bari, infatti, scadrà nel 2024, in concomitanza con le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo alle quali Michele Emiliano, attuale presidente della Regine Puglia, potrebbe decidere di partecipare, terminando così un anno prima il suo mandato rispetto alla naturale fine della legislatura. Ora la legge è stata impugnata da Palazzo Chigi dinanzi alla Consulta, perché viola l'articolo 126, terzo comma, della Costituzione.

«Allungare il mandato in corso, in caso di dimissioni del presidente, facendolo con voto segreto, senza distinzione tra maggioranza ed opposizione, equivale a dire - afferma Decaro - che chi detta le regole del gioco non sono più i cittadini ma i politici. Quello che è avvenuto a fine dicembre, mentre il Consiglio era impegnato a discutere e approvare la legge di Stabilità, è un segnale molto brutto nei confronti degli elettori».

Per Decaro si sarebbe dovuta fare «Una cosa semplice: avviare una discussione su una riforma complessiva della legge elettorale». Il primo cittadino di Bari continua: «Penso che il Consiglio regionale sia nelle condizioni di tornare sui suoi passi. È segno di intelligenza riflettere sulle proprie incertezze. Conosco tanti consiglieri che hanno sensibilità e coraggio per ammettere i propri errori».

Decaro conclude: «Affidare la soluzione di questa vicenda ai giudici è sbagliato. I giudici controllano ed intervengono quando le parti non sono in grado di farlo da sole. E questa vicenda riguarda la politica ed il suo rapporto fondamentale con la base elettorale. È materia che non lascerei alla magistratura, per quanto si tratti dell'alto intervento della Corte costituzionale».
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