
Calcio
Rao in conferenza stampa: «Bari grande occasione. Il diabete non è un limite»
L'attaccante esterno ha parlato con i giornalisti del momento della squadra e della sua esperienza in Puglia
Bari - giovedì 9 ottobre 2025
15.16
Conferenza stampa di Emanuele Rao, giovane attaccante esterno del Bari, alla sua prima esperienza in una piazza importante della cadetteria. E il suo incontro con i giornalisti non ha avuto anche risvolti di grande spessore. Il perché lo capirete leggendo le sue dichiarazioni.
APPROCCIO CON SQUADRA E CITTÀ
«Approccio con la squadra è stato buono, abbiamo secondo me fatto un buon inizio. Ci siamo fatti condizionare dagli episodi, prendendo gol evitabili. Ora dobbiamo cercare di migliorare lavorando. A Bari mi trovo molto bene, grazie ad un collega di mio padre che mi sta facendo conoscere la città».
FERRARA, LA SCELTA DI BARI ED IL RAPPORTO CON ANTENUCCI
«Mirco Antenucci ha avuto un ruolo decisivo nell'accettare Bari come destinazione. Da due anni gioco tra i grandi e questo è il primo in serie B, cerco di sfruttare ogni minuto. Faccio il meglio che posso per mettere in difficoltà il mister. A Ferrara anno difficile, lo scorso anno ci siamo salvati dai playout. Quindi sono abituato ad avere difficoltà e ad affrontarle. Posso solo lavorare per contribuire a migliorare. Sono rimasto spiazzato per il fallimento. Poi sono arrivate varie richieste, anche da altre squadre. E Antenucci mi ha detto che Bari è una gran piazza, è tanta roba. Lui è un grande esempio, una gran persona e condividere spogliatoio e campo con lui è stato un privilegio».
L'IDOLO
«I miei idoli non sono quelli (Cuadrado), mi ispiro a Leao e vederlo dal vivo mi ha emozionato molto».
INIZIO IN SALITA MA LA SCOSSA È ARRIVATA
«Inizio non è stato quello che ci aspettavamo. Però ultima vittoria ci può aver dato la scossa».
IL DIABETE
«Io ho scoperto di avere il diabete dieci anni fa, ero piccolo e giocavo al Chievo. In allenamento mi veniva fame, sudavo, la notte andavo in bagno, faceva tanta pipì e bevevo molto. Ho due genitori infermieri ed abbiamo fatto accertamenti. Ho fatto Natale in ospedale ed è emersa questa malattia. Ma non avevo realizzato di poter tornare a giocare a calcio, ma mia madre insisteva che avrei potuto. Poi hanno avuto il coraggio di mandarmi a Ferrara ed in convitto ho trovato ottime tutor che mi hanno aiutato, seconde madri. Ora ho un microinfusore che è un pancreas artificiale e riesco a fare entrambe le cose. Ecco, dico ai ragazzi che hanno il diabete, che si possono fare tutte e due le cose, si può fare sport».
IL RUOLO ED IL SOGNO DI UN GOL IN CASA
«A me piace giocare alto a sinistra, ma se il mister mi dice di fare una "roba", io la faccio. Sono giovane ed ho tempo per imparare, sfrutto ogni occasione per imparare e crescere. A Venezia avrei voluto fare un gol e lavorerò per trovare una rete e aiutare la squadra. Non mi sento frenato in nulla. Il gol lo sogno in casa, sotto la curva coi nostri tifosi».
APPROCCIO CON SQUADRA E CITTÀ
«Approccio con la squadra è stato buono, abbiamo secondo me fatto un buon inizio. Ci siamo fatti condizionare dagli episodi, prendendo gol evitabili. Ora dobbiamo cercare di migliorare lavorando. A Bari mi trovo molto bene, grazie ad un collega di mio padre che mi sta facendo conoscere la città».
FERRARA, LA SCELTA DI BARI ED IL RAPPORTO CON ANTENUCCI
«Mirco Antenucci ha avuto un ruolo decisivo nell'accettare Bari come destinazione. Da due anni gioco tra i grandi e questo è il primo in serie B, cerco di sfruttare ogni minuto. Faccio il meglio che posso per mettere in difficoltà il mister. A Ferrara anno difficile, lo scorso anno ci siamo salvati dai playout. Quindi sono abituato ad avere difficoltà e ad affrontarle. Posso solo lavorare per contribuire a migliorare. Sono rimasto spiazzato per il fallimento. Poi sono arrivate varie richieste, anche da altre squadre. E Antenucci mi ha detto che Bari è una gran piazza, è tanta roba. Lui è un grande esempio, una gran persona e condividere spogliatoio e campo con lui è stato un privilegio».
L'IDOLO
«I miei idoli non sono quelli (Cuadrado), mi ispiro a Leao e vederlo dal vivo mi ha emozionato molto».
INIZIO IN SALITA MA LA SCOSSA È ARRIVATA
«Inizio non è stato quello che ci aspettavamo. Però ultima vittoria ci può aver dato la scossa».
IL DIABETE
«Io ho scoperto di avere il diabete dieci anni fa, ero piccolo e giocavo al Chievo. In allenamento mi veniva fame, sudavo, la notte andavo in bagno, faceva tanta pipì e bevevo molto. Ho due genitori infermieri ed abbiamo fatto accertamenti. Ho fatto Natale in ospedale ed è emersa questa malattia. Ma non avevo realizzato di poter tornare a giocare a calcio, ma mia madre insisteva che avrei potuto. Poi hanno avuto il coraggio di mandarmi a Ferrara ed in convitto ho trovato ottime tutor che mi hanno aiutato, seconde madri. Ora ho un microinfusore che è un pancreas artificiale e riesco a fare entrambe le cose. Ecco, dico ai ragazzi che hanno il diabete, che si possono fare tutte e due le cose, si può fare sport».
IL RUOLO ED IL SOGNO DI UN GOL IN CASA
«A me piace giocare alto a sinistra, ma se il mister mi dice di fare una "roba", io la faccio. Sono giovane ed ho tempo per imparare, sfrutto ogni occasione per imparare e crescere. A Venezia avrei voluto fare un gol e lavorerò per trovare una rete e aiutare la squadra. Non mi sento frenato in nulla. Il gol lo sogno in casa, sotto la curva coi nostri tifosi».


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