
Politica
Cassa prestanza, l’opposizione: «Decaro porti carte in Procura e si dimetta». Il sindaco: «Comune non c’entra»
Centrodestra e M5S compatti per condannare l’audio della discordia. Il primo cittadino si difende: «Stanno alla frutta»
Bari - venerdì 21 dicembre 2018
15.11
Torna al centro delle discussioni politiche cittadine la Cassa prestanza dei dipendenti del Comune di Bari. A rinfocolare le polemiche un audio circolato ieri in cui il sindaco Antonio Decaro, in un colloquio pubblico con i dipendenti comunali, invitava gli aventi diritto alla Cassa a procedere con le vie legali e che il Comune non si sarebbe opposto in caso di sconfitta davanti a un giudice, facendosi difendere da un "avvocato esterno scemo".
Un modo colorito per difendere le ragioni del Comune che, come ribadisce il sindaco, non ha parte nel problema del progressivo svuotamento della cassa (frutto dello sbilancio fra pensionamenti e assunzioni), e che quindi non potrebbe procedere a rimpinguare le sostanze del fondo predisposto dai dipendenti comunali se non davanti a una sentenza. La questione ha comunque suscitato le reazioni compatte dell'opposizione in Consiglio comunale. Questa mattina una conferenza stampa congiunta: «Non è competenza del sindaco stabilire se ci si fossa fermare o meno al primo grado di un procedimento giudiziario - dice Pasquale Di Rella, consigliere del Gruppo misto. Il sindaco è tenuto ad attenersi al giudizio dell'avvocatura civica dopo la sentenza di primo grado».
Ancor più duro il commento di Michele Caradonna, coordinatore cittadino di Fratelli d'Italia: «Il reale problema - dice - è che esiste una Cassa prestanza, ci sono dipendenti che sono andati in pensione e altri dipendenti che hanno paura di non ritrovare i propri fondi versati nell'arco degli anni. La contabilità lascia perplessi perché sembra che vi sia un ammanco economico. Nell'ultimo consiglio abbiamo sollecitato il suo intervento e richiesto una soluzione urgente, ma lui si è astenuto in aula. Ora dovrebbe prendere le carte della Cassa prestanza, inviarle alla Procura e il secondo dopo dimettersi».
«Un atto di una gravità inaudita - incalza Sabino Mangano, Movimento 5 Stelle. Decaro doveva portare avanti un'ispezione seria se voleva salvaguardare i dipendenti. Abbiamo perso tre anni di soldi». Fabio Romito, candidato sindaco per la Lega, prosegue: «Da parte del sindaco una capacità amministrativa nulla. Questo è un atto di estrema gravità. Saremo costretti a fare un'indagine approfondita su tutti i contenziosi portati avanti dal Comune negli ultimi anni. Non vorremmo che vi siano stati dei processi di serie A, B e C». «Crediamo che possano configurarsi gli estremi per un danno erariale», continua Michele Picaro, consigliere leghista.
«Siamo esterrefatti dalle dichiarazioni del sindaco - incalza il consigliere Giuseppe Carrieri. Pare che questo problema della Cassa prestanza voglia essere risolto con un assalto alla diligenza del bilancio comunale. Questo non va bene perché abbiamo chiesto che vengano trovati e perseguiti i responsabili di questi ammanchi; quando avremo una contabilità finalmente chiara vedremo come fare per questi soldi. La cosa più incredibile è sentir dire a un sindaco che tanto pagherà la cittadinanza».
