
Calcio
Multiproprietà, non solo il Bari. In Europa scoppia il caso del Crystal Palace
Le "eagles" hanno vinto la FA Cup, ma potrebbero non partecipare all'Europa League
Bari - mercoledì 4 giugno 2025
18.51
La famiglia De Laurentiis al momento è l'unica in Italia a possedere due club nel calcio professionistico. Napoli e Bari, gioia da una parte, frustrazione dall'altra. Tante speranze per un futuro internazionale all'ombra del Vesuvio, incertezze e silenzi nella città di San Nicola. Fino al 2028, ormai a Bari lo sanno tutti, potranno mantenere questa doppia proprietà, poi dovranno passare la mano. E se dovessero centrare la promozione in serie A, allora dovranno vendere in poche settimane, poiché sarebbe contro le normative federali ed europee iscriversi alla medesima competizione con una proprietà della stessa famiglia.
Ma il caso Bari non è più l'unico a scuotere coscienze ed a provocare reazioni normative nel vecchio continente. La storia che vi raccontiamo arriva d'oltremanica e riguarda il Crystal Palace, formazione londinese che ha conquistato la FA Cup, la Coppa d'Inghilterra per essere comprensibili ai più, la più antica competizione nel Paese, con tanto di consegna del trofeo a Wembley da parte dei reali.
Prima volta nella storia e qualificazione all'Europa League, come accade per le vincitrici delle coppe nazionali.
Sconfitto il City in finale con una prova stoica che sa di calcio antico, il gruppo guidato dall'austriaco Oliver Glasner ha dunque acquisito il diritto di giocare nella seconda competizione UEFA nella stagione 2025/2026. In teoria, però.
Perché anche nel caso del Crystal Palace, come in quello del Bari, vi sarebbe conflitto di interessi in Europe League, perché il detentore del pacchetto di maggioranza delle "eagles", l'imprenditore statunitense John Textor, proprietario del 43% del club, è anche azionista di stragrande maggioranza dell'Olimpique Lione.
E quindi cosa accadrà ora? La festa dei rossoblù del sud-est di Londra potrebbe essere dimezzata, dopo decenni di nulla, di nessuna vittoria, di frustrazioni. A Nyon i vertici UEFA chiariranno la situazione e si pronunceranno sul da farsi nelle prossime giornate. Se arriverà il diniego, entrerà il Nottingham Forest, nobile decaduta e poi tornata di gran carriera nel calcio d'Albione che conta.
Restano però alcuni precedenti poco chiari: la Red Bull Lipsia e la Red Bull Salisburgo hanno partecipato alla Champions League appena conclusasi, perché loro non potrebbero farlo in Europa League? Cosa sfugge al giornalista ed al lettore medio? E perché il Girona ha potuto giocare la massima competizione continentale pur facendo parte di un consorzio che include il City Football Group, che possiede anche il Manchester City?
La risposta è forse nel controllo solo parziale dei due grandi gruppi, austriaco e degli Emirati Arabi, dei club citati. Un escamotage ed un precedente interessante. Sarà lo stesso per il Palace? E se nel Bari dovessero entrare soci, potrebbe decadere la norma federale nazionale, prendendo ad esempio i casi di specie a livello europeo?
Suggestioni normative. Ciò che resta sul tavolo al momento è solo un toto-allenatori che non appassiona nemmeno il tifoso biancorosso più fervente.
Ma il caso Bari non è più l'unico a scuotere coscienze ed a provocare reazioni normative nel vecchio continente. La storia che vi raccontiamo arriva d'oltremanica e riguarda il Crystal Palace, formazione londinese che ha conquistato la FA Cup, la Coppa d'Inghilterra per essere comprensibili ai più, la più antica competizione nel Paese, con tanto di consegna del trofeo a Wembley da parte dei reali.
Prima volta nella storia e qualificazione all'Europa League, come accade per le vincitrici delle coppe nazionali.
Sconfitto il City in finale con una prova stoica che sa di calcio antico, il gruppo guidato dall'austriaco Oliver Glasner ha dunque acquisito il diritto di giocare nella seconda competizione UEFA nella stagione 2025/2026. In teoria, però.
Perché anche nel caso del Crystal Palace, come in quello del Bari, vi sarebbe conflitto di interessi in Europe League, perché il detentore del pacchetto di maggioranza delle "eagles", l'imprenditore statunitense John Textor, proprietario del 43% del club, è anche azionista di stragrande maggioranza dell'Olimpique Lione.
E quindi cosa accadrà ora? La festa dei rossoblù del sud-est di Londra potrebbe essere dimezzata, dopo decenni di nulla, di nessuna vittoria, di frustrazioni. A Nyon i vertici UEFA chiariranno la situazione e si pronunceranno sul da farsi nelle prossime giornate. Se arriverà il diniego, entrerà il Nottingham Forest, nobile decaduta e poi tornata di gran carriera nel calcio d'Albione che conta.
Restano però alcuni precedenti poco chiari: la Red Bull Lipsia e la Red Bull Salisburgo hanno partecipato alla Champions League appena conclusasi, perché loro non potrebbero farlo in Europa League? Cosa sfugge al giornalista ed al lettore medio? E perché il Girona ha potuto giocare la massima competizione continentale pur facendo parte di un consorzio che include il City Football Group, che possiede anche il Manchester City?
La risposta è forse nel controllo solo parziale dei due grandi gruppi, austriaco e degli Emirati Arabi, dei club citati. Un escamotage ed un precedente interessante. Sarà lo stesso per il Palace? E se nel Bari dovessero entrare soci, potrebbe decadere la norma federale nazionale, prendendo ad esempio i casi di specie a livello europeo?
Suggestioni normative. Ciò che resta sul tavolo al momento è solo un toto-allenatori che non appassiona nemmeno il tifoso biancorosso più fervente.