Politica
Carrieri: «Nessuna minaccia di morte, stanno cercando di screditarmi»
Dopo la bagarre in aula Dalfino di ieri, arriva la versione dei fatti del consigliere di opposizione chiamato in causa per le offese a Cavone
Bari - sabato 17 febbraio 2018
18.27 Comunicato Stampa
Continua ad avere strascichi la concitata riunione del consiglio comunale monotematico sull'edilizia giudiziaria tenutasi ieri pomeriggio. E dopo l'abbandono dell'aula da parte della maggioranza, il comunicato di sindaco e maggioranza di solidarietà al presidente Cavone per le offese ricevute, la spiegazione di quanto accaduto della consigliera Melini, arriva anche la versione dei fatti dell'altro consigliere chiamato in causa. Giuseppe Carrieri ha, infatti, mandato un comunicato in cui spiega quanto accaduto dal suo punto di vista. Ve lo proponiamo di seguito integralmente in modo che si possano avere le diverse versioni della stessa vicenda e tutti siano poi liberi di interpretarla.
«"T'ia fa mri", " T'ia da la morte" è una tipica espressione barese che, per quanto a mia conoscenza, in determinati contesti significa ti darò filo da torcere; ti incalzerò; non te la farò passare liscia. Bene, è esattamente questo il senso che si voleva dare e si è dato al questa frase da me veemente rivolta al presidente - protempore - del consiglio comunale di Bari; infatti ho aggiunto subito dopo che le prossime sedute li avremmo fatti stare fino all'alba con l'ostruzionismo e subissandoli di richieste ed emendamenti alle varie proposte di delibera. Era quindi ovviamente (non essendo io un criminale/omicida/pluripregiudicato) un "ti devo dare la morte politica, ti farò vedere i sorci verdi" il significato dell'affermazione rivolta in quei concitati momenti d'aula. Sicché, del tutto strumentale, puerile e profondamente scorretto è quindi il tentativo del sindaco - protempore - e del presidente del consiglio comunale -anch'egli protempore e anch'egli del partito democratico- di volermi accusare di aver, invece, voluto minacciare di morte qualcuno. Un tentativo maldestro ed evidentemente posto in essere per screditare agli occhi dell'opinione pubblica un avversario politico e per distogliere l'attenzione dei Cittadini verso la vera questione. Il punto, infatti, è che dopo 4 anni di chiacchiere e di comunicati stampa del sindaco Decaro, il centrodestra barese aveva chiesto un rendiconto in aula consiliare (davanti alla Città) e in seduta monotematica, di cosa si fosse fatto - realmente - per risolvere una grave emergenza cittadina: l'edilizia giudiziaria. Il sindaco, invece di spiegare e ascoltare i suggerimenti del consiglio in tema, ha deciso prima di intervenire (anche) per insultare alcuni consiglieri (Di Paola-Romito-Mangano-il sottoscritto); poi di cedere la parola al capogruppo del partito democratico Bronzini, il quale (ovviamente prendendo esempio dal suo cattivo "maestro") ha prima rincarato la dose degli insulti al sottoscritto con affermazioni del tutto false e non veritiere. Poi fatto sciogliere la seduta chiedendo la verifica del numero legale, senza consentire -di fatto- la rettifica a noi che eravamo stati oggetto di false affermazioni. Con la colposa complicità appunto del presidente Cavone, il quale - ai sensi del regolamento d'aula - doveva, invero, immediatamente consentire a chi si era sentito offeso di replicare, nel frattempo che si compiva il procedimento di verifica del numero legale. Da qui il trambusto e l'espressione certamente forte pronunziata in un contesto di accesa discussione e di lesione della possibilità di difesa di un consigliere comunale, pochi secondi prima platealmente e gravemente oggetto di false ricostruzioni da parte di un "collega"! La vera questione quindi è che il sindaco Decaro ha inteso sottrarsi al confronto (proprio andandosene con i suoi consiglieri) sulla questione dell'edilizia giudiziaria della Città di Bari, sulla quale -vorrei ricordare- da anni i consiglieri comunali baresi di centrodestra si stanno ferocemente battendo per dare delle soluzioni. Prima chiedendo (in aula consiliare con mozioni e ordini del giorno) che si costruisca il secondo di palazzo di giustizia di corso della Carboneria, come da progettazione esecutiva pagata quasi 5 milioni di euro con fondi del bilancio comunale. Poi opponendosi (con azioni in strada) al trasferimento di parte degli uffici giudiziari (lavoro e penale) in altri edifici a Modugno (e chiedendo il riuso di immobili dismessi dello Stato nel centro cittadino). Ora contrastando (con note ufficiali al ministero) l'insana idea del sindaco di costruire un nuovo palazzo di giustizia a Carrassi (zona casermette), cosi svuotando il quartiere Libertà di un presidio di legalità! Un impegno serio, una priorità del centrodestra, su una questione importantissima che investe un tassello importante della convivenza civile e della sicurezza urbana: l'agibilità, funzionalità ed efficienza degli uffici giudiziari penali e civili cittadini. Le "case" della giustizia e i luoghi di lavoro di tanti giudici, personale di supporto, avvocati e consulenti, che stanno letteralmente cadendo a pezzi, nella colposa indifferenza del Governo (cui è deputata la manutenzione); e nella colposa inefficacia d'azione del sindaco (nel cui territorio gli uffici si trovano). A fronte di tutto questo, se si offende l'interlocutore e ci si sottrae al dibattito politico nei luoghi istituzionali, il minimo è prendersi un: "T'ia da la morte"».