Il sindaco Antonio Decaro, da parte sua, risponde con convinzione a tutte le accuse rivoltegli e ribadisce l'estraneità dell'ente-Comune rispetto alla cassa prevista per i propri dipendenti: «Se l'opposizione fa una conferenza su questa cosa sta alla frutta. Quell'audio dimostra che ai dipendenti dico le stesse cose che dico in consiglio, dove ho spiegato che il Comune non ha intenzione di creare problemi ai propri dipendenti; essi ritengono che i disagi legati alla Cassa prestanza possano essere risolti dal Comune. A loro, però, ho spiegato più volte che l'avvocato del Comune, l'avvocato della Cassa prestanza e i sindacati dicono che Comune e Cassa prestanza sono due cose separate, motivo per cui il Comune non ha potere di intervento. Ripeto, il Comune non ha intenzione di ledere gli interessi dei propri dipendenti che lì hanno versato dei soldi: oggi la Cassa è in quelle condizioni perché non ci sono più dipendenti che versano, dal momento che ai pensionamenti non corrispondono assunzioni. Se il Comune deve pagare, può farlo solo dopo che si è espresso un giudice: se avranno i dipendenti hanno ragione vinceranno la causa. Io la vedo difficile perché si tratta di due cose separate e non c'è ragione per il Comune di rimpinguare le finanze della Cassa di prestanza».
«Invece di mettere zizzania tra i dipendenti ancora in servizio e quelli in pensione si assuma le sue responsabilità - è l'attacco che viene dalla consigliera del Gruppo misto e candidata sindaco Irma Melini. Se Decaro vuole bloccare la trattenuta del 3% dica ai dipendenti comunali come intende agire, altrimenti la ripristini perché la Cassa Prestanza deve vivere fino a quando non viene indicato il percorso utile al riconoscimento dei diritti richiesti». Accuse che il primo cittadino rispedisce al mittente, proponendo una versione dei fatti diversa: «Melini, Di Rella e Caradonna hanno votato un OdG in cui si dice che si devono prendere il 3% dello stipendio dei dipendenti in servizio per pagare chi è andato in pensione, che ha versato 15.000 Euro e pretende di avere 45.000 Euro. Andassero a spiegare ai dipendenti perché hanno votato quell'ordine del giorno», controbatte Decaro.
A chi, invece, gli chiede di portare le carte in Procura, Decaro risponde: «C'è già un'indagine in corso; i Carabinieri hanno già preso le carte della Cassa prestanza. Nel consiglio di amministrazione c'è un delegato del sindaco, ma è solo 1 su 5. A dimostrazione del fatto che il Comune non può incidere sulla cassa. Resta da capire, con la sproporzione fra chi è in servizio e chi va in pensione, cosa succederà della Cassa quando non ci saranno più soldi. Credo che nel nostro Paese non ci siano più le condizioni per privilegiare il sistema retributivo rispetto a quello contributivo».
Un modo colorito per difendere le ragioni del Comune che, come ribadisce il sindaco, non ha parte nel problema del progressivo svuotamento della cassa (frutto dello sbilancio fra pensionamenti e assunzioni), e che quindi non potrebbe procedere a rimpinguare le sostanze del fondo predisposto dai dipendenti comunali se non davanti a una sentenza. La questione ha comunque suscitato le reazioni compatte dell'opposizione in Consiglio comunale. Questa mattina una conferenza stampa congiunta: «Non è competenza del sindaco stabilire se ci si fossa fermare o meno al primo grado di un procedimento giudiziario - dice Pasquale Di Rella, consigliere del Gruppo misto. Il sindaco è tenuto ad attenersi al giudizio dell'avvocatura civica dopo la sentenza di primo grado».
Ancor più duro il commento di Michele Caradonna, coordinatore cittadino di Fratelli d'Italia: «Il reale problema - dice - è che esiste una Cassa prestanza, ci sono dipendenti che sono andati in pensione e altri dipendenti che hanno paura di non ritrovare i propri fondi versati nell'arco degli anni. La contabilità lascia perplessi perché sembra che vi sia un ammanco economico. Nell'ultimo consiglio abbiamo sollecitato il suo intervento e richiesto una soluzione urgente, ma lui si è astenuto in aula. Ora dovrebbe prendere le carte della Cassa prestanza, inviarle alla Procura e il secondo dopo dimettersi».
