bari cittadella. <span>Foto Ssc Bari</span>
bari cittadella. Foto Ssc Bari
Calcio

Semifinali playoff ipotecate, ma è un Bari con il “singhiozzo” al San Nicola

I galletti sprecano un altro match ball interno. Molto c’è ancora da migliorare in vista degli spareggi

È ancora il San Nicola a tradire. O, perlomeno, a rallentare la corsa del Bari. I galletti singhiozzano di nuovo tra le mura amiche, e si fanno riagganciare sul pareggio 1-1 dal Cittadella, al termine di una delle prestazioni in assoluto meno convincenti del recente periodo da parte dei ragazzi di Mignani.

Ma, pur dovendo fare i conti con le cose che ancora non vanno, il bagnato primo maggio pugliese porta in dote un'ottima notizia per il Bari: mal che vada, i galletti chiuderanno la stagione regolare al quarto posto, entrando direttamente nei playoff dalle semifinali. Manca appena un punticino, invece, per avere la certezza di chiudere al terzo posto; una formalità che avrebbe potuto risolversi già contro il Cittadella, ma la storia del Bari dice che se non è complicata, allora non piace.

Sfuma quasi definitivamente, invece, il sogno di promozione diretta: a tre giornate dalla fine, il Genoa rimane a +6 e mette in congelatore il secondo posto. Ai galletti va comunque dato il merito di averci provato (e continueranno a farlo, almeno finché l'aritmetica non inviterà a lasciar perdere) a mettere pressione ai rossoblù, partiti però con ben altre ambizioni a inizio campionato. Il fatto che da Genova abbiano - di recente - sentito l'esigenza di preoccuparsi più del lecito del Bari (una neopromossa, bene ricordarlo) dà la dimensione della grandezza del campionato disputato dai biancorossi.

Semifinali playoff, dicevamo. E il Bari è certo di giocare la seconda partita in casa; questa non è, numeri alla mano, la migliore delle notizie. Sì, perché anche il Cittadella ha messo a nudo le difficoltà già palesate dalla squadra di Mignani all'interno delle mura amiche. La storia di questo campionati ci restituisce un Bari capace di fare dieci vittorie esterne, ma anche di sprecare in casa importanti match point, che avrebbero tracciato contorni di classifica ancora migliori rispetto a quelli già straordinari che si apprezzano oggi. L'allergia San Nicola, però, va combattuta con un qualche antistaminico che Mignani deve trovare in tempi stretti, perché ai playoff ogni errore ti allontana dalla possibilità di completare la scalata alla serie A.

Il primo tempo contro il Cittadella è di quelli da dimenticare, come lo stesso tecnico ha onestamente ammesso. La squadra di Gorini, assetata di punti salvezza, ha messo sotto i galletti non solo sul piano dell'intensità e dell'agonismo (e ci può stare), ma anche su quello del gioco. Il 4-4-2 ridisegnato da Mignani soffre contro il 4-3-1-2 (il modulo preferito proprio del tecnico biancorosso, ironie del destino) dei veneti, che anche in emergenza sono bravi a chiudere sulle fasce e a mandare in tilt le fonti di gioco biancorosse. Impressionante, nella prima frazione, è il mismatch tra la vivacità di Salvi e l'imprecisione di Mazzotta, costantemente in balia degli eventi. Fortuna che la difesa regga al centro, con il solito monumentale Di Cesare e il precisissimo Zuzek, sempre più garanzia di affidabilità quando viene chiamato in causa.

La posizione di Antonucci tra le linee manda spesso fuori giri Maita, che si deve reinventare metodista, correndo però - nella mediana a due - il rischio di predicare nel deserto e spendere più energie del dovuto. Benedetti fa il suo, però l'inferiorità numerica a centrocampo si paga. E se gli avversari prendono le misure a Morachioli, allora le fonti di gioco iniziano preoccupantemente a scarseggiare; Cheddira ed Esposito ci provano, ma la Maginot dei veneti tiene e per gli attaccanti biancorossi c'è la spiacevole sensazione di andare a finire in un vicolo cieco. Quando i biancorossi devono fare la partita e non possono contare sull'arma sistematica del contropiede, allora la faccenda si complica.

Eppure le cose si erano messe bene, a un certo punto. I tifosi del Bari hanno dovuto aspettare la quartultima giornata per vedere il primo goal stagionale su azione d'angolo; una rarità che avrebbe meritato maggiore fortuna. Bellomo mette in mezzo un pallone tagliato col contagiri, Benedetti anticipa tutti e trova un angolo indifendibile per Kastrati. In teoria, si mette tutto in discesa, ma questo Bari versione San Nicola singhiozza così tanto che neanche un vantaggio faticosamente costruito basta per far cambiare l'inerzia della partita.

Quando Gorini manda dentro una scheggia come Embalo, mister Mignani risponde cercando di proteggersi con gli inserimenti di Mallamo, Molina e Ceter, per irrobustire il centrocampo e provare a tenere palla in attacco. A conti fatti, però, la scelta non paga, perché il Bari gestisce poco e male il pallone, non congela il possesso e si addormenta proprio sul più bello. Il goal del Cittadella, siglato da Maistrello dopo una mischia in area, è la dolorosa conseguenza di una distrazione singolare (Caprile e Mazzotta completamente da rivedere nell'occasione) e di reparto.

E ha ragione Mignani a tirare le orecchie ai suoi: anche una versione povera e poco ispirata del Bari come quella di ieri non può permettersi il lusso di disperdere un vantaggio tanto faticosamente guadagnato. La partita doveva essere gestito meglio, il piccolo goal di vantaggio doveva essere trasformato in vittoria. Così non è stato, e allora vuol dire che ci sarà da lavorare ancora in vista dei playoff, per completare il già ottimo percorso di crescita (tecnica e - soprattutto - mentale) intrapreso dal Bari fin dal ritiro estivo di Roccaraso.

Ma i pensieri per Mignani non finiscono qui. Le capriole tattiche, il passaggio al 4-4-2 con varianti e modificazioni, serve a nascondere due assenze pesantissime, vale a dire quelle di Maiello e Folorunsho. In un colpo solo i biancorossi si sono ritrovati orfani della mente e del braccio che hanno costruito le fortune di questo Bari; il tecnico ha provato a scombinare le carte con la mossa Morachioli, che ne ha risolte parecchie ma a cui non si può chiedere di risolverle tutte.

E lo stesso Mignani ha fatto trasparire, nel post gara, il dilemma fondamentale: provare a recuperare Maiello e Folorunsho già per queste ultime tre partite, oppure farli arrivare al meglio possibile all'appuntamento decisivo dei playoff? La seconda opzione sembrerebbe quella più ragionevole, in considerazione del fatto che il terzo posto è quasi sigillato, e il secondo ormai sembra un pallido miraggio.

A ogni modo, rimane il fatto che il Bari debba provare a invertire la rotta interna in vista dei playoff, perché se in teoria la terza va in serie A con quattro pareggi, in pratica questi conti è sempre meglio non farli. Al netto di quello che c'è ancora da migliorare (non è poco, ma non è neanche così tanto), il Bari sta comunque rispondendo a questo finale di campionato molto meglio delle altre candidate playoff, che dal Parma alla Reggina, dal Pisa al Cagliari tutto stanno facendo meno che entusiasmare. Urge una cura per il singhiozzo da San Nicola, perché alla straordinaria impresa costruita dal Bari di Mignani manca solo il coronamento finale, e a questo punto arrivati bisogna fare di tutto per giocarsela fino in fondo senza nessun rimpianto.
  • ssc bari
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