Serena Brancale e Willie Peyote. <span>Foto Erica Giusto</span>
Serena Brancale e Willie Peyote. Foto Erica Giusto
Eventi e cultura

Serena Brancale presenta “Vita d’Artista” a Bari con Willie Peyote: «Collaborazione nata su Instagram»

Ieri all’AncheCinema la prima data del nuovo spettacolo live. Due artisti accumunati dalla voglia di «Fare ciò che ci piace»

Torna a casa Serena Brancale, cantautrice e polistrumentista di Bari che ha scelto la location del teatro polifunzionale AncheCinema in corso Italia per presentare il suo nuovo spettacolo live, "Vita d'Artista", propedeutico al disco in uscita a breve. La bravissima artista barese, classe 1989, conferma tutto quanto di buono si è detto in questi anni di lei: il live, aperto dal promettente cantautore indie Al Verde, dei nuovi brani inediti sembra la chiusura del cerchio iniziato nel 2015 con "Galleggiare", album uscito dopo la partecipazione a Sanremo. Voce potente e versatile, Serena Brancale spazia con naturalezza fra l'eleganza del jazz e l'impeto del soul, facendo leva su una presenza scenica da vera artista a tutto tondo, fra canto, danza e recitazione.

La musicista barese non è sola: al suo fianco Willie Peyote (classe 1985, al secolo Gugliemo Bruno), ormai certezza del rap italiano, ultimo fuoriuscito della prorompente scena torinese. L'artista piemontese ha inciso alcune parti rap nel brano Tempo, che ieri i due hanno proposto in anteprima sul palco di un AncheCinema pieno e partecipe. Ne abbiamo parlato con i diretti interessati, per fare le carte alla loro collaborazione, al passato, presente e futuro di due carriere artistiche in continua ascesa.

Una coppia "a metà fra il rap hardcore e la canzone d'autore", per citare un brano di Willie. Com'è nata questa collaborazione?
Serena Brancale: Su Instagram. Il mio batterista, Dario Panza, mi ha parlato di questo rapper che stava lavorando benissimo al suo disco, nel quale lo stesso Dario ha suonato la batteria. Io mi sono incuriosita, ho ascoltato le sue cose e sono diventata sua fan. Al ché gli ho scritto un messaggio facendogli i complimenti. Di lì si è accesa la lampadina e l'ho invitato come ospite nel mio album; lui ha accettato subito. L'amicizia con Willie per me è importante: è un artista da stimare per le sue canzoni e per la sua umiltà. Non è facile a questi livelli di popolarità essere coinvolto in altri progetti. È nata su Instagram, ma spero che questa amicizia continui nella vita.
Willie Peyote: Abbiamo il batterista in comune. Io ho conosciuto lui attraverso Serena e lei ha conosciuto me attraverso Dario. Poi ci siamo sentiti, ci siamo confrontati ed era normale che venisse fuori anche un pezzo insieme. A me piace molto tutto il disco di Serena, sono contento di esserci. Non mi piace fare lo spoiler: nel nostro pezzo ci sarà il sound suo e io faccio solo un piccolo intervento per metterci un po' di mio.

Serena, a ottobre è uscito il nuovo singolo, Come ti Pare, ora lo spettacolo live. Quando il disco e cosa dobbiamo aspettarci?
Il disco uscirà presto; non c'è una data definitiva perché e ancora tutto in itinere. Se vogliamo presentare questa cosa nel momento giusto non è il caso di far uscire il disco in una data "x". Mi prendo questo lusso di aspettare, perché ho in programma dei bei concerti e non ho fretta. Da questo disco mi aspetto di crescere ancora di più: sia l'album sia il live sono molto più teatrali. Racconto delle storie che ho vissuto ma non per forza autobiografiche. A livello di sound è sempre borderline fra la musica di Pino Daniele che per me è da canovaccio, musica italiana e musica americana. Parliamo sempre di jazz perché mi affiancano musicisti di quell'estrazione: sarà uno spettacolo pieno di musica fatta bene, molto colta.

Willie per te invece si è appena concluso un anno intenso, con oltre cento date quasi tutte sold out. Ti aspettavi un successo del genere del tour e del disco, "Sindrome di Toret"?
Lo speravo ma non mi aspettavo che fosse così ben accolto da subito e che andasse ulteriormente a crescere. È stato un anno strano, talmente pieno anche sotto l'aspetto personale che mi sono accorto veramente di poche cose. Adesso a bocce ferme riguarderò tutto quello che è successo con un po' più di calma, magari anche per festeggiare. Ogni tanto ci sta.

Serena, nel 2015 la partecipazione a Sanremo. Com'è cambiata la tua carriera da quel momento?
Sanremo ti rende più cosciente del fatto che la musica è una cosa seria e che bisogna sempre farla pensando una volta in più a quello che hai già fatto. Se prendi la musica sul serio dopo un'esperienza come Sanremo è chiaro che le cose diventino sempre più interessanti e intelligenti. Grazie al Festival mi sono rimboccata le maniche e ho capito che voglio fare questo mestiere e voglio farlo sempre meglio.

Eppure Serena tutto è iniziato con un no a X-Factor. Quel rifiuto ti ha fatta crescere?
Ogni cosa mi fa crescere, forse anche quel rifiuto perché mi ha dato l'occasione di rimettermi a studiare. Magari se fossi entrata a X.Factor avrei cantato altra musica e non mi sarei soffermata su chi sono io. Quindi direi di sì, mi ha fatta crescere.

