giovanni cornacchini
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Calcio

Verso Igea Virtus-Bari, Cornacchini: «Sarà la prima vera sfida da Serie D»

Il mister alla vigilia: «Brienza? Probabilità alte di vederlo in campo. Con la conoscenza miglioreremo»

«Sarà la prima vera partita da serie D, su un campo complicato contro una squadra giovane ma molto aggressiva». Ha le idee chiare il mister Giovanni Cornacchini alla vigilia della trasferta di Barcellona Pozzo di Gotto, dove il Bari sarà ospite dell'Igea Virtus. «Ho visto qualche filmato, l'ambiente è caldo - spiega l'allenatore biancorosso. Non sarà una bellissima partita; dobbiamo avere l'approccio giusto. Il nostro atteggiamento non deve cambiare: nonostante i calciatori di categoria superiore dobbiamo avere una mentalità da Serie D. Io ho vissuto queste situazioni, ho affrontato squadre forti da sfavorito; i calciatori erano già carichi e la preparazione era facile. Ai calciatori devo inculcare la mentalità battagliera».

Sarà, quindi, una sfida probante per il Bari, che dopo le tre agili vittorie, in trasferta col Messina e in casa contro Sancataldese e Cittanovese, si troverà a fare i conti con una gara esterna in pieno stile Serie D, con un campo dalle dimensioni ridotte. «Rispettiamo una squadra che ho visto giocare ed è molto aggressiva, anche se aspetta nella sua metà campo, non ti vengono a prendere alti - spiega Cornacchini. Calciano la palla lunga per il centravanti che è molto alto. Si tratta comunque di una squadra molto giovane; i loro over sono tutti '96 e '97. Dobbiamo tenere botta, rischiare poco e sfruttare gli episodi; ci toccherà essere pazienti perché col tempo la qualità viene fuori. La squadra si conosce da molto poco e giocare insieme aiuta a migliorare il palleggio e a superare i primi minuti. È tutta una questione di conoscenza e di tempo».

La ricetta di Cornacchini è semplice, e queste gare riservano un grande potere didascalico per il suo Bari. «Queste partite sono passaggi fondamentali; il Bari non deve avere paura di nessuno e non deve aver paura di essere la più forte - spiega il tecnico. Non deve subentrare la presunzione, ma dobbiamo avere l'umiltà di lavorare con la testa giusta. La mentalità vincente la crei allenandoti a cento all'ora. Facendo così alla fine vincere diventa la normalità. Per me è una occasione importante, a prescindere dal futuro. Non vedo l'ora di arrivare al campo; vorrei che anche i ragazzi avessero questa mentalità».

Sui singoli, invece, Cornacchini rimane molto abbottonato: «Floriano sta discretamente; lo portiamo ma spero di non doverlo utilizzare. Brienza sta bene, è importante come tanti altri o forse un po' di più. Devo fare delle scelte; vedremo. Le probabilità di vedere Franco titolare sono alte. I tre a centrocampo ci sono sempre, davanti si può giocare a tre o con il trequartista. Ho giocatori che possono fare tutto; vediamo l'andamento della partita. Ci sono ancora due o tre situazioni su cui ragionare bene. Langella è più aggressivo e meno corsa, Piovanello è più molle come impatto nella partita ma ha tanta corsa. Dietro sono fortunato ad avere due calciatori di quella categoria; Di Cesare e Mattera sono di categoria superiore, anche se hanno caratteristiche simili. Cacioli, invece, è più abituato ad affrontare queste realtà. L'abbondanza non è mai un problema; i calciatori fanno la differenza nel bene e nel male».

Tanti attaccanti in rosa per Cornacchini, che ha solo l'imbarazzo della scelta. Ecco, perché, non esiste nessun caso Pozzebon: «Io ho fatto l'attaccante e so come funziona questo ruolo. Il pensiero di arrivare a casa senza aver fatto goal deve esserci sempre, senza però che diventi una ossessione. L'obiettivo principale è lavorare per la squadra; poi il goal se ce l'hai lo fai. Pozzebon l'ho conosciuto meglio in questo mese, ha ottime qualità e ci servirà tanto. Non mi sembra che sia preoccupato: vorrebbe giocare sempre e fare goal come tutti. Non lo vedo preoccupato, lavora bene come tutti; è solo questione di tempo. La squadra può migliorare tantissimo dal punto di vista del gioco; i sincronismi con il tempo e il lavoro verranno fuori. Questo non vuol dire vincere a tutti i costi, ma solo crescere».
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