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Anniversario della strage di Capaci, Emiliano: «Falcone e Livatino persone meravigliose»

Il presidente della Regione Puglia ricorda i suoi inizi da magistrato ad Agrigento. Oggi un lenzuolo bianco esposto sulla facciata dei municipi italiani

Era il 23 maggio 1992 quando un attentato ordito da Cosa nostra uccise il magistrato antimafia Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo, provocando il ferimento di altre 23 persone. Una bomba piazzata dall'organizzazione mafiosa siciliana fece saltare un intero tratto dell'autostrada A29 alle 17:52, in territorio di Capaci.

A ricordare la figura di Giovanni Falcone e di tutte le persone morte a causa della mafia è il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, che in un post su Facebook parla delle sue memorie di Giovanni Falcone e di Rosario Livatino, anch'egli ucciso dalla criminalità organizzata. «Nel giorno dell'anniversario della morte di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e degli agenti della scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo il mio pensiero va indietro nel tempo quando, giovanissimo magistrato, mi fu assegnata come prima sede la Procura di Agrigento - scrive Emiliani. Lì ho avuto l'onore di conoscere Giovanni Falcone e di lavorare al fianco di Rosario Livatino che era il sostituto procuratore che mi ha insegnato il mestiere. Erano persone anche umanamente meravigliose, non dovete immaginarli come distaccati e severi, erano persone meravigliose anche nel tratto privato. Io ero un giovanissimo magistrato che non aveva neanche il coraggio di parlare davanti a Falcone e lui invece si dedicava a noi con grande attenzione perché sapeva che il futuro della lotta alla mafia camminava sulle gambe dei giovani magistrati che allora arrivavano in Sicilia».

Emiliano, poi, rende omaggio alle figure di Antonio Montinaro e Rocco Dicillo, agenti della scorta di origine pugliese: «Proprio in questa giornata particolare noi vogliamo ribadire con forza che la lotta alla mafia e alla illegalità deve continuare ad essere parte integrante della nostra scelta civile. Nei prossimi giorni si terrà un vertice, richiesto da me, con tutti i prefetti e i procuratori distrettuali antimafia per valutare quello che sta accadendo. È chiaro che se qualcuno pensa di colpirci alle spalle, non solo a Capaci ma anche approfittando di una pandemia, la pagherà cara come l'hanno pagata cara dopo questo vigliacco attentato. Il 23 maggio è un giorno nel quale tutti insieme dobbiamo fare memoria della grandezza dei servitori dello Stato che, questa volta, erano medici, infermieri, operatori sanitari, allora furono poliziotti. Voglio ricordare, infine, che ben due dei componenti della scorta erano pugliesi: Antonio Montinaro e Rocco Dicillo. E poi c'era Vito Schifani, la cui vedova parlava nel Duomo di Palermo. Noi rivendichiamo con grande orgoglio la pugliesità di questi due nostri ragazzi».

Per la giornata di oggi, l'Associazione nazionale comuni italiani ha organizzato un flash mob in ricordo di Falcone e dei morti di Capaci. «Il 23 maggio esponiamo dai balconi delle nostre case e dai palazzi comunali un lenzuolo bianco per ricordare le vittime della strage di Capaci e il sacrificio di donne e uomini dello Stato che hanno combattutto e combattono ogni giorno le mafie», dice Antonio Decaro, presidente Anci e sindaco di Bari.
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