bari casertana. <span>Foto Ssc Bari </span>
bari casertana. Foto Ssc Bari
Calcio

Il Bari non sa più vincere, sotto accusa finisce l’intero progetto tecnico

Il pareggio con la Casertana, davanti agli occhi di Aurelio De Laurentiis, certifica tutte le incongruenze di squadra e scelte societarie

Dopo due sconfitte consecutive, serviva solo una vittoria per evitare che la parola "crisi" iniziasse a serpeggiare fra tifosi, stampa e opinione pubblica. Una vittoria che, alla fine, non arriva: il Bari sul terreno amico del San Nicola racimola solo un pareggio 1-1 contro la Casertana, che certifica la crisi di cui sopra. E, a conti fatti, il galletto deve anche inginocchiarsi e ringraziare la superficialità degli avanti campani, che nella ripresa si divorano almeno quattro occasioni cristalline davanti a un avversario in bambola.

Ha tutte le ragioni mister Guidi a non essere soddisfatto del punto preso al San Nicola dai suoi, arrivati ad affrontare il Bari con dieci calciatori indisponibili e sei under in campo. Una squadra, la Casertana, ottimamente messa in campo dal suo allenatore, che ha mantenuto costantemente il 4-3-3 e l'atteggiamento offensivo, al cospetto di un Bari uscito dal campo dopo il vantaggio di D'Ursi, al 25' di gioco. E per poco i "falchetti" non riescono a sbancare il San Nicola con una vittoria che non sarebbe stata nulla meno che meritata.

E dire che il Bari, esattamente come a Terni, non aveva iniziato male: palo di Marras al 2' direttamente da corner, miracolo di Avella su Cianci al 7', tiro al volo di Marras al 22', goal "alla Del Piero" di D'Ursi al 25', con la complicità del portiere campano. Poi il solito black-out, tecnico e di personalità: tutto inizia al 40', quando Sarzi Puttini alza bandiera bianca per infortunio e lascia il posto a Sabbione, con Perrotta che scala a sinistra. Al 46' il goal della Casertana arriva proprio dalla parte destra dell'attacco campano: Pacilli va al cross indisturbato, così come indisturbato Carillo beffa la difesa del Bari di testa sul secondo palo.

Un film già visto: valanga di errori difensivi, individuali e di reparto, enorme fatica nel fare gioco, deconcentrazione. Nella ripresa Carrera prova Rolando (ottimo, come spesso gli capita) e Candellone per D'Ursi e Semenzato (altra prova insufficiente), passa prima al 3-4-1-2 per poi tornare al 4-2-3-1, ma la solfa non cambia. Il Bari fa fatica a far camminare il pallone, lì davanti Antenucci e Marras si accendono a tratti, Cianci è stanchissimo e il solo Maita si distingue per qualità e continuità. Due sono i termometri della crisi: Carrera opera solo tre dei cinque cambi consentiti (il primo obbligato dopo il ko di Sarzi) per l'esiguità di alternative a disposizione, incoraggiando la squadra a proseguire in quella follia chiamata "costruzione dal basso". La Casertana si divora quattro occasioni gigantesche (con Cuppone, Turchetta, Matos e Rosso), tre delle quali regalate dalla difesa del Bari (Sabbione e Di Cesare horror), in evidente imbarazzo con la palla fra i piedi. Frattali nel recupero blinda il pareggio e salva il Bari da una figura ancora più magra. La risposta dei biancorossi sta tutta fra 16' e 18', quando Avella si supera prima su Antenucci, poi su Rolando.

Troppo poco per una squadra che ambiva a inizio campionato a stravincere, e che adesso vede sfumare anche il secondo posto. L'Avellino vola a +7, lasciando il Bari nella disonorevole posizione di dover salvare la terza piazza dagli assalti del Catanzaro, prossimo avversario proprio dei biancorossi.

Carrera e Frattali hanno ammesso errori e fortuna davanti ai microfoni, Perrotta è andato oltre dicendo una sacrosanta verità: «Stiamo diventando il problema di noi stessi, di questo passo faremo fatica con tutti». Giustissimo, ma c'è di più. Carrera ha fatto quel che poteva, finché l'effetto scossa è durato il Bari se l'è cavata con risultati positivi e prestazioni convincenti. Poi, però, i nodi vengono al pettine: rosa corta, zero cambi, difesa anziana e lenta, centrocampo in sofferenza, attacco discontinuo e a tratti irritante. È il certificato sul fallimento del progetto tecnico, di cui ieri è stato testimone anche papà Aurelio De Laurentiis. Una stagione iniziata tardi, con tanti misteri, con una guida tecnica e un diesse che si sono dimostrati inadeguati, per finire con un mercato di gennaio distruttivo, non compensato (per scelta o per necessità, nessuno lo ha chiarito) con l'arrivo di qualche svincolato. Sotto processo finisce tutto l'impianto societario: la presidenza ha ripetuto come un mantra «L'obiettivo primo posto», anche davanti ai fatti che ormai da tempo si esprimono in senso contrario. La scelta di andare avanti senza diesse dopo il licenziamento di Romairone è un altro mistero, sia per la fine di questa stagione sia per la prossima.

E ora si va a Catanzaro, per salvare la faccia più che il terzo posto. L'ultimo obiettivo di questa stagione disgraziata è raccattare le residue energie per fare il meglio possibile in vista dei playoff e, poi, negli spareggi promozione. Al momento, per questa opera "made in Filmauro" non è affatto facile pronosticare un lieto fine.
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