
Eventi e cultura
Festa della Liberazione, in un libro la storia di partigiani e deportati di Bari e provincia
L'autore, il professor Luceri: «Da tutta la Puglia un grande contributo alla Resisitenza. Salvini? Fosse stato mio studente lo avrei bocciato»
Bari - giovedì 25 aprile 2019
La storia dei partigiani e dei deportati della provincia di Bari durante la Seconda guerra mondiale e il periodo della Resistenza anti-fascista raccontati in un libro. "Partigiani e deportati deceduti di Bari e provincia" è l'ultima opera del professor Pati Luceri, docente di storia, un volume che ripercorre con il rigore dello storiografo le vicende dei partigiani baresi che hanno combattuto per la libertà e dei prigionieri deportati e poi morti nei campi di sterminio nazi-fascisti. Il libro è stato scritto con i contributi di Manuel Alboreto, Fabio Fronterrè e Silvia Martorelli.
Ne abbiamo parlato con il professor Luceri in occasione del 25 aprile, festa della Liberazione. «La ricerca è iniziata dieci anni fa, prima sul partigianato e i deportati di Brindisi, Lecce e Taranto, dando alle stampe i primi volumi - dice l'autore. Con alcuni amici baresi abbiamo approfondito la ricerca sulla provincia di Bari, dapprima negli archivi dei movimenti di liberazione in tutta l'Italia centro-settentrionale, poi sui fogli matricolari presenti nell'Archivio di stato di Bari per un anno e mezzo. Ci siamo concentrati sui fogli matricolari dei nati fra il 1910 e il 1925, fermo restando che ci sono stati partigiani e deportati deceduti anche nati fra il 1880 e il 1890. Cronologicamente, il libro prende in esame gli eventi verificatisi fra l'8 settembre '43 e il 25 aprile '45».
Secondo Luceri, quello dato dalla Puglia e dalla provincia di Bari in particolare alla Resistenza fu «Un contributo eccezionale. La storia della Seconda guerra mondiale, della Resistenza, dell'abbattimento delle dittature nazi-fasciste la si può ripercorrere passeggiando per le strade di Bari; molte ricordano partigiani caduti e deportati che non hanno mai fatto ritorno. La provincia di Bari diede alla Resistenza 1261 partigiani di cui 15 donne, oltre ai 568 deportati. La città di Bari e la città di Corato hanno dato il maggiore contributo, sia in termini di partigiani sia in termini di deportati civili. In diversi, inoltre, già prima della Resistenza e dell'8 settembre erano partiti dalla provincia di Bari per andare a combattere in favore della repubblica spagnola nel '36. In molti si recarono sui fronti di lotta greci, jugoslavi e albanesi, altri ancora combatterono nei lager e nelle brigate dell'Italia settentrionale. Sarebbe bello che altri giovani approfondissero la ricerca, anche per le province di Bari e Foggia. Si tratta di un lavoraccio, per cui noi non abbiamo ricevuto alcun contributo: l'abbiamo fatto perché ci sembrava doveroso nei confronti di chi ha combattuto per la libertà».
Un 25 aprile, quello del 2019, che ha portato con sé strascichi e polemiche. Il governo giallo-verde si divide sul tema delle celebrazioni, e il ministro degli Interni Matteo Salvini ha più volte annunciato che non parteciperà a nessuna cerimonia pubblica, dal momento che, secondo il segretario leghista, «Si tratta di un derby fra partigiani e fascisti». «Dovrebbe studiare la storia, fosse stato un mio studente l'avrei bocciato - continua il professor Luceri. Gli consiglio di leggere i libri, di andare a visitare i lager, di approfondire quello che è successo alle Fosse ardeatine, a Marzabotto, a Sant'Anna di Stazzema, a Porzus. Chi dice e fa certe cose o è ignorante o è in malafede: Salvini certamente è ignorante. Moltissime persone hanno combattuto, sono andate a morire perché sognavano un avvenire migliore per i propri figli. Sulle labbra avevano impresse le parole la libertà, viva l'Italia, che non era di certo quella repubblichina, o quella vendutasi ai nazisti, che ha deportato chi la pensava diversamente, gli ebrei, i bambini orfani come successo a Napoli, gli omosessuali. La libertà è il rispetto delle posizioni altrui, non è mai repressione. La Resistenza è stata fatta non solo dai comunisti delle Brigate Garibaldi, ma anche da Giustizia e libertà, i trozkisti, gli anarchici, i democristiani, i liberali. Tutti hanno partecipato alla Resistenza».
