bari sampdoria. <span>Foto ssc bari</span>
bari sampdoria. Foto ssc bari
Calcio

Pareggi e compromessi, il campionato del Bari non riesce a decollare

Con la Sampdoria l’ennesimo “punto guadagnato” di una stagione senza salto di qualità

Un punto guadagnato, l'ennesimo di una stagione contrassegnata da troppi pareggi (14 su 28 partite, la metà esatta) e altrettanti compromessi, con le ambizioni della piazza e i sogni della città. Il Bari la recupera, con fatica, contro la Sampdoria, e porta a casa un 1-1 che, per come si erano messe le cose, è da accogliere in modo positivo. Ma a forza di guardare i "bicchieri mezzi pieni" il rischio è di rimanere a bocca asciutta, in quella zona grigia di chi non può ambire a qualcosa in più della "aurea mediocritas".

Sul piano dello svolgimento della gara, poco da commentare: la Samp torna a Genova con in tasca molto meno di quanto avrebbe meritato. Primo tempo dominato in lungo e in largo dai blucerchiati, al cospetto di un Bari totalmente alla mercé della squadra di Semplici. Mister Longo dà una spiegazione che, nella sua "banalità", appare sconcertante per la sua chiarezza: senza mettere in dubbio la qualità dell'approccio caratteriale, e ci mancherebbe, ma il mismatch fisico e qualitativo tra le due squadre è a tratti imbarazzante per il Bari. Certo, i biancorossi hanno ben otto punti in più dei blucerchiati, vittime dell'ennesima follia di un campionato pieno di variabili come la B, ma il campo racconta un'altra verità.

Nella prima frazione la squadra di Semplici, con una pressione asfissiante e maggiore freschezza atletica, taglia ogni linea di passaggio ai galletti, mai così confusionari a centrocampo e incapaci di far arrivare palloni giocabili a Bonfanti, troppo solo al centro dell'attacco. Longo sceglie ancora Bellomo per sostenere l'unica punta, varando un 3-5-1-1 ibrido che predilige la compattezza a fantasia e pericolosità offensiva. Il Bari, ormai da molte settimane a questa parte, non produce quasi più nulla davanti, non crea occasioni, gira a vuoto; a questo giro, i biancorossi finiscono nel vortice ordito da Semplici e dalla Samp, che trova il vantaggio solo al 2' di recupero con Niang, ma che già prima recriminava per il palo di Oudin.

Già, Oudin… Proprio il francese è la mossa a sorpresa con cui Semplici spariglia le carte e manda in tilt il Bari: l'ex Lecce, schierato fa falso nove per legare il gioco e dare imprevedibilità, si dimostra un folletto imprendibile per Simic, già eroico a garantire la sua presenza appena rientrato dall'infortunio. L'allargamento di Niang su Pucino e Akinsanmiro su Mantovani, poi, completa il quadro di una supremazia pressoché totale della Samp, che con Depaoli a tutta fascia neutralizza anche la verve di Dorval come unica fonte di gioco del Bari.

Nella ripresa, con ormai nulla più da difendere, Longo sceglie la carta del coraggio, con l'inserimento di Lasagna al posto di Bellomo. Proprio l'ex Verona e Udinese propizia il pareggio, spedendo sul palo il pallone che Maggiore deve solo correggere in rete di testa su tap-in. Ma il fatto che il Bari abbia trovato in Maggiore (centrocampista arrivato a gennaio dopo praticamente sei mesi ai box nella Salernitana) il bomber a sorpresa di questa fase delicatissima di campionato la dice lunga sull'atavica sterilità offensiva, una costante della stagione al netto del variare delle condizioni.

Se, infatti, il Bari prima creava tanto e convertiva poco, adesso i ragazzi di Longo fanno una fatica immane a presentarsi dalle parti dei portieri avversari. Gli ingressi successivi di Lella e Novakovich provano a dare una scossa, ma i biancorossi non riescono a fare meglio che rintanarsi dietro a protezione di un pareggio che, in casa, non può far altro che portare ai rumorosi fischi ascoltati dalla curva a fine partita. Il fatto, poi, che ai trequartisti puri Falletti e Pereiro non si stia trovando un altro ruolo se non quello di scaldare la panchina è una sconfessione (neanche così implicita) dell'idea stessa che Longo aveva per questo Bari a inizio stagione.

Insomma, a forza di pareggi e compromessi, di occasioni perse e singhiozzi, il campionato del Bari rischia di precipitare in un triste anonimato. I biancorossi, reduci dalla drammatica stagione scorsa, con 38 punti si avvicinano a piccoli passa alla quota necessaria per mettere in sicurezza la classifica; neanche così male alla luce dei fatti recenti. Ma i biancorossi non decollano, rimanendo vittima dei loro limiti. Longo e i suoi sono stati certamente, fin qui, molto bravi a dare alla squadra una veste dignitosa, a tratti anche gradevole e convincente, ma per la prima volta dopo mesi il Bari è virtualmente fuori dalla griglia playoff. Certo, i 38 punti valgono l'ottavo posto a parti merito con il Palermo, quindi assolutamente nulla è perduto. Sta di fatto, però, che ogni volta in cui era lecito attendersi il salto di qualità, lo spunto, la scintilla che accendesse l'entusiasmo, il Bari o ha fallito o ha chiuso con uno dei tanti "punti guadagnati", che alla fine ti tengono in vita ma non ti danno lo smalto di chi vuole essere protagonista.

Longo si affida al realismo, e fa bene; dalla comunicazione "aggressiva" e risoluta si è passati a un tono più dimesso, che non nasconde un ridimensionamento naturale delle ambizioni. Il Bari, a conti fatti, non è fin qui riuscito a sfruttare le stagioni negative di corazzate come Frosinone, Salernitana, Palermo e della stessa Sampdoria, lasciando il ruolo di protagoniste nella lotta playoff a squadre non così tanto più attrezzate dei galletti quali Catanzaro e Juve Stabia, e anche il Cesena dell'ex Mignani. Una stagione a metà del guado, in linea con la sensazione di costante mediocrità che scorre tra gli animi dei tifosi biancorossi, forse non a torto inclini a interpretarla come il frutto avvelenato della multiproprietà da cui discendono, a cascata, tutti gli altri guai.
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