«"T'ia fa mri", " T'ia da la morte" è una tipica espressione barese che, per quanto a mia conoscenza, in determinati contesti significa ti darò filo da torcere; ti incalzerò; non te la farò passare liscia. Bene, è esattamente questo il senso che si voleva dare e si è dato al questa frase da me veemente rivolta al presidente - protempore - del consiglio comunale di Bari; infatti ho aggiunto subito dopo che le prossime sedute li avremmo fatti stare fino all'alba con l'ostruzionismo e subissandoli di richieste ed emendamenti alle varie proposte di delibera. Era quindi ovviamente (non essendo io un criminale/omicida/pluripregiudicato) un "ti devo dare la morte politica, ti farò vedere i sorci verdi" il significato dell'affermazione rivolta in quei concitati momenti d'aula. Sicché, del tutto strumentale, puerile e profondamente scorretto è quindi il tentativo del sindaco - protempore - e del presidente del consiglio comunale -anch'egli protempore e anch'egli del partito democratico- di volermi accusare di aver, invece, voluto minacciare di morte qualcuno. Un tentativo maldestro ed evidentemente posto in essere per screditare agli occhi dell'opinione pubblica un avversario politico e per distogliere l'attenzione dei Cittadini verso la vera questione. Il punto, infatti, è che dopo 4 anni di chiacchiere e di comunicati stampa del sindaco Decaro, il centrodestra barese aveva chiesto un rendiconto in aula consiliare (davanti alla Città) e in seduta monotematica, di cosa si fosse fatto - realmente - per risolvere una grave emergenza cittadina: l'edilizia giudiziaria. Il sindaco, invece di spiegare e ascoltare i suggerimenti del consiglio in tema, ha deciso prima di intervenire (anche) per insultare alcuni consiglieri (Di Paola-Romito-Mangano-il sottoscritto); poi di cedere la parola al capogruppo del partito democratico Bronzini, il quale (ovviamente prendendo esempio dal suo cattivo "maestro") ha prima rincarato la dose degli insulti al sottoscritto con affermazioni del tutto false e non veritiere. Poi fatto sciogliere la seduta chiedendo la verifica del numero legale, senza consentire -di fatto- la rettifica a noi che eravamo stati oggetto di false affermazioni. Con la colposa complicità appunto del presidente Cavone, il quale - ai sensi del regolamento d'aula - doveva, invero, immediatamente consentire a chi si era sentito offeso di replicare, nel frattempo che si compiva il procedimento di verifica del numero legale. Da qui il trambusto e l'espressione certamente forte pronunziata in un contesto di accesa discussione e di lesione della possibilità di difesa di un consigliere comunale, pochi secondi prima platealmente e gravemente oggetto di false ricostruzioni da parte di un "collega"! La vera questione quindi è che il sindaco Decaro ha inteso sottrarsi al confronto (proprio andandosene con i suoi consiglieri) sulla questione dell'edilizia giudiziaria della Città di Bari, sulla quale -vorrei ricordare- da anni i consiglieri comunali baresi di centrodestra si stanno ferocemente battendo per dare delle soluzioni. Prima chiedendo (in aula consiliare con mozioni e ordini del giorno) che si costruisca il secondo di palazzo di giustizia di corso della Carboneria, come da progettazione esecutiva pagata quasi 5 milioni di euro con fondi del bilancio comunale. Poi opponendosi (con azioni in strada) al trasferimento di parte degli uffici giudiziari (lavoro e penale) in altri edifici a Modugno (e chiedendo il riuso di immobili dismessi dello Stato nel centro cittadino). Ora contrastando (con note ufficiali al ministero) l'insana idea del sindaco di costruire un nuovo palazzo di giustizia a Carrassi (zona casermette), cosi svuotando il quartiere Libertà di un presidio di legalità! Un impegno serio, una priorità del centrodestra, su una questione importantissima che investe un tassello importante della convivenza civile e della sicurezza urbana: l'agibilità, funzionalità ed efficienza degli uffici giudiziari penali e civili cittadini. Le "case" della giustizia e i luoghi di lavoro di tanti giudici, personale di supporto, avvocati e consulenti, che stanno letteralmente cadendo a pezzi, nella colposa indifferenza del Governo (cui è deputata la manutenzione); e nella colposa inefficacia d'azione del sindaco (nel cui territorio gli uffici si trovano). A fronte di tutto questo, se si offende l'interlocutore e ci si sottrae al dibattito politico nei luoghi istituzionali, il minimo è prendersi un: "T'ia da la morte"».