Ne abbiamo parlato con il professor Luceri in occasione del 25 aprile, festa della Liberazione. «La ricerca è iniziata dieci anni fa, prima sul partigianato e i deportati di Brindisi, Lecce e Taranto, dando alle stampe i primi volumi - dice l'autore. Con alcuni amici baresi abbiamo approfondito la ricerca sulla provincia di Bari, dapprima negli archivi dei movimenti di liberazione in tutta l'Italia centro-settentrionale, poi sui fogli matricolari presenti nell'Archivio di stato di Bari per un anno e mezzo. Ci siamo concentrati sui fogli matricolari dei nati fra il 1910 e il 1925, fermo restando che ci sono stati partigiani e deportati deceduti anche nati fra il 1880 e il 1890. Cronologicamente, il libro prende in esame gli eventi verificatisi fra l'8 settembre '43 e il 25 aprile '45».
Secondo Luceri, quello dato dalla Puglia e dalla provincia di Bari in particolare alla Resistenza fu «Un contributo eccezionale. La storia della Seconda guerra mondiale, della Resistenza, dell'abbattimento delle dittature nazi-fasciste la si può ripercorrere passeggiando per le strade di Bari; molte ricordano partigiani caduti e deportati che non hanno mai fatto ritorno. La provincia di Bari diede alla Resistenza 1261 partigiani di cui 15 donne, oltre ai 568 deportati. La città di Bari e la città di Corato hanno dato il maggiore contributo, sia in termini di partigiani sia in termini di deportati civili. In diversi, inoltre, già prima della Resistenza e dell'8 settembre erano partiti dalla provincia di Bari per andare a combattere in favore della repubblica spagnola nel '36. In molti si recarono sui fronti di lotta greci, jugoslavi e albanesi, altri ancora combatterono nei lager e nelle brigate dell'Italia settentrionale. Sarebbe bello che altri giovani approfondissero la ricerca, anche per le province di Bari e Foggia. Si tratta di un lavoraccio, per cui noi non abbiamo ricevuto alcun contributo: l'abbiamo fatto perché ci sembrava doveroso nei confronti di chi ha combattuto per la libertà».
Un 25 aprile, quello del 2019, che ha portato con sé strascichi e polemiche. Il governo giallo-verde si divide sul tema delle celebrazioni, e il ministro degli Interni Matteo Salvini ha più volte annunciato che non parteciperà a nessuna cerimonia pubblica, dal momento che, secondo il segretario leghista, «Si tratta di un derby fra partigiani e fascisti». «Dovrebbe studiare la storia, fosse stato un mio studente l'avrei bocciato - continua il professor Luceri. Gli consiglio di leggere i libri, di andare a visitare i lager, di approfondire quello che è successo alle Fosse ardeatine, a Marzabotto, a Sant'Anna di Stazzema, a Porzus. Chi dice e fa certe cose o è ignorante o è in malafede: Salvini certamente è ignorante. Moltissime persone hanno combattuto, sono andate a morire perché sognavano un avvenire migliore per i propri figli. Sulle labbra avevano impresse le parole la libertà, viva l'Italia, che non era di certo quella repubblichina, o quella vendutasi ai nazisti, che ha deportato chi la pensava diversamente, gli ebrei, i bambini orfani come successo a Napoli, gli omosessuali. La libertà è il rispetto delle posizioni altrui, non è mai repressione. La Resistenza è stata fatta non solo dai comunisti delle Brigate Garibaldi, ma anche da Giustizia e libertà, i trozkisti, gli anarchici, i democristiani, i liberali. Tutti hanno partecipato alla Resistenza».