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Fase 2 a Bari, Filcams CGIL: «Servono più controlli, per evitare un altro "caso Ikea"»

Le file davanti al negozio di mobili di lunedì emblema del problema: «Saltato completamente il distanziamento sociale»

I primi giorni di questa seconda parte della fase 2 a Bari non sono stati come sperato. Nel commercio si è visto come in alcune occasioni non ci si renda conto che il Coronavirus è ancora tra noi, e il poter uscire non vuol dire dimenticarsi completamente delle regole che abbiamo imparato a conoscere nei mesi di lockdown.

Fortemente preoccupata la categoria commercio della CGIL barese: «Il distanziamento sociale non è sempre garantito - sottolineano da Filcams CGIL Bari - sia che si parli di clienti che di lavoratori. In alcune realtà si controlla la temperatura corporea all'ingresso e in altre no, il numero di clienti che possono accedere contemporaneamente alle singole strutture non è ben definito, non c'è dispersione degli assembramenti nei negozi. Già al termine della prima giornata di apertura delle strutture commerciali in molte si è registrata l'incapacità dei vertici nel gestire il flusso dei clienti ed il rispetto dei protocolli di sicurezza. La libera interpretazione delle direttive ha generato regole difformi tra un'azienda e l'altra con conseguente confusione tra i consumatori e seria preoccupazione tra i lavoratori del settore».

«Chiediamo maggiore rigore e coerenza oltre che rispetto dei lavoratori: fino ad una settimana fa - dichiara Antonio Miccoli Segretario Generale Filcams CGIL BARI - i lavoratori del commercio erano annoverati tra gli eroi nazionali per il lavoro svolto durante la fase 1 ma con la fase 2 si ritorna alla triste normalità con totale assenza di rispetto e addirittura lamentele e rimproveri nei confronti dei lavoratori per le attese e per le code. Sia nelle piccole che nelle grandi realtà, food e non food, sono stati segnalati comportamenti non in linea con quanto previsto dagli accordi e dai protocolli di sicurezza».

«In queste ore - aggiunge - stiamo ricevendo foto che ritraggono situazioni avvilenti, con code e assembramenti, anche in strutture come Ikea o catene di abbigliamento totalmente impreparate a gestire il flusso di consumatori. Se si rallenta l'ingresso ma non si sollecita l'uscita si creano di fatto e code e malcontento all'esterno e assembramenti nel punto vendita: è evidente che l'obiettivo di questo tipo di gestione non sia la sicurezza comune ma solo recuperare quanto più possibile delle vendite perse nei mesi precedenti. Alla lecita preoccupazione dei lavoratori in questo confuso scenario ci uniamo chiedendo con forza più severi e frequenti controlli nelle aziende da parte organi preposti: è necessario far rispettare le regole previste, è necessario un intervento costante sul settore per il bene di tutti».

«Questa è indiscutibilmente una fase molto difficile, indubbiamente la riapertura al pubblico e i fatturati sono importanti per un settore fortemente provato dal fermo - conclude Miccoli - ma la sicurezza deve essere ancora la priorità proprio perché né i cittadini né le aziende possono correre il rischio di un nuovo lungo lockdown».
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