«Un atto di una gravità inaudita - incalza Sabino Mangano, Movimento 5 Stelle. Decaro doveva portare avanti un'ispezione seria se voleva salvaguardare i dipendenti. Abbiamo perso tre anni di soldi». Fabio Romito, candidato sindaco per la Lega, prosegue: «Da parte del sindaco una capacità amministrativa nulla. Questo è un atto di estrema gravità. Saremo costretti a fare un'indagine approfondita su tutti i contenziosi portati avanti dal Comune negli ultimi anni. Non vorremmo che vi siano stati dei processi di serie A, B e C». «Crediamo che possano configurarsi gli estremi per un danno erariale», continua Michele Picaro, consigliere leghista.
«Siamo esterrefatti dalle dichiarazioni del sindaco - incalza il consigliere Giuseppe Carrieri. Pare che questo problema della Cassa prestanza voglia essere risolto con un assalto alla diligenza del bilancio comunale. Questo non va bene perché abbiamo chiesto che vengano trovati e perseguiti i responsabili di questi ammanchi; quando avremo una contabilità finalmente chiara vedremo come fare per questi soldi. La cosa più incredibile è sentir dire a un sindaco che tanto pagherà la cittadinanza».
Il sindaco Antonio Decaro, da parte sua, risponde con convinzione a tutte le accuse rivoltegli e ribadisce l'estraneità dell'ente-Comune rispetto alla cassa prevista per i propri dipendenti: «Se l'opposizione fa una conferenza su questa cosa sta alla frutta. Quell'audio dimostra che ai dipendenti dico le stesse cose che dico in consiglio, dove ho spiegato che il Comune non ha intenzione di creare problemi ai propri dipendenti; essi ritengono che i disagi legati alla Cassa prestanza possano essere risolti dal Comune. A loro, però, ho spiegato più volte che l'avvocato del Comune, l'avvocato della Cassa prestanza e i sindacati dicono che Comune e Cassa prestanza sono due cose separate, motivo per cui il Comune non ha potere di intervento. Ripeto, il Comune non ha intenzione di ledere gli interessi dei propri dipendenti che lì hanno versato dei soldi: oggi la Cassa è in quelle condizioni perché non ci sono più dipendenti che versano, dal momento che ai pensionamenti non corrispondono assunzioni. Se il Comune deve pagare, può farlo solo dopo che si è espresso un giudice: se avranno i dipendenti hanno ragione vinceranno la causa. Io la vedo difficile perché si tratta di due cose separate e non c'è ragione per il Comune di rimpinguare le finanze della Cassa di prestanza».
«Invece di mettere zizzania tra i dipendenti ancora in servizio e quelli in pensione si assuma le sue responsabilità - è l'attacco che viene dalla consigliera del Gruppo misto e candidata sindaco Irma Melini. Se Decaro vuole bloccare la trattenuta del 3% dica ai dipendenti comunali come intende agire, altrimenti la ripristini perché la Cassa Prestanza deve vivere fino a quando non viene indicato il percorso utile al riconoscimento dei diritti richiesti». Accuse che il primo cittadino rispedisce al mittente, proponendo una versione dei fatti diversa: «Melini, Di Rella e Caradonna hanno votato un OdG in cui si dice che si devono prendere il 3% dello stipendio dei dipendenti in servizio per pagare chi è andato in pensione, che ha versato 15.000 Euro e pretende di avere 45.000 Euro. Andassero a spiegare ai dipendenti perché hanno votato quell'ordine del giorno», controbatte Decaro.
A chi, invece, gli chiede di portare le carte in Procura, Decaro risponde: «C'è già un'indagine in corso; i Carabinieri hanno già preso le carte della Cassa prestanza. Nel consiglio di amministrazione c'è un delegato del sindaco, ma è solo 1 su 5. A dimostrazione del fatto che il Comune non può incidere sulla cassa. Resta da capire, con la sproporzione fra chi è in servizio e chi va in pensione, cosa succederà della Cassa quando non ci saranno più soldi. Credo che nel nostro Paese non ci siano più le condizioni per privilegiare il sistema retributivo rispetto a quello contributivo».