Willie invece la tua è una storia particolare: hai mollato un lavoro precario per intraprendere la carriera di artista. Cosa consiglieresti a chi volesse fare la stessa scelta?
Di non farlo gratis: una consapevolezza che io stesso ho maturato nel tempo. In generale consiglio di fare arte, musica in particolare, solo se ne si ha un vero bisogno fisico. È un lavoro che visto da fuori è tanto bello, ma è totalizzante, ti occupa tutto il giorno, tutti i giorni. Lo si può fare solo se si ha una grande passione. In questo caso avrebbe senso. Se si vuole cercare un altro modo per raccattare dei like o per fare colpo no. I calciatori, per esempio, non fanno i calciatori perché vogliono diventare ricchi ma perché gli piace il pallone. Si può anche arrivare lontano ma si può anche arrivare da nessuna parte; è questo il punto. Bisogna mettere in conto che non necessariamente andrà bene, ma se lo si fa perché se ne ha bisogno si ingoiano più volentieri anche le delusioni.

Roy Paci, Subsonica, Zibba, Ex-Otago e ora Serena Bancale, giusto per fare qualche nome. Willie Peyote può vantare un palmares di collaborazioni di tutto rispetto. C'è un artista che ti piacerebbe aggiungere all'elenco?
I Subsonica, gli Ex-Otago, Serena e Ainè (che è appena uscito con il disco nuovo): sono stati loro a chiedermi di partecipare, quindi ancor di più un onore che la tua presenza venga richiesta nei dischi altrui. Non sono scaramantico, ma preferirei non dirlo molto forte: il mio sogno sarebbe fare un pezzo con Damon Albarn, il cantante dei Gorrillaz e dei Blur, o Anderson Paak. In Italia ce ne sarebbero moltissimi ma non è mai detto che si faccia, quindi teniamolo lì.

Finito il tuo tour, Willie, inizia quello con i Subsonica. Aspettative?
Fortunatamente lì sono un ospite e già il fatto che mi onorino di fare il tour con loro come se fossi il sesto Subsonica me la farà godere ancora di più. Sarà un po' più leggera, senza troppa pressione e questo è un bene per me che sono un po' ansioso. Non è il mio tour, devo fare poco e farlo bene. Per me è un sogno che si realizza: vedrò il tour dei Subsonica dal palco.

Serena, ora vivi a Roma, ma per presentare il tuo nuovo progetto hai deciso di tornare a casa. Come hai trovato Bari e la Puglia dal punto di vista musicale?
Io sento tanto parlare della Puglia a Roma: ogni volta che sento dire "attore pugliese", "musicista pugliese", "cantautrice barese" per me è motivo di fierezza. Sono onorata di tornare a Bari e sono orgogliosa di essere barese.

Tanti appuntamenti in Puglia anche per te. Willie, come ti è sembrata la risposta del pubblico da queste parti e come giudichi la scena pugliese?
In particolare nella provincia di Bari abbiamo un'ottima risposta da sempre. Non me l'aspettavo; abbiamo avuto anche un chitarrista di Corato, forse ha aiutato un po'. In generale mi trovo molto bene in questa zona della Puglia anche se il disco lo abbiamo realizzato a Lecce (negli studi di Roy Paci, ndr). Il pubblico barese ci ha sempre dato grandi soddisfazioni; spero che continui e spero di stimolarlo ulteriormente. Della scena pugliese conosco relativamente poco; non potrei esprimermi perché non sono uno molto attento alle scene regionali. Mi sembra un luogo, soprattutto nel barese, dove c'è molta qualità e tanti musicisti bravi. C'è un gusto diffuso anche fra la popolazione e per questo a me piace suonare da queste parti.

Serena, come definiresti il tuo sound e quale ruolo ti attribuisci nel nuovo panorama della musica italiana?
Io mi sento sempre un po' fuori da quello che va. Mi piace essere demodé, voglio esserlo. Purtroppo non riesco proprio a essere commerciale, e se prima era un problema ora è diventato un vanto. Cerco sempre di far diventare un difetto pregio.

Tu Willie invece come ti collochi nella scena musicale italiana attuale?
Io mi colloco semplicemente facendo musica; faccio parte della scena musicale e non saprei restringere il campo. Da qualcuno vengo collocato nella scena indie, da altri in quella rap-hip hop, da altri ancora da nessuna parte. Non ho preferenze di genere: faccio la mia musica e spero di creare una proposta alternativa alle classificazioni. Quello che ha fatto Caparezza e prima ancora Jovanotti e i Subsonica. Tutta roba che non è collocabile realmente in un solo spazio.

Serena, capitolo novità: oltre al disco in cantiere quali altri progetti hai per il prossimo futuro?
Sicuramente un secondo videoclip dedicato a "Vita d'Artista". Poi ci sono in programma concerti molto belli con l'orchestra, anche a Cannes. Saranno tutti in teatro.

Willie, dopo L'Effetto Sbagliato quando una nuova uscita discografica?
Per adesso ci limitiamo alle collaborazioni. Da quello è uscito il pezzo con i Subsonica, il pezzo con Ainè e a breve quello con Serena. Ce ne saranno altri. La nostra roba nuova arriverà, prima di quello che ci si aspetta ma non subito. Stiamo ancora valutando, stiamo facendo il disco nuovo ma dobbiamo capire tante cose. Ci vorrà ancora un attimo.

Set fotografico a cura di Erica Giusto
39 fotoSerena Brancale e Willie Peyote
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