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Cronaca

Vendevano alle Asl mascherine a prezzi maggiorati, sequestri da 1 milione in tre aziende di Bari

Si allarga l'indagine della guardia di finanza. L'accusa è di aver compiuto manovre speculative considerata l'emergenza Covid-19

Giro di vite nei confronti delle attività imprenditoriali che tentano di approfittare dell'emergenza Coronavirus per speculare sul prezzo dei Dpi. I finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Bari, coordinati dalla Procura della Repubblica di Bari, hanno eseguito un sequestro preventivo emesso in caso d'urgenza dal pubblico ministero - procuratore aggiunto, Roberto Rossi -, nei confronti di tre società baresi ritenute responsabili di aver effettuato manovre speculative sulla vendita dei dispositivi di protezione individuali (mascherine e altro) nei confronti di diverse aziende sanitarie pugliesi. Il sequestro del profitto delle condotte delittuose ascritte ai legali rappresentanti delle società ammonta ad oltre 1,1 milioni di euro.

Nei giorni scorsi, le indagini del gruppo tutela spesa pubblica, articolazione particolarmente specializzata nel contrasto alla corruzione e alle patologie afferenti l'impiego di denaro pubblico (con particolare riferimento alla sanità), avviate nel contesto dell'emergenza epidemiologica da Covid–19, hanno permesso di acquisire concreti elementi in ordine a illecite attività poste in essere dalle tre società fornitrici di aziende sanitarie pubbliche - tra cui Asl Bari e diverse aziende ospedaliere del territorio pugliese.

Queste società, in presenza di una grave rarefazione nel mercato nazionale di mascherine e altri presidi individuali di protezione, senza dubbio prodotti di prima necessità in questo momento, compivano manovre speculative consistenti nel fare incetta o acquisire in ogni caso i dispositivi protettivi e rivenderli con ricarichi economici via via crescenti nel corso dei diversi passaggi della filiera commerciale, in tal modo imponendo sul mercato un prezzo di vendita progressivamente maggiorato ed esageratamente superiore a quello ordinario praticato prima dell'emergenza e del tutto svincolato da una fisiologica variabile domanda/offerta, tenuto conto che i ricarichi applicati, quasi mai inferiori al 100%, hanno registrato picchi sino al 4100%.

In particolare, gli investigatori economico-finanziari delle Fiamme Gialle hanno acclarato come una delle società coinvolte avesse acquistato nell'ottobre 2019 da un fornitore cinese (estraneo alle indagini) oltre 127mascherine mascherine filtranti FFP3 al costo unitario comprensivo dei costi accessori (spese di trasporto, diritti doganali, etc.), di Euro 0,36; nello scorso mese di marzo – quando, in piena pandemia, sul mercato nazionale risultava quasi impossibile reperire i suddetti dispositivi di protezione individuale - le stesse mascherine sono state rivendute a un'altra società fornitrice di aziende sanitarie pugliesi, al prezzo di oltre 12 euro cadauna. Quest'ultima società barese ha, infine, ceduto le mascherine filtranti ai medesimi enti sanitari a prezzi oscillanti tra i 18 e i 20 euro al pezzo, iva esclusa.

Gli operatori commerciali destinatari del provvedimento cautelare, abusando anche della loro qualità di prestatori d'opera necessari (in quanto esercenti attività commerciali "operative" in base ai recenti provvedimenti della presidenza del Consiglio dei ministri) sono accusati di aver approfittato di circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare o quantomeno rendere difficoltosa la protezione sanitaria di pazienti, medici, infermieri, operatori della sicurezza e di ogni altra categoria particolarmente esposta al rischio di contagio.
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